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  • Mercoledì 18 gennaio 2023

Quante sono le persone senzatetto in Italia

Quasi 100mila secondo l'ISTAT, che ha diffuso per la prima volta i dati a livello comunale utili per studiare politiche sociali

persona senzatetto
(AP Photo/Antonio Calanni)
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Il censimento della popolazione pubblicato a metà dicembre dall’ISTAT, l’istituto nazionale di statistica, ha rivisto in modo significativo i dati relativi alle persone senzatetto e senza fissa dimora che vivono in Italia: sono quasi 100mila, per la precisione 96.197. Fino allo scorso anno studi e rilevazioni, anche recenti, si basavano sulle stime che risalivano al 2014 e dicevano che le persone in condizioni di precarietà abitativa erano la metà, circa 50mila.

La nuova pubblicazione, molto dettagliata anche se non esente da limiti nella raccolta dei dati, è considerata dagli addetti ai lavori uno strumento molto importante per capire la reale situazione nei comuni italiani e lavorare a politiche sociali per contrastare il fenomeno della marginalità non soltanto nelle grandi città.

Ma cosa vuol dire senzatetto? L’ISTAT ha basato la sua indagine sui dati anagrafici che prevedono una chiara distinzione tra persone senzatetto e senza fissa dimora.

Le persone senza fissa dimora registrano il proprio domicilio nel comune dove vivono abitualmente, ma non hanno un luogo in cui rimangono sufficientemente a lungo da potervi registrare la residenza. Le persone senzatetto, invece, non hanno proprio un domicilio: spesso sono iscritte all’anagrafe attraverso un indirizzo fittizio che fa riferimento a un’associazione o che viene utilizzato dal comune proprio per questi casi. L’indirizzo fittizio, conosciuto anche come “via fittizia”, non esiste dal punto di vista toponomastico ma ha valore giuridico. È un primo strumento con il quale riconoscere alle persone il diritto di ricevere la posta o gli atti ufficiali come una tessera sanitaria, agevolare l’identificazione della persona e della sua storia sociale.

I dati diffusi dall’ISTAT, tuttavia, sono complessivi e non prevedono una distinzione tra le due categorie. Alla fine del 2021 vivevano in Italia 96.197 persone senzatetto, 65.407 maschi e 30.790 femmine, di cui il 38 per cento di origine straniera. L’età media generale è di 41,6 anni: per gli italiani è più alta – 45,5 anni – mentre per gli stranieri, che rappresentano oltre il 50 per cento dei senzatetto sotto i 34 anni, si abbassa a 35,2 anni. Oltre la metà degli stranieri senzatetto proviene da paesi africani, il 22 per cento è di cittadinanza europea mentre il 17 per cento è di origine asiatica.

I minori rientrano tutti nella categoria delle persone senza fissa dimora, cioè vivono in luoghi dove i genitori o chi si prende cura di loro non può chiedere la residenza: i comuni, infatti, sono tenuti a farsi carico dei minori senzatetto che vivono e dormono in strada, collocandoli in strutture gestite dai servizi sociali.

Le persone senzatetto e senza fissa dimora sono state censite in 2.198 comuni italiani, ma la metà delle persone è concentrata in sei grandi città: a Roma vivono 22mila senzatetto, pari al 23 per cento del totale in Italia, a Milano 8.541, a Napoli 6.601, a Torino 4.444, a Foggia 3.521. Alcune caratteristiche interessanti emergono dall’analisi territoriale: nel comune di Napoli, per esempio, la quota di donne è più elevata rispetto ad altre città e la presenza di persone straniere più limitata, poco meno del 10 per cento del totale contro il 60 per cento di Roma, Milano e Firenze.

Altre città di medie dimensioni in cui la presenza di persone senzatetto o senza fissa dimora è significativa sono Bari, Trieste, Crotone, Sassari, Marsala, Reggio Emilia, Catania, Trani, Alessandria, Como. In questa mappa si possono consultare tutti i dati a livello comunale diffusi per la prima volta da ISTAT.

Secondo fio.PSD, la federazione italiana degli organismi per le persone senza dimora, la pubblicazione di questi dati è un segnale positivo che contribuisce a dare visibilità e riconoscimento anche a fasce della popolazione difficilmente tracciabili. Tuttavia non è soltanto una questione statistica. «I dati raccolti consentono di mappare, e denunciare, forme di precarietà abitativa diffuse su tutto il territorio nazionale», spiega un comunicato della federazione. «Il livello di dettaglio su cittadinanza e comune di residenza indica la presenza di luoghi in cui le forme di precarietà di vita appaiono particolarmente pressanti e degne di attenzione».

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La federazione, però, rileva alcuni limiti dell’indagine. Il censimento di persone senza fissa dimora e senzatetto, infatti, rischia di sottostimare il numero di persone che in generale possono considerarsi senza dimora e che quindi vivono in condizioni di marginalità. Come rilevato da studi basati su indagini a campione fatte in passato, nel 2011 e nel 2014, molte persone in una situazione di marginalità non sono iscritte all’anagrafe nemmeno attraverso una via fittizia. Si tratta in particolare di persone straniere irregolari che rimangono escluse dal censimento. Fio.PSD spiega che molte persone registrate all’anagrafe in una via fittizia non rientrano necessariamente tra quelle considerate in situazione di grave marginalità: le ragioni per richiedere una residenza fittizia possono essere collegate a motivi non riconducibili al disagio sociale.

Un altro problema, che riguarda in generale l’analisi dei dati, è che secondo la federazione la statistica rischia di presentare come omogeneo un fenomeno e un gruppo di persone caratterizzati in realtà da storie personali, e quindi bisogni individuali, molto diverse tra di loro.

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