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  • Martedì 21 marzo 2023

La Polonia vuole molte più armi e molti più soldati

Dall'inizio della guerra in Ucraina, il governo polacco ha aumentato le spese militari e spinto i civili a diventare soldati "part-time"

di Costanza Spocci

(Omar Marques/Getty Images)
(Omar Marques/Getty Images)
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Da quando l’esercito russo ha invaso l’Ucraina il 24 febbraio 2022, il governo polacco ha iniziato ad acquistare carri armati, jet e munizioni a una velocità mai vista dalla fine della Guerra fredda, con l’obiettivo di avere l’esercito di terra più grande di tutta l’Unione Europea. Allo stesso tempo ha invitato i civili polacchi a diventare soldati “part-time”, arruolandosi in brigate di paramilitari chiamate Forze di difesa territoriale. L’obiettivo finale del governo è di armarsi a tal punto da creare un effetto deterrente: essere così potente da un punto di vista militare da dissuadere la Russia dall’attaccare la Polonia, come ha fatto in Ucraina, mostrando al governo russo di essere pronta a combattere, se richiesto, e in grado di infliggere danni.

Lo stesso primo ministro polacco, Mateusz Jakub Morawiecki, ha spesso ribadito il concetto dicendo: «Dobbiamo essere così potenti da non dover nemmeno arrivare a combattere». Secondo alcuni analisti e testate indipendenti come OKO.press, Morawiecki e il suo PiS (Prawo i Sprawiedliwość) – il partito di governo Legge e Giustizia, di destra e di stampo nazionalista – starebbero però usando la “militarizzazione della società” per perseguire almeno in parte un altro obiettivo: recuperare i consensi in calo in vista delle elezioni legislative di fine anno.

Il notevole aumento delle spese militari è stato deciso basandosi sulla legge per la difesa nazionale approvata dal parlamento polacco nel marzo del 2022. La maggioranza guidata dal PiS ha detto di voler più che raddoppiare le dimensioni delle forze armate nazionali e incrementare la spesa militare dal 2,2 per cento dell’anno scorso al 4 per cento del PIL per il 2023.

È un aumento significativo, soprattutto se si considera che nel 2006 la NATO (alleanza militare di cui la Polonia fa parte) stabilì che tutti gli stati membri avrebbero dovuto spendere almeno il 2 per cento del loro PIL per garantire una difesa comune. Alcuni paesi però hanno sempre considerato questa soglia troppo ambiziosa: nel 2022 solo 9 su 30 l’avevano raggiunta. Ancora a novembre il segretario generale della NATO Jens Stoltenberg, sostenuto da Polonia e paesi baltici, ha nuovamente incoraggiato gli alleati a soddisfare gli accordi presi.

La scorsa primavera la Polonia ha firmato un accordo da 4,9 miliardi di euro con gli Stati Uniti per l’acquisto di 250 carri armati Abrams: sono carri armati tecnologicamente molto più avanzati di quelli che finora possedeva l’esercito polacco, risalenti all’epoca sovietica. Il loro acquisto ha consentito anche di inviare i vecchi carri armati in Ucraina come aiuti militari per combattere la Russia. A inizio anno il ministro della Difesa polacco, Mariusz Błaszczak, ha firmato con gli Stati Uniti un altro accordo da 1,3 miliardi di euro per la consegna di altri 116 Abrams.

La Polonia ha fatto poi altri acquisti in Corea del Sud e in Italia. Alla Corea ha ordinato armi per un valore compreso tra 9 e 11 miliardi di euro, con accordi che includono 180 carri armati K2 Black Panther, 200 obici semoventi, una via di mezzo tra un carrarmato e un cannone, 48 aerei da attacco leggero e 218 lanciarazzi Chunmoo, un sistema in grado di sparare diversi razzi di artiglieria. In Italia invece la Polonia ha ordinato elicotteri per 1,7 miliardi di euro a Leonardo, che è la più potente industria italiana nel settore della difesa e aerospaziale.

Le scelte del governo in materia di difesa sembrano avere risposto a una preoccupazione diffusa nella società polacca: secondo un sondaggio del Pew Center, centro studi indipendente con sede a Washington, a maggio del 2022 il 94 per cento dei polacchi riteneva che la Russia fosse la principale minaccia per la sicurezza della Polonia.

