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  • Giovedì 30 marzo 2023

L’inizio di un nuovo baseball

In tempi recenti non c'è mai stata una stagione di Major League così diversa come quella iniziata giovedì con nuove regole, calendari bilanciati e sponsor sulle divise

di Pietro Cabrio

(AP Photo/John Minchillo)
(AP Photo/John Minchillo)
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È iniziata giovedì con il tradizionale Opening Day la nuova stagione del campionato di baseball nordamericano, la Major League (MLB). L’Opening Day è un ricorrenza molto sentita negli Stati Uniti, e per molti equivale a una festa nazionale, tanto che ciclicamente qualcuno propone di renderla tale. Quest’anno, per la prima volta dal 1968, hanno giocato tutte le trenta squadre del campionato: la giornata è iniziata sulla costa orientale con New York Yankees-San Francisco Giants e si è conclusa sulla costa occidentale con Seattle Mariners-Cleveland Guardians.

Dopo le rilevanti novità introdotte negli ultimi anni, anche in risposta a scandali e imbrogli diventati troppo frequenti, questa stagione di Major League è particolarmente attesa perché, come sostiene la stessa lega, il gioco del baseball «cambierà come non è mai successo in tempi recenti».

La MLB è il campionato dello sport più antico fra quelli nati in America. Un tempo il baseball era anche lo sport più seguito, ma a partire dagli anni Sessanta è stato soppiantato e poi ampiamente superato dal football. Ora si spartisce con il basket il titolo di secondo sport nazionale, e così vale per i due rispettivi campionati di riferimento. A differenza della NBA, però, che sopperisce al recente calo di ascolti nazionali con il grande seguito ottenuto all’estero, la Major League è rimasta piuttosto confinata nella sua bolla, dove interessi e ascolti non crescono e anzi, spesso scendono.

Gli spalti desolati per una partita degli Oakland Athletics (Justin Sullivan/Getty Images)

Il baseball è in un certo senso costretto a rimanere isolato anche per via delle caratteristiche che lo rendono uno sport concettualmente molto diverso da quelli più diffusi, e simile soltanto a quelli in cui si colpisce una pallina con una mazza: di fatto soltanto il cricket. Le discipline più seguite globalmente condividono infatti certe caratteristiche basilari che le rendono comprensibili o perlomeno familiari anche a prima vista: un campo rettangolare diviso a metà, due squadre schierate una di fronte all’altra che per vincere devono superarsi a vicenda portando o lanciando una palla in un punto prestabilito (una porta, un canestro, un’area di meta).

Nel baseball questo assunto non vale. Lo schema del gioco prevede grossomodo due giocatori della stessa squadra (lanciatore e ricevitore) che si lanciano una palla all’interno di un campo a forma di diamante, e un avversario tra di loro (il battitore) che cerca di colpirla per avere il tempo di guadagnare posizioni (le basi) che se percorse tutte diventano punti.

Questo schema è reso ancora più complesso e articolato da tutta una serie di regole, consuetudini e tradizioni ereditate in oltre un secolo di storia. Tutto questo ha contribuito a rendere il baseball uno sport molto popolare in certe zone circoscritte del mondo, ma allo stesso tempo non ne ha permesso una diffusione più omogenea: tra i grandi campionati nordamericani, la Major League rimane il meno popolare al di fuori degli Stati Uniti.

In questi ultimi decenni in particolare la singolarità del baseball è stata un grosso limite all’espansione del gioco, e quindi dei campionati. Uno dei problemi principali riguarda il tempo: ci sono pause molto lunghe, intermezzi e ritmi blandi che non vanno d’accordo con gusti e tendenze del pubblico di oggi, specialmente quello più giovane.

Oltre al fatto di non prevedere pareggi, i momenti di gioco attivo del baseball sono spezzettati di continuo dal tempo concesso ai giocatori per seguire procedure che possono riguardare il riscaldamento, la preparazione, il confronto con compagni e allenatori o lo studio degli avversari (cosa che spesso diventa una sfida psicologica a distanza). Durante le World Series del 2018 — le finali del campionato e quindi l’evento più atteso della stagione — tutto questo portò Los Angeles Dodgers e Boston Red Sox a concludere una partita in sette ore e venti minuti.

Le nuove regole che da quest’anno cambieranno il baseball riguardano soprattutto questi aspetti: il tempo, la rapidità e la fluidità del gioco.

