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  • Venerdì 5 maggio 2023

Il capo del gruppo Wagner contro il governo russo, di nuovo

Yevgeny Prigozhin dice che ritirerà i mercenari dalla città ucraina di Bakhmut, sostenendo di non ricevere abbastanza munizioni

Il capo del gruppo Wagner, Yevgeny Prigozhin, in un video pubblicato giovedì
Il capo del gruppo Wagner, Yevgeny Prigozhin, in un video pubblicato giovedì
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Venerdì mattina Yevgeny Prigozhin, fondatore e capo del gruppo di mercenari russi Wagner, ha detto in un video pubblicato su Telegram che i suoi uomini si ritireranno da Bakhmut, città dell’Ucraina dell’est che da settimane la Russia sta cercando di conquistare subendo enormi perdite. Prigozhin ha giustificato la decisione sostenendo che il suo gruppo non avrebbe abbastanza armi e munizioni per continuare a combattere, e ha incolpato in maniera molto aggressiva il governo russo.

Prigozhin ha detto che il ritiro del gruppo Wagner avverrà il 10 maggio per rispetto delle celebrazioni del 9 maggio per il Giorno della Vittoria, la festa nazionale russa in cui si ricorda la resa dei nazisti del 1945. Non si sa ancora se effettivamente Prigozhin darà seguito alle sue minacce: l’annuncio potrebbe essere anche un tentativo di ottenere concessioni dal governo russo.

L’annuncio tuttavia è stato molto ripreso e commentato, per due ragioni. Anzitutto perché le operazioni militari a Bakhmut sono gestite quasi interamente dal gruppo Wagner e il ritiro dei mercenari potrebbe compromettere seriamente le aspirazioni della Russia a conquistare la città. E poi perché non è così abituale che il regime di Putin venga criticato pubblicamente da qualcuno che gli è alleato, come Prigozhin e il gruppo Wagner, anche se in passato lo stesso Prigozhin aveva già usato parole molto dure soprattutto contro il ministero della Difesa russo: mai prima però con questa intensità.

A Bakhmut, una piccola cittadina ormai semidistrutta dell’oriente ucraino, sia l’esercito russo (assieme al gruppo Wagner, che costituisce gran parte delle forze russe dell’area) sia quello ucraino si stanno affrontando da mesi con enormi perdite, in una battaglia che pur non avendo un grosso valore militare ha ormai assunto per entrambe le parti un profondo significato simbolico.

Nella notte tra giovedì e venerdì Prigozhin aveva pubblicato un altro video in cui aveva criticato il ministero della Difesa e i vertici dell’esercito russo.

In questo primo video si vedeva Prigozhin in un campo davanti a quelli che aveva sostenuto fossero decine di cadaveri di mercenari uccisi a Bakhmut. Urlando contro la telecamera si era rivolto a Sergei Shoigu, ministro della Difesa russo, e a Valeri Gerasimov, comandante delle operazioni russe in Ucraina: «Questi sono i ragazzi che sono morti oggi. Il sangue è ancora fresco», aveva detto Prigozhin indicando i cadaveri intorno a lui. «Sono venuti qui come volontari e stanno morendo in modo da potervi far ingrassare nei vostri uffici. […] Shoigu! Gerasimov! Dove cazzo sono le munizioni?».

Nel messaggio di venerdì mattina in cui ha annunciato il ritiro da Bakhmut, Prigozhin ha continuato a criticare l’esercito russo, accusando i suoi capi di essere “gelosi” dei successi del gruppo Wagner, motivo per cui nelle ultime settimane non avrebbero mandato nuovi carichi di munizioni al gruppo.

Al momento non ci sono stati commenti ufficiali da parte del governo russo alle parole di Prigozhin, che comunque vanno prese con una certa cautela. Prigozhin è noto infatti per fare esternazioni a cui poi non dà seguito: una settimana fa, per esempio, aveva detto che i suoi uomini avrebbero sospeso i combattimenti a Bakhmut per permettere alle forze ucraine di mostrare ai giornalisti statunitensi la città; il giorno dopo aveva però ritrattato le sue dichiarazioni, dicendo che erano uno “scherzo”.

– Leggi anche: “Mercenari” o “contractor”?

Il gruppo Wagner è una PMC (Private Military Company) composta soprattutto da ex militari, ex poliziotti ed ex agenti di sicurezza russi. Esiste da una decina d’anni: sarebbe un gruppo privato di mercenari, ma nei fatti è sempre stato piuttosto vicino al presidente Vladimir Putin, che lo ha usato in più occasioni come strumento della propria strategia militare. Negli ultimi anni ha combattuto diverse guerre dove la Russia aveva interesse a intervenire, in paesi africani e mediorientali come Libia, Mali, Repubblica Centrafricana e Siria.