In Nicaragua sono state sciolte 101 organizzazioni non a scopo di lucro, nell’ennesimo tentativo del presidente Daniel Ortega di reprimere il dissenso

Un murale che ritrae il presidente autoritario Daniel Ortega, in Nicaragua (Orlando Valenzuela/Getty Images)
Un murale che ritrae il presidente autoritario Daniel Ortega, in Nicaragua (Orlando Valenzuela/Getty Images)

Mercoledì il parlamento del Nicaragua – controllato a larghissima maggioranza dal partito del presidente autoritario Daniel Ortega – ha approvato lo scioglimento di 101 organizzazioni non a scopo di lucro: dal 2018, anno in cui c’erano state varie proteste contro Ortega, nel paese sono state sciolte in tutto 758 organizzazioni non profit.

Il governo sostiene che le organizzazioni sciolte non abbiano rispettato il requisito di registrarsi come “agenti stranieri”, classificazione necessaria per ricevere fondi dall’estero, ma secondo alcuni attivisti per i diritti umani è un tentativo di Ortega di compromettere l’unità, l’organizzazione e la possibile mobilitazione della società civile contro di lui. È atteso, nei prossimi giorni, il voto per lo scioglimento di altre 100 organizzazioni.

Tra quelle di cui è stata ordinata la chiusura mercoledì ci sono anche le Missionarie della Carità, l’organizzazione cattolica fondata da Madre Teresa di Calcutta in India nel 1950, attiva in Nicaragua da 34 anni con varie attività dedicate a bambini, donne vittime di violenza e anziani. Inizialmente le organizzazioni sciolte dal governo di Ortega erano politiche e legate soprattutto all’opposizione contro di lui: col passare del tempo, però, sembra che Ortega abbia deciso di far sciogliere semplicemente qualsiasi organizzazione su cui non esercita il controllo. Tra le organizzazioni sciolte ci sono anche associazioni artistiche, culturali, sportive e scientifiche.