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  • Mercoledì 10 maggio 2023

Arriva l’adunata degli alpini a Udine

Dopo le segnalazioni di molestie degli scorsi anni l'associazione che la organizza ha lavorato a un progetto contro la violenza sulle donne, ma i movimenti femministi sono scettici e in allarme

Gli alpini a Milano, 12 maggio 2019 (ANSA/FLAVIO LO SCALZO)
Gli alpini a Milano, 12 maggio 2019 (ANSA/FLAVIO LO SCALZO)
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Da giovedì 11 a domenica 14 maggio a Udine, in Friuli Venezia Giulia, ci sarà l’adunata nazionale degli alpini, arrivata alla sua novantaquattresima edizione. In città si prevede l’arrivo di 450 mila persone e saranno 90 mila gli alpini che parteciperanno alla sfilata finale. Dopo quanto accaduto negli anni passati, e in particolare a Rimini nel 2022, quando furono centinaia le segnalazioni di molestie e abusi, l’associazione che organizza le adunate ha pubblicato un manifesto e un manuale di comportamento contro le molestie. I movimenti femministi si chiedono però quale formazione sia stata realmente fatta sulla questione.

Gli alpini sono le truppe da montagna dell’esercito italiano. Vennero costituiti nell’ottobre del 1872 per proteggere, almeno all’inizio, i confini montani settentrionali dell’Italia. L’associazione nazionale alpini che ogni anno organizza l’adunata (ANA) nacque alla fine della Prima guerra mondiale (l’8 luglio del 1919) da un gruppo di reduci che si incontrarono alla Birreria Spatenbräu di via Foscolo, a Milano.

La prima adunata nazionale venne organizzata nel settembre del 1920 sul monte Ortigara, in provincia di Vicenza, dove nel 1917 si era svolta una battaglia in cui erano morti migliaia di soldati. Alla prima adunata ne seguirono altre: gli incontri vennero interrotti per sette anni durante la Seconda guerra mondiale, e nell’ottobre del 1948 ricominciarono da Bassano del Grappa, in Veneto. Dopo la sosta del 1950, anno del Giubileo, ripresero senza più sospensioni, con l’eccezione degli anni della pandemia.

Ogni adunata nazionale – un grande raduno di soldati, ex soldati, simpatizzanti e volontari – ha un suo motto scelto dal consiglio direttivo nazionale, che diventa il tema della manifestazione e degli eventi dell’associazione durante tutto l’anno. La città dell’adunata viene scelta dall’associazione nazionale tra quelle che si sono candidate e quest’anno si è deciso per Udine, che è stata preferita a Brescia, Matera e Alessandria. Il motto dell’adunata del 2023 è “Alpini, la più bella famiglia”. Durerà quattro giorni durante i quali ci saranno vari momenti rituali: alzabandiera, deposizioni di corone ai caduti, lancio di paracadutisti, sfilate, concerti con cori e fanfare, e la sfilata finale.

Al di là dei momenti formali, alle adunate partecipano decine di migliaia di uomini specialmente di età avanzata e anche per questo sono spesso caratterizzate da un forte spirito maschilista e sessista, incentivato e tollerato da dinamiche di branco che si concretizzano in approcci non richiesti, molestie verbali e abusi fisici nei confronti di ragazze e donne, giovani e meno giovani. L’ultima adunata nazionale si è svolta l’anno scorso a Rimini e se ne era parlato parecchio proprio per questo motivo.

I movimenti femministi avevano raccolto oltre cento segnalazioni di molestie e abusi durante quella adunata. Ma quanto successo a Rimini non era comunque una novità. Diverse adunate precedenti erano finite sulle pagine dei giornali per gli stessi motivi: in un caso, a Trento nel 2018, i dirigenti dell’ANA avevano inizialmente smentito le parole delle donne che avevano raccontato le molestie subite e avevano minacciato di querelare il movimento femminista che le aveva portate all’attenzione pubblica, Non Una di Meno (che nel frattempo, insieme ad altri collettivi tra cui Autodifesa Transfemminista, ha creato il sito “oltre l’adunata” in cui c’è un archivio delle testimonianze delle donne che a Rimini avevano subìto violenza).

Dopo il moltiplicarsi delle testimonianze, l’ANA aveva deciso di pubblicare un comunicato in cui esprimeva solidarietà alle donne molestate durante il raduno e in cui l’associazione stessa si dissociava «da simili comportamenti».

