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  • Giovedì 27 aprile 2023

Khartum, distrutta

A due settimane dall'inizio della guerra civile la capitale sudanese cade a pezzi, a causa dei colpi di artiglieria e dei bombardamenti aerei

(EPA/MAXAR TECHNOLOGIES HANDOUT/ SATELLITE IMAGE 2023 MAXAR TECHNOLOGIES via ANSA)
(EPA/MAXAR TECHNOLOGIES HANDOUT/ SATELLITE IMAGE 2023 MAXAR TECHNOLOGIES via ANSA)

Da quasi due settimane in Sudan è in corso una guerra molto violenta tra l’esercito regolare e un gruppo paramilitare noto come Rapid Support Forces (RSF), rispettivamente comandati dal presidente e dal vicepresidente del paese, Fattah al Burhan e Mohamed Hamdan Dagalo. Le violenze sono iniziate e si stanno concentrando soprattutto a Khartum, la capitale, una città divisa da un fiume, poco più piccola di Roma e con circa gli stessi abitanti di Palermo (più o meno 630mila persone, oltre 5 milioni in tutta l’area metropolitana). Ad oggi Khartum è in buona parte distrutta: i bombardamenti hanno demolito o danneggiato edifici governativi, edifici civili, case, negozi e strade, e migliaia di persone sono fuggite.


La guerra in corso è iniziata sabato 15 aprile, quando proprio a Khartum erano cominciati scontri tra i due eserciti, che si erano intensificati rapidamente a causa di esplosioni, colpi di artiglieria, bombardamenti e attacchi aerei estesi ad altre città. A Khartum, il cui centro è in buona parte controllato dalle RSF, l’esercito regolare ha man mano intensificato il numero degli attacchi aerei, e le RSF hanno a loro volta risposto con colpi di artiglieria.

Gli scontri sono iniziati vicino ad alcune importanti infrastrutture nella parte meridionale della città: il palazzo presidenziale, la sede della tv di stato sudanese, quella dell’esercito e poi l’aeroporto, il cui controllo è stato rivendicato fin da subito sia dall’esercito regolare che dalle RSF. Alcune di queste infrastrutture, come l’aeroporto e la sede dell’esercito, sono state in parte distrutte dai bombardamenti: proprio all’aeroporto un aereo della compagnia Saudia, dell’Arabia Saudita, è finito in mezzo agli scontri a fuoco (l’aeroporto è stato ora chiuso).

Sono stati in parte danneggiati anche la sede dei servizi segreti del Sudan, del ministero dell’Istruzione e della Ricerca e del governo, sempre nella parte meridionale della città.

La sede dell’esercito del Sudan danneggiata dai bombardamenti a Khartum (EPA/SATELLITE IMAGE 2023 MAXAR TECHNOLOGIES via ANSA)

Col passare dei giorni i bombardamenti e i colpi di artiglieria hanno danneggiato anche una serie di edifici e infrastrutture civili: complessi residenziali, case, appartamenti, strade e ponti.

I video girati sul posto hanno mostrato colonne di fumo alzarsi dai luoghi bombardati, carri armati per le strade cittadine, aerei da guerra sopra il centro urbano, esplosioni improvvise in aree densamente popolate. Un corrispondente sul campo di Le Monde, che ha descritto Khartum come una «città fantasma», ha scritto che «i proiettili sono caduti in modo apparentemente casuale, squarciando case e facendone saltare i tetti».


Nel frattempo, le strade della città si sono progressivamente riempite di macerie di abitazioni distrutte, carcasse di automobili e veicoli carbonizzati dalle esplosioni, e dei corpi di soldati e civili rimasti uccisi: ad oggi si stima che la guerra in corso abbia provocato la morte di oltre 400 persone, di cui oltre 200 civili, e diverse migliaia di feriti.

Un’abitazione distrutta dai bombardamenti a Khartum (AP Photo/Marwan Ali)

In molte delle case rimaste intatte, i soldati delle RSF sono entrati e hanno saccheggiato e arrestato arbitrariamente molti abitanti, per poi usare le loro abitazioni come centri operativi: ci sono state anche segnalazioni di aggressioni sessuali.

Un edificio residenziale distrutto dai bombardamenti a Khartum (AP Photo/Marwan Ali)

A Khartum, i bombardamenti e i colpi di artiglieria – che sono continuati nonostante le poche tregue concordate e di fatto mai rispettate – hanno provocato anche interruzioni alle forniture di energia elettrica e di acqua. Iniziano a scarseggiare i viveri, e a fronte dei molti civili fuggiti, molti altri non riescono a lasciare la città per via dei combattimenti. Un gruppo di studenti è rimasto bloccato per tre giorni nella sede dell’università, riuscendo poi a fuggire attraverso un buco nel muro.

I bombardamenti hanno infine danneggiato o distrutto una serie di ospedali: Le Monde scrive che dei 59 ospedali di Khartum, 39 non sono più operativi perché privi di elettricità, personale e attrezzature, e 9 sono stati proprio bombardati. È già capitato che civili feriti da proiettili vaganti andassero al pronto soccorso per poi trovarlo chiuso e tornare indietro, sempre nel mezzo dei bombardamenti. L’ONG Medici senza Frontiere scrive che sono proprio i proiettili vaganti (sparati negli scontri a fuoco tra militari) ad aver colpito la maggior parte dei civili, e che molti sono bambini, con fratture e ferite da arma da fuoco nelle gambe, nell’addome e nel petto. Molti di loro hanno bisogno di trasfusioni di sangue.