In Italia non c’è mai stato così tanto gas

Gli stoccaggi sono stati quasi riempiti e la dipendenza dalla Russia è diminuita soprattutto grazie a un calo dei consumi durante l'inverno

gas
(KWON JUNHO/Unsplash)
Caricamento player

Alla fine di aprile gli stoccaggi di gas in Italia, ovvero i vecchi giacimenti esauriti che ora fungono da “deposito”, hanno raggiunto il 66 per cento di riempimento, pari a 11 miliardi di metri cubi di gas. È un livello superiore alla media registrata nei paesi dell’Unione Europea, pari al 60 per cento, e soprattutto il più alto mai raggiunto nel nostro paese. Livelli di stoccaggio simili non sono «mai stati registrati nella nostra storia e riempirli sarà più facile rispetto al 2022», ha detto Paolo Gallo, amministratore di Italgas, una delle più grandi aziende che gestiscono e distribuiscono il gas in Italia.

La consistente riserva di gas accumulata dall’Italia è una buona notizia. Prima dell’inizio della stagione invernale, infatti, tutti i paesi europei temevano di non avere abbastanza gas per affrontare l’inverno e sostenere la consistente domanda di energia dovuta alla ripresa economica dopo la pandemia. La mancanza di gas era dovuta alle conseguenze dell’invasione russa in Ucraina.

Fino all’inizio del 2022 circa il 40 per cento delle forniture europee di gas era assicurato dai giacimenti russi. Poi, con l’inizio della guerra, i governi dell’Unione Europea hanno cercato di sostituire il più possibile il gas importato dalla Russia con quello di altri fornitori, in modo da ridurre la dipendenza energetica da un paese ostile e inaffidabile. Il governo russo aveva utilizzato il gas come arma di ricatto già nei mesi precedenti all’invasione: i flussi verso i paesi europei erano stati ridotti senza troppe spiegazioni e i prezzi erano saliti in modo notevole.

I paesi europei, Italia compresa, hanno quindi rafforzato gli accordi con partner economici come l’Algeria e la Norvegia, che già utilizzavano gasdotti per esportare il gas in Europa. Inoltre è stato acquistato molto più GNL, il gas naturale liquefatto che può essere trasportato via nave e immesso nella rete nazionale dopo un processo di rigassificazione. Il GNL è stato acquistato soprattutto dagli Stati Uniti.

– Leggi anche: Cos’è un rigassificatore

Oltre alla diversificazione delle forniture, sostenuta con forza dal governo di Mario Draghi, l’Italia si è impegnata a ridurre il consumo di gas almeno attraverso una serie di regole. Lo stesso hanno fatto gli altri paesi dell’Unione Europea che hanno firmato un impegno per ridurre del 15 per cento il consumo di gas almeno fino al marzo del 2023. L’obiettivo dell’accordo era evitare di arrivare alla stagione invernale con scorte di gas non sufficienti. Molti governi hanno deciso di illuminare di meno le attrazioni turistiche di notte e di ridurre le temperature negli uffici pubblici. Ma le misure più efficaci sono state le limitazioni imposte alla popolazione, per esempio ritardando l’accensione del riscaldamento e riducendo la temperatura massima nelle abitazioni.

Nel frattempo si è cercato di riempire il più possibile gli stoccaggi di gas. In Italia sono operativi 13 punti di stoccaggio di gas e queste riserve hanno un ruolo chiave per la sicurezza energetica, perché consentono di bilanciare il mercato tra domanda e offerta. Il ricorso agli stoccaggi in tempi normali serve per attingere alla materia prima che è stata pagata meno rispetto ai prezzi correnti di mercato, soprattutto durante i picchi di consumo dell’inverno, quando le quotazioni tendono a essere più alte.

La strategia italiana ha funzionato. Secondo i dati del ministero dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, da gennaio ad aprile il consumo di gas in Italia è stato di 20,5 miliardi di metri cubi, il 19,4 per cento in meno rispetto allo stesso periodo del 2022. Il calo rispetto allo scorso anno è stato del 22,4 per cento a gennaio, dell’8,5 per cento a febbraio e del 26,2 per cento a marzo. La riduzione si spiega in parte con le limitazioni, ma soprattutto con le temperature miti registrate durante la maggior parte dell’inverno.

La dipendenza dalla Russia è diminuita in modo significativo. Nei primi tre mesi del 2023 è stato importato il 73,6 per cento di gas in meno rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, mentre in tutto il 2022 il calo è stato del 51 per cento rispetto al 2021. Sono aumentate le forniture dall’Algeria, il primo paese da cui l’Italia importa il gas, ma anche dall’Azerbaijan attraverso il gasdotto TAP, dai Paesi Bassi e dalla Norvegia, oltre al GNL arrivato ai rigassificatori. Nonostante il calo del gas importato, l’esborso nei confronti della Russia è aumentato a causa della crescita dei prezzi: nel 2022 il gas russo è stato pagato 13 miliardi di euro, tre in più rispetto al 2021.

Secondo le previsioni dell’ISPI, l’Istituto per gli studi di politica internazionale, l’Italia riuscirà a riempire tranquillamente gli stoccaggi di gas fino al 90 per cento entro il prossimo primo novembre. Analizzando l’andamento dei consumi e delle forniture, l’ISPI stima che l’Italia potrà avere almeno 36 miliardi di metri cubi di gas nei prossimi mesi, in parte da consumare e in parte da conservare. Alle forniture già attive se ne aggiungerà un’altra, cioè il rigassificatore di Piombino, che entrerà in funzione entro la fine di maggio. A fronte di una capacità annua di importazione di 5 miliardi di metri cubi di GNL, l’ISPI stima che il rigassificatore potrà immettere nella rete 1,7 miliardi di metri cubi di gas entro l’inizio della stagione invernale.