• Mondo
  • Venerdì 14 aprile 2023

A cosa serve la battaglia di Bakhmut?

Russi e ucraini si ostinano a combattere nella cittadina nel Donbass affrontando enormi perdite, e le ragioni sono solo in parte militari

Un medico militare ucraino in trincea attorno a Bakhmut (John Moore/Getty Images)
Un medico militare ucraino in trincea attorno a Bakhmut (John Moore/Getty Images)
Caricamento player

Da oltre otto mesi mesi va avanti la battaglia per la cittadina ucraina di Bakhmut, diventata una delle più lunghe e sanguinose di tutta la guerra tra Russia e Ucraina. I soldati si stanno scontrando duramente casa per casa, facendo uso di enormi quantità di missili e munizioni: i russi stanno lentamente avanzando, ma di pochi metri al giorno e a costo di perdite eccezionali. In questi mesi decine di migliaia di soldati sono morti da entrambe le parti – con le perdite più gravi da parte russa – e moltissimi altri sono stati feriti e mutilati. Tanto dal governo ucraino quanto da quello russo Bakhmut è definita come una battaglia imprescindibile, da cui potrebbe dipendere il destino delle prossime operazioni militari.

Al tempo stesso Bakhmut è una cittadina molto piccola e priva di un grande valore militare, geografico o strategico. I due eserciti si stanno ostinando – i russi per cercare di conquistarla a ogni costo e gli ucraini nella sua difesa a oltranza – per ragioni in parte politiche, in parte di prestigio militare e in parte per tattiche belliche che poco hanno a che vedere con la cittadina in sé. Per questo, la decisione del comando militare ucraino di ostinarsi nella difesa di Bakhmut, anziché mettere in atto una ritirata strategica come già avvenuto in altre occasioni, è vista con un certo scetticismo dai governi alleati occidentali, che temono che l’Ucraina a Bakhmut stia sprecando soldati e mezzi senza ottenere particolari vantaggi.

Bakhmut è una piccola cittadina nella regione del Donbass, a est dell’Ucraina, che prima dell’invasione russa aveva circa 70 mila abitanti. I combattimenti nei suoi dintorni sono cominciati nell’agosto del 2022, quando l’esercito russo raggiunse l’area a est dopo aver occupato un altro piccolo centro, Popasna, da cui gli ucraini si erano ritirati. Da allora, la guerriglia urbana in città non ha fatto che diventare via via più violenta, con i russi che hanno inviato ondate da decine di migliaia di soldati – spesso giovani coscritti oppure criminali fatti uscire dalle prigioni con la promessa di uno sconto di pena – a combattere strada per strada, e gli ucraini che sono rimasti a difendere una città ormai ridotta in macerie, anziché ritirarsi come avevano fatto in altre circostanze.

Una veduta aerea di Bakhmut a fine marzo (AP Photo/Libkos, File)

In otto mesi, la Russia è riuscita ad avanzare a ritmi molto lenti, pochi metri al giorno, e sopportando costi umani elevatissimi, ma ormai sembra molto vicina a conquistarla: la cittadina è quasi completamente accerchiata. Una parte consistente dei combattimenti è stata sostenuta dal gruppo di mercenari Wagner, che combatte assieme alle forze russe e ha impiegato migliaia di persone prese dalle carceri russe.

Secondo vari giornalisti che hanno visitato Bakhmut negli ultimi giorni, l’esercito ucraino controlla ancora all’incirca il 25 per cento del centro abitato, e soprattutto una strada che porta fuori città e si ricollega all’ovest e al resto delle linee ucraine. La strada è fortemente difesa ed è essenziale che non sia occupata dai russi, perché è l’unico collegamento rimasto agli ucraini con il resto del loro esercito, ed è l’unica via sicura per un eventuale ritiro. Se i russi dovessero riuscire a conquistare quell’unica strada, i soldati ucraini a Bakhmut rimarrebbero completamente accerchiati.

Vista la tenacia della resistenza ucraina, però, non è ancora chiaro quando Bakhmut cadrà definitivamente. Da settimane ormai sia l’esercito russo sia il capo del gruppo Wagner, Yevgeny Prigozhin, fanno periodicamente annunci sul fatto che Bakhmut è stata conquistata, per poi essere smentiti.

La battaglia di Bakhmut si sta combattendo a livelli di violenza eccezionali, provocati in parte dallo stile del combattimento – la guerriglia urbana, che è per forza di cose un tipo di scontro ravvicinato, in cui le due parti entrano a contatto di frequente – e in parte dal fatto che né russi né ucraini sembrano disposti a cedere. Le perdite sono altissime e le scene di guerra sono estremamente cruente. Un ufficiale ucraino ha raccontato al New York Times che di recente i russi hanno usato il cannone di un carro armato per fare un grosso buco in un condominio residenziale che ospitava soldati ucraini, e che i soldati russi sono poi entrati dal buco per combattere con gli ucraini piano per piano, appartamento per appartamento. A quel punto gli ucraini hanno deciso di riempire il condominio di esplosivo, uscire rapidamente e far esplodere tutto, mentre i russi erano ancora dentro.