La prima di queste nuove regole impone dei limiti di tempo ai lanciatori e anche ai battitori. I lanciatori avranno 15 secondi a disposizione per lanciare con basi vuote, o 20 in presenza di basi occupate da avversari. Se non rispetteranno i tempi saranno penalizzati con un lancio a favore del battitore (ball) che avvicinerà gli avversari alla conquista delle basi. I battitori invece dovranno essere pronti alla battuta quando il timer arriverà agli 8 secondi. Se non lo faranno verrà contato uno strike, e se sarà il terzo comporterà l’eliminazione.

I nuovi “pitch timer” (AP Photo/Morry Gash)

La seconda regola riguarda i cosiddetti shift difensivi, il termine con cui si indica la pratica di disporre giocatori in campo a seconda delle caratteristiche del battitore avversario, ad esempio se destro o mancino. Da quest’anno gli shift saranno vietati: questo vuol dire che la disposizione in campo sarà distribuita più o meno allo stesso modo in presenza di ogni battitore, i quali avranno quindi più probabilità di fare battute valide. Viceversa, questo cambiamento complicherà le cose per la squadra che difende.

L’altra regola riguarda i quadrati bianchi che indicano le basi, che sono stati ingranditi di circa 7 centimetri per lato. È un aumento notevole, considerando che finora per stabilire se un giocatore fosse in gioco o meno si andavano spesso a contare i millimetri. Con basi più grandi il gioco diventa più dinamico, ma soprattutto la MLB conta di evitare tanti infortuni causati dai frequenti scontri fra giocatori (e di conseguenza altre interruzioni al gioco).

Oltre a queste tre nuove regole, ce ne sono altre secondarie che vanno nella stessa direzione. Ci sarà per esempio un limite ai lanci indirizzati non verso i battitori, ma verso le basi occupate dai corridori: un modo per eliminarli più rapidamente che però spezzetta ed esclude le battute. Per quanto riguarda il calendario, invece, verrà ridotto il numero di partite fra le stesse squadre. Per questioni organizzative, infatti, ciascuna squadra era solita incontrare per buona parte delle 162 partite di stagione regolare le stesse quattro squadre della sua divisione geografica. Con l’introduzione di un calendario più bilanciato, quest’anno, per la prima volta con l’attuale composizione del campionato, tutte le squadre si affronteranno almeno una volta, e alcune di queste anche all’estero: a Città del Messico e a Londra.

Il baseball allo Stadio Olimpico di Londra nel 2019 (Dan Istitene/Getty Images)

Queste novità danno inizio a una nuova epoca per il baseball e si aggiungono a quelle introdotte negli ultimi anni, in particolare nella passata stagione: l’ampliamento dei playoff da 10 a 12 squadre e soprattutto un nuovo dispositivo elettronico per scongiurare casi come lo scandalo dei segnali rubati di alcuni anni fa, quando gli Houston Astros vennero scoperti a usare uno stratagemma, anche piuttosto artigianale, per decifrare i segnali di lancio che i ricevitori avversari facevano con le mani ai compagni di squadra sul monte di lancio. Il dispositivo si chiama PitchCom ed è una piccola pulsantiera che il ricevitore indossa sull’avambraccio per comunicare al lanciatore il tipo di lancio da effettuare tramite un segnale audio.

Per il resto, la stagione regolare del baseball avrà gli stessi ritmi piuttosto lenti ma allo stesso tempo frenetici e ancora difficili da capire per chi è abituato agli sport europei. Fino al 5 ottobre si giocherà ogni giorno, più o meno a ogni ora del giorno: certe squadre lo faranno anche due volte nell’arco di 24 ore.

I campioni in carica sono gli Houston Astros, ritenuti tra i favoriti anche quest’anno insieme ad Atlanta Braves, San Diego Padres, Philadelphia Phillies, Los Angeles Dodgers e le due newyorkesi, Mets e Yankees, con quest’ultimi che inseguono ancora la vittoria di un titolo che manca da 14 anni nonostante gli enormi investimenti.

A un certo punto della stagione, infine, anche sulle famose divise con le righine degli Yankees potrebbe apparire per la prima volta uno sponsor. L’ultima grande novità del baseball infatti è che da quest’anno le trenta squadre della Major League potranno applicare il logo di uno sponsor sulle maniche delle loro divise. Alcune li hanno già trovati e cuciti, altre non ancora, ma potranno farlo nel corso della stagione.

– Leggi anche: Anche le divise del baseball avranno gli sponsor