In Svezia è in corso una grande caccia ai lupi

Lo scopo è quello di proteggere il bestiame, ma esperti e ambientalisti la stanno contestando molto, e sperano in un intervento della Commissione Europea

Un cacciatore in Svezia nel 2011 ( EPA/ANDERS WIKLUND / SCANPIX SWEDEN OUT)
Un cacciatore in Svezia nel 2011 ( EPA/ANDERS WIKLUND / SCANPIX SWEDEN OUT)
Caricamento player

Lunedì scorso in Svezia è iniziata una caccia al lupo della durata di un mese, autorizzata dal governo per ridurre la minaccia che questi animali rappresentano per allevatori, bestiame e per i residenti di alcune zone. È la più grande caccia al lupo autorizzata dalla Svezia dal 2010 e fra le altre cose sta ricevendo critiche da esperti, associazioni e partiti ambientalisti. La caccia ha provocato anche una certa tensione tra il governo svedese e l’Unione Europea, accusata da alcuni di non essere stata in grado di fermare una decisione così contraria ai propositi adottati formalmente di protezione e conservazione delle specie animali a rischio.

Il governo svedese sostiene che la caccia al lupo sia una questione di sicurezza e che non violi le leggi europee in materia di protezione degli animali né metta a rischio la popolazione di lupi presente sul territorio. Il ministro svedese degli Affari rurali ha detto a Politico che gli allevatori «hanno paura di investire e le loro mandrie non possono pascolare a causa della minaccia di attacchi di lupi», e ha aggiunto che le recenti notizie su questi attacchi hanno messo in angoscia molte famiglie.

«La caccia è assolutamente necessaria per frenare l’aumento dei lupi. Al momento ce n’è il numero più alto nella storia recente», ha detto alla tv pubblica svedese Gunnar Glöersen, un dirigente dell’associazione di categoria dei cacciatori.

Attualmente in Svezia ci sono circa 460 lupi, effettivamente il numero più alto nella storia del paese. Allevatori e cacciatori (una lobby molto influente nel paese) favorevoli alla decisione del governo citano questo dato per sostenere che non sia una specie a rischio: esperti e associazioni ambientaliste invece sostengono che nonostante il numero di lupi sia in crescita, la loro condizione sia ancora molto fragile e rischi di indebolirsi ancora più drasticamente con una riduzione del loro numero. Il progressivo isolamento di questi animali (dovuto al fatto che sono pochi e che non si muovono abbastanza da incrociarne altri) rappresenta anche un rischio per la diversità genetica della specie e può diventare una possibile causa di estinzione.

Il numero di lupi in Svezia inoltre è molto basso se paragonato a quello di altri stati dell’Unione Europea. Per esempio in Italia ce ne sono circa 3.300, in Polonia secondo i dati riportati da Politico 1886 e in Francia 783. Per la caccia in corso in questi giorni il governo svedese ha autorizzato l’uccisione di 75 lupi, cosa che dovrebbe portare il numero di esemplari sul territorio a 385.

Qualcuno però teme che il governo possa intervenire ancora più drasticamente: una legge approvata l’anno scorso dal parlamento svedese parlava infatti di un numero ideale compreso tra 170 e 270. Secondo l’agenzia pubblica svedese che si occupa di questioni ambientali, per rimanere in linea con le norme europee ed evitare di mettere a rischio la sua sopravvivenza, la popolazione di lupi nel paese non dovrebbe scendere sotto i 300.

La principale direttiva dell’Unione Europea per la conservazione e la protezione delle specie animali e vegetali, detta “Direttiva Habitat”, risale al 1992 e prevede una serie di misure per garantire il mantenimento o il ripristino degli habitat e delle specie di interesse della comunità europea. Un’altra convenzione che le associazioni ambientaliste sostengono che la Svezia stia violando è quella di Berna, approvata nel 1979 per gli stessi scopi e ratificata da tutti i paesi dell’Unione Europea, insieme ad altri.

La Commissione Europea ha già mandato due richiami formali alla Svezia per segnalare una possibile infrazione della direttiva, ma non ha preso provvedimenti più duri, come il ricorso alla Corte di Giustizia dell’Unione Europea. Contattata da Politico, la Commissione ha detto che la procedura di infrazione è ancora aperta, anche se finora non ha prodotto misure punitive, e anche che sta osservando attentamente gli ultimi sviluppi. Alcuni attivisti e associazioni sperano ancora che l’Unione Europea intervenga per fermare la caccia.

Secondo Benny Gäfvert, esperto della divisione svedese del WWF, le preoccupazioni di allevatori e agricoltori «vanno prese seriamente, ma una caccia non è una soluzione praticabile. Piuttosto, il governo dovrebbe aiutare gli allevatori a rafforzare soluzioni di sicurezza per le mandrie, come per esempio le recinzioni».