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  • Giovedì 16 marzo 2023

In Argentina un’ondata di calore straordinaria sta facendo grossi danni

Di solito nel paese l'estate dura fino a febbraio, ma a marzo le temperature sono rimaste altissime e hanno sfiorato i 40 gradi in alcune zone

Argentina ondata di calore
(AP Photo/ Mario De Fina)

In Argentina è in corso un’intensa ondata di calore che negli ultimi quindici giorni ha portato temperature molto più alte della norma per il periodo, vicine ai 40 °C. Tipicamente in Argentina l’estate dura da dicembre a febbraio, ma quest’anno la calura estiva sta proseguendo molto più a lungo, ed è arrivata fino alla prima metà di marzo: le temperature molto alte, unite alla siccità, stanno avendo conseguenze soprattutto nel nord-est del paese, dalle interruzioni nell’erogazione di energia elettrica ai danni ai raccolti.

Il servizio meteorologico nazionale ha fatto sapere che nei primi dieci giorni di marzo nella parte centro-orientale del paese sono state registrate temperature di 8-10 °C superiori alla norma del periodo. Mariela de Diego, una portavoce dell’agenzia, ha detto che sabato le temperature massime nel paese hanno raggiunto i 38,9 °C, le più alte mai registrate nel mese di marzo, e che nella capitale Buenos Aires ci sono stati 12 giorni consecutivi di temperature che hanno superato i 32 °C, una cosa che non si era mai vista da quando vengono effettuate registrazioni di questo tipo.

Secondo i meteorologi, quella tra la fine del 2022 e l’inizio del 2023 è stata l’estate in assoluto più calda per il paese da quella del 1961. Al contempo, domenica è stata superata anche la temperatura minima più alta mai registrata nel mese di marzo, 28 °C (la minima più alta, di 27,7 °C, era stata registrata il 21 marzo del 1980).

Maximiliano Herrera, un climatologo che cura un sito in cui sono raccolti gli estremi di temperatura registrati in tutto il mondo, ha spiegato a CNN che le temperature riscontrate in Argentina a marzo sono legate all’impatto della Niña, uno dei complessi di eventi atmosferici che influenzano il meteo di varie parti del pianeta. La Niña fa parte di un fenomeno climatico che avviene periodicamente nell’oceano Pacifico meridionale e influenza in particolare le condizioni meteorologiche dei paesi dell’area, portando estati più calde e secche della norma: sta per finire, ma ha comunque influenzato le temperature dell’estate argentina.

Secondo Herrera la durata e l’intensità dell’ondata di calore osservata quest’anno in Argentina sono eccezionali, oltre quanto ci si poteva aspettare da un’estate influenzata dalla Niña. In assenza di uno studio di attribuzione specifico non si può dire che questi record siano dovuti al cambiamento climatico, ma anche in Argentina il riscaldamento globale ha causato un aumento delle temperature medie.

Ad aggravare la situazione c’è quella che de Diego ha definito una scarsità «tremenda» di precipitazioni. A Buenos Aires per esempio tra il 9 e il 25 febbraio sono caduti solo 10 millimetri di pioggia, circa un decimo delle precipitazioni medie del mese. Si prevede che continueranno a esserci temperature massime attorno ai 30 °C sia giovedì che venerdì, e che da sabato cominci a fare più fresco. Per il momento comunque sia per Buenos Aires che per altre zone nella parte centro-orientale del paese è stata diramata un’allerta rossa per l’ondata di calore in corso: è il massimo livello di allerta prevista dal servizio meteorologico nazionale e indica condizioni «molto pericolose», che possono comportare rischi per la salute.

La grande ondata di calore e la siccità stanno avendo conseguenze sull’agricoltura, in particolare nelle province di Córdoba, Santa Fe e nel nord di Buenos Aires, sempre nel nord-est del paese. Si prevede che i raccolti di mais e soia saranno inferiori del 20-30 per cento rispetto a quelli dell’anno scorso, e che a causa della situazione in corso nel 2023 l’Argentina esporterà il 28 per cento di grano in meno rispetto al 2022.

Mercoledì inoltre migliaia di persone sono rimaste senza elettricità a causa di un blackout provocato da un incendio che ha messo fuori uso le infrastrutture energetiche, come era già accaduto a inizio marzo. L’istituto nazionale di tecnologia agricola ha detto che sempre a causa degli incendi nel nord-est del paese sono bruciati in totale più di mille chilometri quadrati di terreno, quasi quanto la superficie della città di Roma.

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