Il problema è che anche Bakhmut, dal punto di vista meramente militare, non ha un gran valore. Si trova sulla strada che porta alle più importanti città ucraine di Sloviansk e Kramatorsk, e dunque è un passaggio obbligato se l’esercito russo vuole avanzare, ma a parte questo non ci sono particolari ragioni per cui la sua conquista sarebbe più importante di quella di un’altra cittadina vicina. Non è vicina a un grande fiume che possa costituire una linea di difesa naturale (è attraversata dal Bakhmuta, un piccolo fiume che è già stato attraversato dai russi), né controlla un importante snodo logistico, come invece succede ad altre città della regione.

A gennaio John Kirby, il portavoce del Consiglio per la sicurezza nazionale degli Stati Uniti, sosteneva che se anche gli ucraini perdessero Bakhmut «non ci sarebbe un impatto strategico sulla guerra».

Eppure il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha detto in più di un’occasione che l’Ucraina non intende ritirarsi dalla «fortezza Bakhmut», e ha definito eroica la difesa della cittadina. Durante la sua visita di dicembre al Congresso degli Stati Uniti, Zelensky ha portato in dono una bandiera ucraina firmata dai soldati che stanno difendendo il fronte proprio a Bakhmut, facendo della città un simbolo internazionale. Dall’altro lato, la propaganda russa ha presentato la battaglia di Bakhmut come un momento di svolta della guerra, paragonandola perfino alla celebre battaglia di Stalingrado della Seconda guerra mondiale.

Zelensky al Congresso americano con la bandiera firmata dai combattenti di Bakhmut (AP Photo/Jacquelyn Martin, File)

Le ragioni per cui sia russi sia ucraini si ostinano a Bakhmut sono differenti.

Per la Russia la questione è soprattutto politica e di prestigio militare. Da un lato c’è il fatto che l’offensiva invernale dell’esercito russo è di fatto fallita: negli ultimi mesi le conquiste militari sono state pochissime, e riuscire a occupare Bakhmut darebbe alla Russia la possibilità di rivendicare almeno una vittoria. È anche probabile che il comando militare russo speri che, una volta conquistata Bakhmut e posto fine alla guerriglia urbana, per l’esercito sarà più facile eliminare le difese ucraine in aperta campagna e dilagare nel resto della regione. Gli esperti militari sono però scettici su questa possibilità.

All’ostinazione russa su Bakhmut contribuisce anche Yevgeny Prigozhin, il capo del gruppo Wagner, che spera di ottenere una vittoria personale da poter usare per aumentare il proprio prestigio e la propria influenza all’interno della politica russa.

Le ragioni per cui l’esercito ucraino si ostina a Bakhmut hanno anche in questo caso a che vedere con il prestigio e l’orgoglio (alla cittadina è stata attribuita troppa importanza simbolica per potervi rinunciare), ma anche elementi più concreti. Negli scorsi mesi, l’esercito ucraino ha usato Bakhmut per mettere in atto una strategia di logoramento contro l’esercito russo: usare il contesto della guerriglia urbana, in cui la superiorità dell’artiglieria russa è meno determinante, per cercare di fiaccare il più possibile le forze avversarie.

Per alcuni mesi questa strategia ha funzionato, anche perché la Russia ha continuato a mandare a Bakhmut reclute inesperte o ex detenuti male armati, che sono stati in gran parte eliminati. Le forze ucraine hanno subìto molte perdite, ma nel complesso l’esercito più danneggiato era quello russo, almeno secondo le stime della maggior parte degli analisti. Nelle ultime settimane però le cose si sono fatte più complicate, sia perché ormai agli ucraini rimane soltanto un piccolo angolo di territorio nell’area urbana, sia perché anche le perdite ucraine stanno cominciando a diventare ingenti. A questo punto, sembra che l’Ucraina stia resistendo a Bakhmut soprattutto con l’intento di tenere bloccato il più possibile l’esercito russo e consentire al resto delle forze ucraine di prepararsi a una controffensiva che dovrebbe cominciare a un certo punto in primavera.

Non è chiaro se questa strategia sia la più adatta, o se invece l’Ucraina stia sprecando le sue risorse. Molti esperti di cose militari dicono di essere dubbiosi.

In ogni caso, sembra ormai che la resistenza ucraina a Bakhmut sia agli sgoccioli. Su Repubblica Daniele Raineri, che è stato a Bakhmut negli scorsi giorni, ha scritto: «I militari di Kiev si stanno ritirando e per ora il governo non lo ammette. Hanno già cominciato a spostare fuori dall’assedio una parte delle loro forze attraverso il passaggio verso Ovest sotto il tiro dei russi».