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  • Giovedì 16 febbraio 2023

In Nicaragua è stata tolta la cittadinanza a 94 persone critiche nei confronti del regime di Ortega 

Sono stati dichiarati «traditori della patria»: tra loro ci sono lo scrittore Sergio Ramirez e la poeta Gioconda Belli

Lo scrittore Sergio Ramirez, una delle 94 persone a cui è stata tolta la cittadinanza (AP Photo/Manu Fernandez)
Lo scrittore Sergio Ramirez, una delle 94 persone a cui è stata tolta la cittadinanza (AP Photo/Manu Fernandez)
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Un tribunale del Nicaragua ha privato della cittadinanza 94 persone critiche nei confronti del presidente autoritario Daniel Ortega, dichiarandole «traditrici della patria». Tra loro c’è lo scrittore Sergio Ramirez, la poeta Gioconda Belli e il vescovo cattolico Silvio Báez, che Ortega aveva già accusato di voler pianificare un colpo di stato, sempre per alcune critiche nei suoi confronti.

È la seconda volta nel giro di una settimana che un gruppo di oppositori politici di Ortega viene privato della cittadinanza: la settimana scorsa era successo anche agli oltre 200 prigionieri politici che il governo del Nicaragua ha deportato negli Stati Uniti, dopo averli fatti uscire dal carcere e averli messi su un volo diretto a Washington DC. Ortega aveva parlato della liberazione dei prigionieri come di una soluzione per espellere dal paese gli oppositori che minacciano il regime, e li aveva definiti «agenti» di poteri stranieri.

Molte delle 94 persone private della cittadinanza vivono già all’estero: Ramirez, per esempio, vive in Spagna dal 2021, quando aveva deciso di lasciare il paese anche a causa di una serie di arresti di attivisti e critici nei confronti del regime. Come il vescovo Báez, anche lui è stato accusato di essere coinvolto in una cospirazione per rovesciare il governo del Nicaragua.

Ramirez, tra l’altro, era stato vicepresidente dello stesso Ortega durante il suo primo mandato, tra il 1985 e il 1990 (ora Ortega è al quarto mandato): si era progressivamente allontanato da lui e aveva abbandonato il partito di Ortega, il Fronte Sandinista di Liberazione Nazionale, a causa delle sue tendenze sempre più autoritarie e repressive. 

Il potere di Ortega si è consolidato soprattutto dopo alcune proteste del 2018, represse con molta violenza (il vescovo Báez e altri furono accusati di voler attuare un colpo di stato proprio per le loro critiche alla repressione delle proteste). Negli ultimi anni Ortega ha inoltre ordinato lo scioglimento di svariate centinaia di associazioni civili e organizzazioni non a scopo di lucro, sostenendo che non rispettassero il requisito di registrarsi come “agenti stranieri”, classificazione necessaria per ricevere fondi dall’estero.

Nei fatti, lo scioglimento delle organizzazioni è considerato un tentativo di compromettere l’unità, l’organizzazione e la possibile mobilitazione della società civile contro di lui. Inizialmente il governo di Ortega aveva sciolto organizzazioni politiche critiche contro il presidente: col passare del tempo, però, sembra che Ortega abbia deciso di far sciogliere semplicemente qualsiasi organizzazione su cui non esercita il controllo. Tra le organizzazioni sciolte ci sono anche associazioni artistiche, culturali, sportive e scientifiche.

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