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  • Mercoledì 18 gennaio 2023

La Bulgaria ha inviato in segreto armi all’Ucraina

Passando da intermediari in Polonia, Romania e Ungheria, ha detto l'ex primo ministro bulgaro Kiril Petkov al giornale tedesco "Die Welt"

L'ex primo ministro bulgaro Kiril Petkov insieme al presidente ucraino Volodymyr Zelensky, nell'aprile del 2022 (Volodymyr Tarasov/Ukrinform via ZUMA Press Wire/ANSA)
L'ex primo ministro bulgaro Kiril Petkov insieme al presidente ucraino Volodymyr Zelensky, nell'aprile del 2022 (Volodymyr Tarasov/Ukrinform via ZUMA Press Wire/ANSA)
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Un’inchiesta del quotidiano tedesco Die Welt ha rivelato come, all’inizio dell’invasione russa dell’Ucraina, la Bulgaria abbia segretamente inviato armi e carburante all’esercito ucraino. È una rivelazione notevole perché negli ultimi mesi, almeno ufficialmente, la Bulgaria aveva avuto una posizione piuttosto controversa sulla guerra in Ucraina: fino a dicembre non aveva mai autorizzato l’invio di armi, rimanendo l’unico paese della NATO insieme all’Ungheria a non farlo (quest’ultima non lo ha ancora fatto).

C’entra la complicata situazione politica del paese. All’inizio della guerra il primo ministro bulgaro era Kiril Petkov, un economista laureato ad Harvard che aveva fondato un partito anti-corruzione con cui aveva vinto sorprendentemente le elezioni del novembre 2021. Petkov si era mostrato da subito un forte sostenitore dell’Ucraina e aveva criticato in diverse occasioni il presidente russo Vladimir Putin. Ma il suo fragile governo – che poi è caduto a giugno – era sostenuto anche dal Partito Socialista, diretto discendente dell’ex Partito Comunista di epoca sovietica e che ha al suo interno molti politici filorussi. Per questo non era mai riuscito ad approvare l’invio di armi all’Ucraina.

Lo aveva fatto però di nascosto, secondo quanto rivelato a Die Welt dal ministro degli Esteri ucraino Dmytro Kuleba, da Petkov stesso e dall’ex ministro dell’Economia bulgaro Assen Vassilev. Petkov e Vassilev hanno raccontato al giornale che non potendo effettuare invii di armi “ufficiali” mandarono munizioni e carburante all’Ucraina passando da intermediari in altri paesi. «Stimiamo che circa un terzo delle munizioni di cui nelle prime fasi della guerra l’esercito ucraino aveva bisogno provenissero dalla Bulgaria», ha detto Petkov.

Kuleba ha spiegato che l’accordo sull’invio di aiuti dalla Bulgaria fu fatto ad aprile, in un momento della guerra in cui l’esercito ucraino stava avendo grosse difficoltà a respingere gli attacchi russi. Ha raccontato che quando il 19 aprile andò in visita a Sofia, la capitale della Bulgaria, discusse con Petkov dell’estrema necessità di munizioni, in particolare per i lanciarazzi di epoca sovietica BM-21, di cui la Bulgaria ha grosse scorte.

Petkov rispose a Kuleba che la complicata situazione nella sua maggioranza di governo non gli avrebbe permesso di garantire l’invio di aiuti militari, ma che avrebbe fatto «tutto ciò che poteva» per riuscirci in qualche modo. Petkov ha spiegato a Die Welt che il suo governo trovò il modo di aggirare i problemi autorizzando in segreto l’invio di armi e carburante all’Ucraina: non furono mandati direttamente dalla Bulgaria all’Ucraina, ma verso intermediari in Romania, Ungheria e Polonia.

Molti dettagli delle operazioni non sono stati comunicati, ma si sa che in sostanza la Bulgaria vendette ufficialmente armi e carburante a intermediari di questi tre paesi, che poi li inviarono a loro volta in Ucraina. A pagare per questi aiuti, però, non furono gli intermediari ma Regno Unito e Stati Uniti, secondo quanto rivelato da Die Welt. 

Secondo Petkov, la Russia sarebbe venuta a conoscenza degli aiuti e in risposta avrebbe compiuto ritorsioni contro la Bulgaria: a fine aprile interruppe le forniture di gas naturale al paese, e poi a partire da maggio lanciò attacchi informatici contro le aziende elettriche bulgare e gli uffici postali. L’inchiesta di Die Welt sostiene che avrebbe anche cercato di corrompere alcuni deputati del partito ultraconservatore “Rinascita” per portare avanti gli interessi russi nel parlamento bulgaro.

Il piano segreto di aiuti si fermò a giugno, quando il governo di Petkov fu sfiduciato dalla maggioranza che lo sosteneva (principalmente a causa di disaccordi legati alla gestione della spesa pubblica e allo sblocco della procedura di adesione all’Unione Europea della Macedonia del Nord). Ad agosto al suo posto si insediò un governo ad interim guidato da Galab Donev, formalmente indipendente ma che fece capire da subito di voler riallacciare i rapporti diplomatici con la Russia.

A ottobre si tennero infine nuove elezioni, vinte dal partito di centrodestra di Boyko Borisov, già primo ministro tra il 2014 e il 2021. Borisov ottenne il 25,3 per cento dei voti, contro il 20,2 del partito di Petkov. Al momento però non è ancora riuscito a formare un governo. È molto probabile quindi che si terranno nuove elezioni nel 2023.