Dopo i fatti di Rimini del 2022 l’ANA aveva diffuso un comunicato stampa molto più ambiguo rispetto a quello di Trento del 2018, in cui aveva ipotizzato che le molestie fossero state compiute non da veri alpini, ma da persone che si erano finte tali comprando e indossando un loro cappello. Parlando di «episodi di maleducazione», l’ANA aveva poi spiegato che sono «fisiologici» quando «si concentrano in una sola località centinaia di migliaia di persone per festeggiare» e che comunque non erano state presentate denunce formali. I movimenti femministi, così come alcune esponenti politiche, avevano replicato che non è necessaria una denuncia alle autorità perché quanto segnalato sia reale, e che comunque non è facile denunciare le violenze subite. Una denuncia formale legata all’adunata di Rimini, contro ignoti, era stata comunque presentata, e successivamente archiviata.

Dopo Rimini sul sito dell’ANA è stato aggiornato il decalogo dell’adunata, con le regole di comportamento che dovrebbe rispettare chiunque decida di partecipare. I “comandamenti”, come vengono chiamati, sono dieci: il labaro, cioè l’insegna militare, deve essere salutato da tutti; durante la sfilata va tenuto il passo scandito dalle fanfare; non si possono portare “trabiccoli”, cioè veicoli addobbati in modo strano e spesso con damigiane di vino, molto presenti in realtà anche alle adunate più recenti; e i famosi cappelli con la penna vanno rispettati e non decorati in modo eccessivo e ridicolo. Poi c’è una serie di norme di comportamento:

(…) L’occasione festosa non autorizza nessuno a comportamenti fastidiosi né tantomeno aggressivi, che, al di là delle conseguenze penali personali, possono comportare l’espulsione dall’ANA.

I brindisi augurali sono una nostra caratteristica festosa storicamente apprezzata da tutti: ma non è tollerabile alcun episodio di sguaiata ubriachezza, ancor più se molesta e lesiva della libertà altrui.

(…) Le molestie verbali, a qualunque persona, non sono “complimenti non graditi” e neppure atti di “goliardia”. Apprezzamenti di natura sessuale rivolti in modo esplicito, volgare e talvolta con toni che possono suonare minacciosi, specie ad una donna, non sono tollerabili. Se assistete ad episodi del genere fatevi parte diligente e richiamate i responsabili a comportamenti civili.

Lo scorso marzo, inoltre, e proprio a Rimini, l’ANA ha presentato un “Manifesto culturale #controlemolestie” che fissa una serie di princìpi e un “Manuale di consapevolezza” che contiene indicazioni pratiche «per un corretto approccio al tema». Nei comunicati che ne danno notizia, l’ANA ha insistito molto sul fatto che questi materiali sono stati preparati da donne e in collaborazione con «movimenti femminili».

Non Una di Meno ha però criticato il fatto che l’ANA abbia cercato di «ripulire» la propria «immagine pubblicando un manifesto ed un manuale di consapevolezza contro le molestie, scritto da due donne. Ancora una volta alle donne spetta il compito di dover educare gli uomini indorando la pillola». Nel manuale degli alpini si definiscono le molestie come «apprezzamenti di natura sessuale» o si dice che «non sempre le molestie sono intenzionalmente intimidatorie o violente»: il movimento ha quindi deciso di riscriverlo per «ribaltare la retorica» che lo caratterizza, cioè quella «delle povere donne da proteggere, delle donne che non si toccano neanche con un fiore».

In questi ultimi giorni la questione del pericolo di molestie all’adunata di Udine è stata al centro di una nuova discussione. Sui giornali locali si è parlato di alcuni messaggi telefonici che stanno circolando tra gli alpini, e in cui si invitano i partecipanti a “stare attenti alle provocazioni”: «Attenzione, mandano donne a provocare e farsi toccare per poi denunciare, non cedete alle provocazioni. Avranno complici che filmeranno per avere prove delle molestie». Marco Piovesan, presidente della sezione alpini di Treviso, ha spiegato che questi messaggi girano in chat «non ufficiali» e che sono «più che altro inviti fatti a titolo personale da un alpino all’altro, semplici raccomandazioni a stare attenti».

I movimenti femministi hanno replicato anche a queste notizie e a queste spiegazioni ponendo dubbi sul progetto contro la violenza sulle donne voluto dagli alpini e sui suoi risultati, visto il tenore dei messaggi pubblicati: «Ci chiediamo che tipo di formazione abbiano fatto gli alpini nel loro tanto sbandierato progetto contro la violenza sulle donne (…) e se l’Associazione nazionale alpini si prenda mai delle responsabilità, dato che le violenze erano “colpa di infiltrati che hanno comprato un cappello da alpino” o semplici “goliardate”, e queste chat solo “messaggi che gli alpini si scambiano tra di loro”, ma nulla di ufficiale».

A sua volta l’associazione femminista Se Non Ora Quando ha invitato le persone a tenere sempre a portata di mano un telefono nei giorni dell’adunata: «Al primo segnale di comportamenti scorretti e limiti superati, possiamo registrare un video e chiamare le forze dell’ordine. Ci auguriamo che questi allarmi siano un deterrente sufficiente».