I socialisti di Slovacchia e Bulgaria hanno posizioni simili a quelle di Orbán
Fanno parte del Partito dei Socialisti Europei ma da tempo esprimono idee lontane dall'area politica a cui appartengono
In Bulgaria e in Slovacchia i partiti nazionali che ufficialmente si dichiarano di centrosinistra stanno da tempo assumendo posizioni e retoriche lontane dall’area politica a cui formalmente appartengono e che sono invece molto simili a quelle del primo ministro ungherese, di estrema destra, Viktor Orbán. Il Partito Socialista bulgaro (BSP) e lo Smer-SD slovacco fanno parte del Partito dei Socialisti Europei, cioè quello che al Parlamento Europeo raduna i principali partiti europei di centrosinistra: ma questo evidente spostamento su posizioni conservatrici, in corso ormai da qualche anno, non ha provocato particolari reazioni da parte del loro gruppo parlamentare, ha notato di recente Le Monde.
All’inizio di marzo, la presidente del Partito Socialista bulgaro Korneliya Ninova, 54 anni, per la sua campagna elettorale delle elezioni legislative che si sono tenute domenica 2 aprile (e che sono state vinte dal centrodestra) ha pubblicato su Facebook un video in cui mostra un libro di testo di biologia per studenti di dodici anni. Dopo averlo aperto «a pagina 155», dichiara di essere indignata per quello che ci ha trovato. E lo legge: «L’attrazione sessuale generalmente riguarda persone del sesso opposto. Tuttavia, alcuni scoprono di avere una preferenza per le persone del proprio sesso o per le persone di entrambi i sessi». Dopodiché Ninova, commenta: «Cari genitori, smettiamola con l’ideologia gender nelle scuole». È un riferimento a un’espressione piuttosto vaga costruita dalla Chiesa cattolica e usata dall’estrema destra in tutta Europa per opporsi alle lotte e alle teorie dei movimenti femministi e per i diritti delle persone LGBTQ+, e che presuppone, secondo loro, un piano mondiale per “confondere” i bambini e le bambine sulla loro identità sessuale.
Di fronte a quella che, nel libro di testo di biologia, è una semplice descrizione fattuale dell’omosessualità e della bisessualità, Ninova invita a votare per il proprio partito alle elezioni legislative e anche a sostenere il referendum contro “l’ideologia gender” nelle scuole, per difendere «i nostri figli e proteggere i valori cristiani e della famiglia». Il quesito del referendum, voluto proprio dal Partito Socialista bulgaro, è modellato parola per parola su quello organizzato nel 2022 in Ungheria da Viktor Orbán sulla contestata legge che vieta di affrontare temi legati all’omosessualità in contesti pubblici frequentati da minori. Contro la legge ungherese i rappresentanti di 14 paesi membri dell’Unione Europea, tra cui l’Italia, avevano firmato un documento congiunto di condanna, ritenendola discriminatoria, e la Commissione Europea aveva inoltre avviato una procedura d’infrazione contro il governo ungherese.
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In un paese vicino, la Slovacchia, e in tempi meno recenti, c’è un altro video che è diventato molto condiviso e discusso: quello di un politico ufficialmente di centrosinistra, Robert Fico, ex primo ministro e leader del partito socialdemocratico Smer-SD. Il primo maggio del 2022 Fico aveva riunito i suoi sostenitori per un comizio a Nitra. Al microfono il vicepresidente di Smer-SD Ľuboš Blaha aveva più volte gridato e incitato la folla a ripetere l’espressione “puttana americana”, facendo riferimento alla presidente del paese Zuzana Čaputová, avvocata ambientalista di orientamento liberale ed europeista che fa parte del piccolo partito Slovacchia Progressista. Dietro di lui c’era Fico, che parlando subito dopo riprendendo l’espressione di Blaha: «Più una è puttana, più una è cagna, più diventa famosa».
Smer-SD è stato fondato nel 1999 proprio da Robert Fico, prima esponente del Partito della Sinistra Democratica, di orientamento socialista e nato dallo scioglimento, nel 1990, dello storico Partito Comunista di Slovacchia. Anche il Partito Socialista bulgaro è nato negli anni Novanta dal Partito Comunista, e entrambi appartengono al Partito Socialista Europeo (PSE) che al parlamento di Strasburgo è la principale componente del gruppo dell’Alleanza Progressista dei Socialisti e dei Democratici (S&D).
Le Monde spiega che entrambi quei video rappresentano bene la deriva dei partiti che nei due paesi dovrebbero rappresentare il centrosinistra: partiti che fanno ufficialmente parte anche a livello europeo dell’area socialista, ma che possono in realtà ormai essere definiti nazionalisti, populisti, vicini alle posizioni di Orbán in Ungheria e filo-putiniani.
