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  • Venerdì 10 marzo 2023

Conosciamo la nostra Nazionale di baseball

È la prima selezione italiana composta quasi interamente da italoamericani: ci sono il pronipote di Rocky Marciano, molti baffi e tanti gesti con le mani

di Pietro Cabrio

Sal Frelick, Ben DeLuzio e Dominic Fletcher durante Italia-Cuba (Gene Wang/Getty Images)
Sal Frelick, Ben DeLuzio e Dominic Fletcher durante Italia-Cuba (Gene Wang/Getty Images)
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La Nazionale italiana di baseball sta giocando in questi giorni i Mondiali, che si chiamano World Baseball Classic, e venerdì è stata battuta da Taiwan dopo oltre quattro ore di gioco. All’esordio, giovedì, aveva fatto notizia la sua prima vittoria in una partita ufficiale contro Cuba, la favorita del girone. Dopo questi due risultati, per la qualificazione ai quarti di finale rimane ancora tutto aperto.

Per quanto si è visto finora nei resoconti delle partite giocate ma anche dal modo in cui viene ritratta dalle regie televisive, l’Italia del baseball non sembra una nazionale come le altre che siamo abituati a vedere. I giocatori portano bandane tricolori legate in fronte e si sono fatti crescere baffi e pizzetti giusto per l’occasione. Le telecamere insistono sui caffè che vengono bevuti in panchina, o sulla macchinetta portatile che li fa nascosta in un angolo. Certi giocatori hanno dei cornetti portafortuna legati ai lacci delle scarpe, e fra di loro esultano gesticolando nella maniera in cui gesticolano gli stranieri per imitare gli italiani (come nella foto sotto).

A prima vista sembra quasi la parodia di una Nazionale italiana: la realtà è che l’Italia del baseball è quasi interamente composta da italoamericani nati e cresciuti negli Stati Uniti, molti dei quali in Italia ci sono stati appena qualche volta, da turisti, o giusto di recente per allenarsi con la Nazionale.

Miles Mastrobuoni e Brett Sullivan (Gene Wang/Getty Images)

Tra questi c’è per esempio Joey Marciano, il cui padre era nipote del pugile Rocky Marciano e proprio grazie a questa lontana parentela ha potuto scegliere di rappresentare l’Italia del baseball. L’allenatore invece è Mike Piazza, grande ex giocatore dei New York Mets, che nel 2006 decise di rappresentare l’Italia anche per assecondare un desiderio del padre, figlio di immigrati italiani.

Dato che in Italia il baseball è ancora uno sport minore e salvo alcune zone fra Toscana, Emilia-Romagna e Lazio risulta perlopiù sconosciuto, la Nazionale ha sempre fatto affidamento sugli italoamericani provenienti dalla Major League, il miglior campionato al mondo. Lì infatti c’è una grande tradizione di giocatori italoamericani che va da leggende del passato come Joe DiMaggio, Yogi Berra e Tommy Lasorda a giocatori in attività come Anthony Rizzo, Andrew Benintendi e Adam Ottavino, che giocano per le due grandi squadre di New York (Yankees e Mets).

La Nazionale ha intensificato i suoi legami con gli italoamericani della Major League da quando, nel novembre del 2019, ha assunto Piazza come allenatore nel tentativo di ripartire dopo la mancata qualificazione alle Olimpiadi di Tokyo. Da allora Piazza ha iniziato a rivolgersi agli italoamericani, tanti dei quali già conosceva, che avevano il desiderio di rappresentare l’Italia. E così lo scorso febbraio una selezione di una quarantina di giocatori arrivata dal Nord America si è riunita per la prima volta per allenarsi e soprattutto conoscersi.

Tra questi c’è Matt Harvey, che dopo una lunga carriera in Major League ha iniziato a rappresentare l’Italia soltanto quest’anno. Nella conferenza stampa dopo la vittoria con Cuba, Harvey ha spiegato: «Dovete sapere che mio nonno è fra i motivi per cui sono particolarmente grato di essere qui. Sta invecchiando, ma questa mattina presto era sveglio per guardarci ed è speciale poter giocare per lui. Penso che questo valga per tutti noi: giochiamo per le nostre famiglie, giochiamo per il nostro paese. Ce l’abbiamo nel sangue e siamo super entusiasti di essere qui».

Vinnie Pasquantino gioca con i Kansas City Royals, in italiano sa dire soltanto «ciao», «grazie» e «prego», ma non è un problema perché in questa Italia si parla inglese, o meglio americano. A Kansas City tra i suoi compagni c’è Nicky Lopez, che ora ha ritrovato in Nazionale. «Mia madre è italiana al 100 per cento, so che dal cognome Lopez non si direbbe, ma essere in grado di esserci e giocare per la mia famiglia è qualcosa di molto, molto speciale per me» ha detto in questi giorni.

Questa connessione tra l’Italia e la Major League, e in generale con gli Stati Uniti, è stata inoltre favorita dal coinvolgimento del campionato nordamericano nell’organizzazione del World Baseball Classic di questi giorni. Dato che la Major League concede e anzi favorisce il coinvolgimento dei suoi giocatori nel torneo, l’Italia ha potuto presentarsi con una selezione più competitiva del solito, visto che il livello della MLB è irraggiungibile per qualsiasi altro campionato.

Nella rosa finale di convocati, contando anche le riserve, i nati in Italia sono 4 su 38. C’è quindi una netta maggioranza di nomi tipicamente italoamericani come Mitchell Stumpo, Miles Mastrobuoni, Ben DeLuzio e Dominic Miroglio, oltre a quelli già citati.