I timori di un’invasione russa in Polonia sono in un certo senso spiegati dai tormentati precedenti storici che hanno coinvolto i due stati. Nel Diciottesimo e Diciannovesimo secolo la Russia invase più volte il territorio polacco favorendo una spartizione del paese tra Russia, Prussia e Austria. Nel settembre del 1939 Josif Stalin, allora a capo dell’Unione Sovietica, occupò la Polonia orientale dopo che la Germania nazista aveva invaso la Polonia occidentale dando il via alla Seconda guerra mondiale: l’operazione militare fu basata sul patto Molotov-Ribbentrop, chiamato così dai nomi dei ministri degli Esteri rispettivamente di Russia e Germania, che in un protocollo segreto prevedeva la spartizione tra i due governi di diversi paesi – “sfere di influenza” – tra cui la Polonia.

Oltre all’acquisto di armi e all’aumento delle spese militari, il ministero della Difesa polacco ha detto di voler aumentare i suoi soldati a 300mila unità entro il 2035, un obiettivo che secondo Wojciech Przybylski, analista del think tank Visegrad Insight, «a giudicare dai piani e dai ritmi di reclutamento la Polonia è sulla buona strada per raggiungere».

Oggi l’esercito polacco conta circa 150mila uomini. Di questi, 30mila appartengono alle citate Forze di difesa territoriale (FDT), in polacco Wojska Obrony Terytorialnej, un organo paramilitare destinato al sostegno delle forze armate e alla protezione della Polonia in tempi di crisi o di conflitto. Il ministero della Difesa le ha istituite a inizio 2017, dopo l’annessione russa della Crimea nel 2014: oggi le FDT costituiscono la quinta “branca” che opera sotto il comando delle Forze armate polacche.

Secondo Przybylski, analista di Visegrad Insight, le FDT sono il principale strumento usato dal governo polacco per aumentare i numeri nell’esercito: in caso di conflitto, e qualora i soldati professionisti vengano decimati sul campo, i civili delle Forze di difesa territoriale sarebbero i primi a essere richiamati dall’esercito e inviati il più velocemente possibile a combattere.

Le FDT sono organizzate in unità regionali e locali in tutta la Polonia. Chiunque sia maggiorenne può arruolarsi presso le sedi predisposte dal ministero della Difesa e iscriversi a un addestramento di sedici giorni condotto da militari professionisti che insegnano alle nuove leve come usare armi automatiche, lanciarazzi e bombe. Al termine del programma, i volontari devono superare un esame di 24 ore suddiviso in 15 prove di “tattiche verdi” e operazioni in “zone grigie”: il primo caso include pattugliamenti nel bosco, combattimenti corpo a corpo e imboscate; il secondo prevede l’apprendimento di tattiche per difendere le aree urbane da attacchi armati sferrati con armi convenzionali (ad esempio fucili, pistole, mitragliatrici, artiglieria o attacchi aerei), e non convenzionali, come ad esempio gli attacchi cibernetici.

Nei primi anni le reclute volontarie sono state soprattutto ex-paramilitari polacchi inglobati nelle FDT. Fino al 2016 i gruppi paramilitari in Polonia erano circa cento: diversi di stampo ultra-nazionalista, come l’Associazione dei fucilieri di Strzelec; altri, come il Campo radicale nazionale (noto in polacco come ONR), apertamente neofascisti. I gruppi e i movimenti ultranazionalisti polacchi sono diventati sempre più numerosi e forti negli ultimi anni: ne sono state testimoni le marce dell’11 novembre, la giornata della festa nazionale della Polonia, in cui dal 2016 in poi hanno iniziato a sfilare moltissime di queste formazioni.

Con la creazione delle FDT, il ministero della Difesa ha messo in atto un processo di cooptazione e controllo di alcuni di questi gruppi, inglobandone i suoi membri. Nelle fasi iniziali di formazione però, alcuni membri di ONR hanno partecipato alle esercitazioni ufficiali delle FDT, mostrando qualche falla nel sistema e nelle sue capacità di contrastare l’arruolamento di elementi radicali.

In particolar modo, sottolinea uno studio del think tank ungherese Political Capital Institute, specializzato sugli estremismi di destra in Europa orientale, anche se le persone con opinioni apertamente antidemocratiche reclutate sono in numero limitato, possono comunque «rappresentare una potenziale minaccia perché potrebbero indottrinare altri soldati nelle loro unità». E nel caso specifico di ONR si è aggiunta la minaccia di “infiltrazione russa”, visto che questo gruppo ha sostenuto il riconoscimento dell’autonomia delle repubbliche separatiste di Donetsk e Luhansk nell’oriente ucraino (sono le due repubbliche annesse formalmente alla Russia lo scorso settembre, dopo essere diventate di fatto autonome a seguito di una guerra combattuta contro il governo ucraino da gruppi separatisti appoggiati dalla Russia).

