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  • Sabato 4 febbraio 2023

Un’ambiziosa legge per la parità di genere in Sierra Leone

Promuove un maggiore accesso delle donne al mondo del lavoro, con sanzioni molto dure per chi non la rispetta

La first lady della Sierra Leone Fatima Maada Bio, con una delegazione che ha incontrato la first lady statunitense Jill Biden (AP Photo/Andrew Harnik)
La first lady della Sierra Leone Fatima Maada Bio, con una delegazione che ha incontrato la first lady statunitense Jill Biden (AP Photo/Andrew Harnik)
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In Sierra Leone, stato nell’ovest dell’Africa di otto milioni e mezzo di abitanti e grande quanto l’Irlanda, il parlamento ha da poco approvato una legge sulla parità di genere considerata molto ambiziosa. La legge introduce da un lato una serie di misure per facilitare l’accesso delle donne al mondo del lavoro, dall’altro prevede una serie di sanzioni anche molto severe per i datori di lavoro che non la rispettano.

La legge si chiama Gender Equality and Women’s Empowerment Act (GEWE) e prevede che almeno il 30 per cento dei posti di lavoro in enti pubblici, aziende private e partiti politici sia riservato alle donne. Le donne devono inoltre avere un congedo di maternità di almeno 14 settimane e poter accedere senza subire discriminazioni a posizioni di rilievo, crediti bancari e opportunità di formazione.

La legge si applica a qualsiasi impresa con più di 25 dipendenti e introduce sanzioni per enti e aziende che non rispettano i nuovi standard: possono essere imposte multe fino all’equivalente di circa 2mila euro e anche conseguenze penali. In caso di comprovate discriminazioni basate sul genere nell’accesso al credito finanziario, per esempio, la legge prevede anche il carcere.

Il presidente della Sierra Leone Julius Maada Bio, del Partito del popolo della Sierra Leone, un partito di centro, ha descritto la legge come una misura necessaria e doverosa: «per molto tempo non ci siamo comportati in modo giusto nei vostri confronti», ha detto rivolgendosi a tutte le sierraleonesi, che compongono circa il 52 per cento della popolazione totale.

Maada Bio è un ex militare ed è stato eletto presidente nel 2018, vincendo di pochissimo in un ballottaggio molto aggressivo col suo oppositore, Samura Kamara del Congresso di tutto il popolo, di centrosinistra. Entrambi sono due partiti storici in Sierra Leone, che si sono sempre alternati al governo dopo l’indipendenza dal Regno Unito, ottenuta nel 1961.

Il presidente della Sierra Leone Julius Maada Bio (Hannah McKay/Pool via AP)

Secondo dati pubblicati nel 2020 dalla Conferenza delle Nazioni Unite sul commercio e lo sviluppo, la Sierra Leone – una democrazia tutto sommato abbastanza funzionante, pur con alcune criticità, secondo un’indagine fatta nel 2021 dall’ong statunitense Freedom House – è nella fascia dei paesi africani più progrediti rispetto alla parità di genere. Ma diversi esperti ritengono che ci siano ancora forti mancanze.

Baindu Patricia Massaquoi, che si è occupata proprio della Sierra Leone per l’ente delle Nazioni Unite per l’uguaglianza di genere e l’empowerment delle donne (UN Women), ha spiegato che sia nel parlamento che nel governo della Sierra Leone le donne sono circa il 13 per cento del totale, meno della metà di quanto prevede la nuova legge. Setcheme Jeronime Mongbo, che si occupa di Sierra Leone sempre alle Nazioni Unite, dice che il 29 per cento delle donne abbandona gli studi prima dei 20 anni.

Le prospettive della nuova legge sembrano promettenti in considerazione del soddisfacente sviluppo democratico della Sierra Leone. Sempre in Africa, invece, il caso del Ruanda mostra come i due aspetti abbiano bisogno di convivere: è uno dei paesi al mondo con più donne in parlamento, ma non si può considerarlo il più progressista in termini di parità di genere in politica. L’elevato numero di donne è infatti il risultato di una decisione unilaterale del presidente Paul Kagame del 2003, che destinò almeno il 30 per cento dei seggi del parlamento alle donne, la stessa percentuale fissata dalla Sierra Leone. Ma in Ruanda il parlamento conta molto meno di quanto conti in Sierra Leone, e c’è una storia ormai piuttosto lunga di repressione degli oppositori politici al governo, guidato da ormai 22 anni da Kagame.

Nei fatti, si ritiene che la decisione di inserire più donne in parlamento sia stata presa soprattutto a scopi propagandistici, senza essere accompagnata da una vera volontà di assegnare potere politico alle donne, e senza produrre un reale cambiamento culturale rispetto alla parità di genere.

– Leggi anche: Avere tante donne in politica non vuol dire per forza più parità di genere