Orbán appoggia apertamente Fico in vista delle elezioni legislative che si terranno in Slovacchia nei prossimi mesi. Stando ai sondaggi lo Smer-SD potrebbe vincere, nonostante i diversi scandali di corruzione che l’hanno coinvolto quando Fico era primo ministro. «Smer-SD è del tutto incompatibile con i valori dei progressisti e anche con quelli dell’Unione Europea. Già negli anni Novanta Fico si è fatto un nome difendendo la pena di morte, eppure è sempre riuscito a presentarsi all’estero come un leader riformatore», ha detto a Le Monde il sociologo slovacco Michal Vasecka.
Fico era stato brevemente sospeso dal PSE nel 2006 quando aveva costruito una coalizione con l’estrema destra per diventare primo ministro. La risoluzione di sospensione faceva riferimento alla dichiarazione del PSE adottata durante il congresso di Berlino del 2001, in cui i partiti membri rifiutavano alleanze e altre forme di cooperazione con partiti politici che fomentavano pregiudizi razziali o etnici e l’odio razziale. Nel 2008 era stato riammesso dopo che lui e il leader del partito di estrema destra con cui si era alleato scrissero in una lettera il loro impegno a rispettare i valori europei, i diritti umani e le minoranze etniche.
Da lì in poi, Fico non ha comunque smesso di fare dichiarazioni controverse o razziste, contro le persone musulmane o paragonando, nel 2022, i soldati tedeschi presenti sul territorio slovacco nell’ambito del rafforzamento del fianco orientale della NATO a quelli della Wehrmacht, l’esercito nazista. Per Vasecka, negli ultimi tempi, Fico e il suo partito hanno assunto posizioni sempre più conservatrici: ad esempio contro i vaccini, sull’invasione russa dell’Ucraina e opponendosi all’invio di armi a quest’ultima.
In modo molto simile sono andate le cose per il partito di Ninova in Bulgaria, partito che ha al suo interno molti politici vicini a Putin che sono stati inclusi dagli Stati Uniti nell’elenco delle persone da sanzionare a causa della loro promozione degli interessi russi, in quel caso nel settore energetico.
Ninova, tra le altre cose, si è fermamente opposta alla ratifica della Convenzione di Istanbul, il primo strumento internazionale giuridicamente vincolante per la prevenzione e il contrasto della violenza contro le donne, sostenendo che la Convenzione stessa promuovesse “l’ideologia gender” e andasse contro un presunto “ordine naturale” garantito dai valori della famiglia tradizionale. Negli ultimi tempi questo spostamento del partito ha portato a diversi allontanamenti volontari e espulsioni: «Il BSP è diventato un partito antieuropeo», ha denunciato all’inizio di febbraio, Petar Vitanov, espulso.
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Ninova «si è schierata con Orbán nella convinzione di poter così conservare il proprio elettorato, per lo più anziano e che vive fuori dalle città. Un elettorato che non è di sinistra, ma che è piuttosto nazionalista», ha spiegato a Le Monde Boriana Dimitrova, direttrice dell’Istituto di sondaggi bulgaro Alpha. A differenza dello Smer-SD slovacco, il BSP è però da tempo in calo nei sondaggi: gli attribuivano meno del 10 per cento dei voti e alle legislative ha ottenuto meno del 9.
Il cambiamento ideologico dei partiti ufficialmente di centrosinistra di Slovacchia e Bulgaria non ha provocato alcuna reale reazione da parte del PSE che tuttavia aveva in passato chiesto e fatto pressione sul Partito Popolare Europeo (PPE) perché espellesse Fidesz, il partito di Orbán (Fidesz alla fine aveva lasciato di propria iniziativa il gruppo dei popolari nel 2021). Il 23 marzo, dopo un incontro della presidenza del PSE, è stato pubblicato un comunicato sulla situazione della Slovacchia in cui, in modo molto cauto, si esprime «preoccupazione» per le posizioni assunte dal leader di Smer-SD: «Tutti i partiti membri del PSE devono essere all’altezza dei valori della famiglia socialdemocratica, vale a dire la democrazia, il rispetto del diritto internazionale e il chiaro sostegno ai valori progressisti».
Al di là di questa dichiarazione, però, il PSE non sembra intenzionato a voler prendere nell’immediato provvedimenti più significativi. A Le Monde, il partito ha ribadito che «tutti i partiti membri devono rispettare i valori della famiglia socialdemocratica» e che «se persistono divergenze in tal senso, dovranno essere presi dei provvedimenti». Resta il fatto, conclude Le Monde, che per il momento gli otto eurodeputati socialisti slovacchi e bulgari appartengono ancora al gruppo dei socialdemocratici.