La Commissione europea ha avviato due procedure di infrazione contro Polonia e Ungheria per le loro politiche contro le persone LGBT+

Pride a Varsavia, 19 giugno 2021 (AP Photo/Czarek Sokolowski)
Pride a Varsavia, 19 giugno 2021 (AP Photo/Czarek Sokolowski)

La Commissione Europea ha avviato due procedure di infrazione contro l’Ungheria e la Polonia relative alla tutela dell’uguaglianza e dei diritti fondamentali. Il primo passo della procedura è l’invio di comunicazioni ufficiali (lettere di costituzione in mora) a cui i governi dei due paesi avranno due mesi di tempo per rispondere in maniera soddisfacente. In caso contrario, è prevista una seconda fase, quella dell’invio di un parere motivato, e infine il deferimento alla Corte di Giustizia dell’Unione Europea.

La procedura contro l’Ungheria è relativa alla legge, approvata lo scorso 15 giugno, che impedirà di affrontare temi legati all’omosessualità in contesti pubblici frequentati da minori. Con la nuova legge sarà possibile vietare o censurare libri per ragazzi e ragazze che parlano apertamente di omosessualità, non sarà permessa nemmeno la diffusione di campagne pubblicitarie in favore dell’inclusione e sarà limitata l’attività delle organizzazioni non governative che fanno sensibilizzazione sui temi legati ai diritti della comunità LGBT+. A fine giugno, dopo una lunga discussione, i rappresentanti di 17 paesi membri dell’Unione Europea, tra cui l’Italia, avevano firmato un documento congiunto in cui condannavano la nuova legge ungherese definendola «una evidente forma di discriminazione».

Per quanto riguarda la Polonia, la Commissione ritiene che il governo non abbia risposto in maniera esauriente e completa alle sue richieste di chiarimento sulla natura e sull’impatto delle cosiddette “zone libere dall’ideologia LGBT”, istituite da diverse regioni e comuni polacchi. A settembre del 2020 la presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, aveva detto: «Le zone libere dall’ideologia LGBTIQ sono zone senza umanità. E non c’è spazio per loro nella nostra Unione Europea». Lo scorso marzo il Parlamento europeo aveva proclamato tutta l’Unione “zona di libertà LGBTIQ” e aveva apertamente sottolineato che si trattava di una presa di posizione verso i paesi che non garantiscono i diritti delle comunità LGBT+, citando Polonia e Ungheria.

Nel suo comunicato stampa, la Commissione Europea ha ripreso l’articolo 2 del Trattato dell’Unione Europea spiegando che «il rispetto della dignità umana, della libertà, della democrazia, dell’uguaglianza, dello Stato di diritto e dei diritti umani» sono valori fondamentali dell’UE e che la Commissione utilizzerà tutti gli strumenti a sua disposizione per difenderli.