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  • Mercoledì 26 aprile 2023

A tre mesi dal terremoto, in Turchia c’è ancora un grosso problema di macerie

Sono tantissime e il loro smaltimento sta creando grossi rischi sanitari e ambientali

(AP Photo/Hussein Malla)
(AP Photo/Hussein Malla)

Lo scorso 6 febbraio la Turchia e la Siria sono state colpite da un gravissimo terremoto che ha provocato la morte di quasi 60mila persone: l’Organizzazione mondiale della sanità l’ha definito «il peggior disastro naturale» dell’ultimo secolo in tutta l’area europea. Da allora i soccorsi sono andati avanti senza sosta, ostacolati anche dal freddo e, in Siria, dalla guerra civile. A quasi tre mesi da quel devastante terremoto, oggi uno dei problemi principali riguarda la gestione dell’enorme quantità di macerie, che sta provocando grossi disagi e potenziali rischi sia ambientali che sanitari.

Il terremoto dello scorso febbraio ha provocato il crollo di moltissimi edifici, con interi quartieri collassati al suolo. Decine di migliaia di altri edifici, molto danneggiati dal terremoto, sono attualmente in fase di demolizione. Secondo stime fatte dalle Nazioni Unite, il terremoto ha creato fino a 210 milioni di tonnellate di macerie: sono abbastanza per coprire tutta Washington D.C. o per costruire un cumulo alto quanto il monte Erciyes, un vulcano della regione turca della Cappadocia che svetta per quasi 3mila metri, ha scritto lo Scientific American.

Macerie ad Antiochia, nel sud-est della Turchia (AP Photo/Bernat Armangue)

La gestione dei detriti è una delle questioni più complesse quando si verifica un terremoto. Sempre lo Scientific American ha spiegato che se non pianificata e poi gestita attentamente, con adeguate procedure e protocolli e norme sia per gli operatori che per chi vive nelle aree interessate, la gestione dei detriti può essere molto rischiosa dal punto di vista sanitario e ambientale, con possibili intossicazioni per le persone e contaminazioni di acqua e suolo.

Parte di questi problemi sono da settimane al centro dei disagi e delle proteste di diverse aree colpite dal terremoto dello scorso febbraio. Il Washington Post ha raccontato di Samandag, nel sud della Turchia e molto vicina al confine con la Siria, e di altre aree nella provincia meridionale di Hatay, dove nel complesso sono già state allestite circa 20 discariche di detriti.

A Samandag il traffico dei camion che trasportano macerie è continuo e incessante, con montagne di cemento, calcestruzzo, acciaio, vestiti, coperte, biciclette ed elettrodomestici ammucchiati in vari punti della città (in condizioni normali, per esempio, gli elettrodomestici, come le batterie, sarebbero considerati rifiuti speciali, da trattare separatamente). Al momento macerie e rifiuti vengono accumulati soprattutto in un’enorme discarica vicino al mare, non lontano da una tendopoli di persone che hanno perso la casa nel terremoto e da una riserva ornitologica.

Sia i residenti della zona che alcuni gruppi di attivisti ambientali temono che dai cumuli di macerie e rifiuti possano sollevarsi sostanze tossiche, tra cui ad esempio fibre di amianto. In altri casi si teme che i cumuli di macerie siano pericolanti e troppo vicini alle tendopoli allestite per le persone sfollate. In generale, secondo le persone che hanno già organizzato alcune proteste, la gestione delle macerie sta violando diverse norme sullo smaltimento dei detriti.

Mehmet Emin Birpinar, viceministro turco dell’Ambiente, dell’Urbanizzazione e del Cambiamento climatico, ha detto che le politiche di smaltimento delle macerie e di demolizione adottate dal governo stanno rispettando tutte le norme e che sono state prese precauzioni per mitigare i danni denunciati da residenti e attivisti. Birpinar ha citato il monitoraggio della qualità dell’aria nelle zone interessate, aggiungendo che ad oggi non sono state trovare tracce di amianto, e l’irrigazione irregolare dei cumuli per evitare che si sollevi polvere.

Ma che dai cumuli si sollevi molta polvere è un fatto ampiamente denunciato da diverse persone che abitano in quella zona: nella tendopoli allestita vicino al cumulo di macerie a Samandag i residenti hanno già lamentato bruciori agli occhi, e il gestore di un ristorante di pesce lì vicino ha rinunciato a riaprire proprio per le nubi di polvere in arrivo dalla discarica.

Più in generale, l’amministrazione del presidente in carica Recep Tayyip Erdogan è stata ampiamente criticata sia per la gestione del terremoto che per la poca disponibilità ad ammettere le proprie mancanze al riguardo. Nel corso delle scorse settimane, media e giornalisti che avevano criticato il governo e documentato le conseguenze del terremoto hanno subìto intimidazioni, ricevuto sanzioni e un giornalista che aveva intervistato e filmato le persone che si lamentavano per l’assenza di soccorsi è stato arrestato con l’accusa di diffondere disinformazione.

Le proteste per la gestione delle macerie si sono peraltro aggiunte e unite a quelle per le devastanti conseguenze del terremoto, secondo molti dovute alla mancanza di rispetto di una serie di norme antisismiche nella costruzione degli edifici: proprio con questo tipo di accuse, in Turchia sono attualmente indagate centinaia di persone.

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