Con l’inizio della guerra gli arruolamenti nelle FDT sono aumentati in maniera significativa. Liceali, studenti universitari, educatori e professionisti di settori più disparati, dagli avvocati, agli agricoltori, si sono presentati come volontari senza aver mai imbracciato un’arma in vita loro.

Non è possibile verificare in maniera indipendente quante persone si siano arruolate nelle FDT dal febbraio del 2022. Piotr Celej, 36 anni, portavoce della 18° brigata delle Forze di difesa territoriale, sostiene che «i reclutamenti siano aumentati del 200 per cento»; Celej stesso si è arruolato il 1° marzo del 2022. Prima faceva il giornalista per Gazeta Wyborcza, uno dei giornali più diffusi in Polonia, ora fa il soldato part-time e tutti i fine settimana si addestra a Wesoła, il campo militare più grande d’Europa, che si trova in mezzo ai boschi a quaranta minuti di macchina da Varsavia.

Lo stato dà una paga base per ogni volontario di 456 zloty al mese (circa 100 euro), a cui aggiungono 130 zloty per ogni giorno passato in addestramento (poco meno di 28 euro). Una volta che il volontario entra nella brigata, va al campo di addestramento solo il fine settimana e riceve 1.505 zloty al mese, meno della metà di un salario minimo polacco, che è pari a 3.600 zloty. Per i giorni di addestramento e i giorni di servizio in cui i volontari devono mancare dal loro lavoro da “civili” sono previsti permessi speciali e, nel caso in cui la paga da soldato part-time sia più bassa dell’altro lavoro, il ministero della Difesa compensa la differenza.

La 18° brigata è nata ad agosto del 2022: oggi conta 600 volontari ed è l’organo destinato alla protezione della capitale. «Siamo in contatto costante con la 12° brigata delle Forze di difesa territoriale ucraine, che protegge Kiev», dice il comandante della 18° brigata, il colonnello Marek Pietrzak, che vorrebbe enfatizzare quella che lui ritiene essere l’utilità delle FDT: Pietrzak ha ricordato come i civili ucraini addestrati abbiano imbracciato le armi in pochi giorni e difeso Kiev fin dall’inizio del conflitto.

Prima della guerra i volontari delle FDT venivano percepiti dalla società polacca come un manipolo di esaltati, ricorda l’analista Przybylski, ma da febbraio del 2022 tutto è cambiato: «C’è un consenso generale ora sulla necessità di Forze di difesa territoriale». Inoltre, sostiene Przybylski, questi arruolamenti potrebbero aprire la strada alla reintroduzione del servizio militare obbligatorio (terminato negli anni Novanta con il crollo dell’URSS) di cui si sta già parlando negli ambienti militari. Un sondaggio condotto a maggio del 2022 dal Centro di ricerca polacco sull’opinione pubblica aveva rilevato come il 54 per cento degli intervistati fosse favorevole al ripristino del servizio militare obbligatorio.

A fronte di una spesa militare di 524 miliardi di zloty (112 miliardi di euro) prevista dal governo entro il 2035, alcuni giornalisti polacchi hanno chiesto al ministro della Difesa Mariusz Błaszczak se un ritmo così sostenuto di riarmo non comportasse un indebitamento eccessivo per le generazioni future. Błaszczak ha risposto: «Se non investiamo ora nell’esercito polacco, quelli che occuperanno il nostro territorio [i russi, ndr] ci faranno pagare lo stesso, ma lo faremo per finanziare le loro forze di occupazione».

Il governo non teme di perdere consenso sul tema della spesa militare, tutt’altro. La Polonia è un paese internamente assai polarizzato su diverse questioni: per esempio sul diritto all’aborto, sull’indipendenza dei giudici e sull’accoglienza delle persone migranti, tutti temi che hanno portato a grosse divisioni nella società civile, oltre che a estese proteste contro una maggioranza di governo sempre più repressiva e illiberale. Con l’inizio della guerra in Ucraina, il governo sembra però essere riuscito a sfruttare la paura diffusa dell’aggressività della Russia ottenendo consensi rispetto alle politiche di aumento delle spese militari e rafforzamento dell’esercito. Il PiS spera così di concentrare il dibattito politico attorno al tema della sicurezza e allontanarlo da altre questioni molto divisive, per garantirsi la vittoria alle elezioni legislative previste per la fine dell’anno.