Di Nikola Tesla si parla moltissimo ancora oggi

Molte cose del presente, dalla corrente alternata alla nota società di auto elettriche, rimandano al leggendario inventore morto 80 anni fa

nikola tesla
Tesla nel suo laboratorio a Colorado Springs, nel 1899 circa (Dickenson V. Alley/Wikimedia)
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Dopo aver lavorato con Nikola Tesla per un breve periodo a Parigi, tra il 1882 e il 1884, l’inventore inglese Charles Batchelor scrisse in una lettera di referenze indirizzata al suo amico statunitense Thomas Edison: «Conosco due grandi uomini. Uno è lei, Edison, e l’altro è questo giovane». Edison aveva all’epoca 37 anni, ed era già uno degli inventori e imprenditori più noti al mondo, quello che aveva commercializzato e reso la lampada a incandescenza un oggetto di uso comune. Tesla era un ingegnere di origini serbe di dieci anni più giovane, e si era già fatto notare a Parigi in una delle aziende di Edison, la Continental Edison, in cui aveva lavorato con Batchelor.

Morto il 7 gennaio 1943, 80 anni fa, Tesla è uno dei personaggi storici più presenti e citati dei nostri tempi. Lo è prima di tutto perché appartiene a un gruppo di inventori le cui intuizioni e innovazioni cambiarono la storia delle scienze applicate tra l’Ottocento e il Novecento, e sono alla base del funzionamento di strumenti che utilizziamo ogni giorno. E lo è perché il suo nome è, tra le altre cose, quello della società statunitense dell’imprenditore Elon Musk nota per aver cambiato in tempi molto più recenti la storia del mercato delle automobili. Ma non solo per tutto questo Tesla è ancora attuale.

Dopo la sua morte, ma in modo particolare negli ultimi decenni, Tesla è diventato nella cultura popolare il prototipo del “genio visionario” dell’ingegneria, protagonista di libri e film (anche di successo, come The Prestige) in cui incarna l’ideale dell’inventore audace, anticonformista e incompreso. Ed è diventato un riferimento per molte persone – certamente per Musk – in tempi in cui la definizione stessa di inventore ha assunto contorni via via più sfumati e difficili da cogliere, per un insieme complesso di ragioni storiche, economiche e sociali.

Ad aggiungere connotazioni letterarie e a tratti leggendarie alla sua storia contribuiscono sia le vicende della sua vita, non tutta nota e non fatta solo di successi, sia la raccontata rivalità con altri inventori e imprenditori del suo tempo conosciuti quanto o più di lui. La storia complicata e spesso infruttuosa dell’applicazione ingegneristica di alcune sue idee ha inoltre fatto di lui un modello di “genio” diverso da altri, più specifico e definito: quello meno abile o meno incline alla commercializzazione delle proprie intuizioni, diversamente da Edison. E questa caratteristica, insieme a una certa stravaganza e all’isolamento nell’ultima parte della sua vita, ha peraltro favorito il successo recente di Tesla anche tra molti sostenitori di approcci pseudoscientifici e fanatici delle sue idee più bislacche e irrealizzabili.

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Una sala del museo dedicato a Nikola Tesla a Belgrado, in Serbia (AP Photo/Darko Vojinovic)

Tesla nacque il 10 luglio 1856 a Smiljan, un villaggio che oggi è in Croazia e all’epoca era parte dell’Impero austriaco. Suo padre era un ministro di culto ortodosso serbo e sua madre discendeva da una stirpe di inventori. Anche lui era destinato al sacerdozio, per volontà di suo padre, ma a un certo punto contrasse il colera: un evento a cui avrebbe in seguito attribuito molta importanza, come scrisse in un’autobiografia del 1919.

Durante uno dei momenti più critici, dove sembrava che mi fosse rimasto pochissimo da vivere, mio padre entrò nella stanza. Ho ancora davanti agli occhi il suo volto pallido mentre tentava di tirarmi su il morale e di tranquillizzarmi. «Forse», dissi, «potrei migliorare se tu mi permettessi di studiare ingegneria». «Allora tu studierai nel miglior istituto tecnico del mondo», solennemente replicò, e sapevo cosa volesse dire.

Tesla guarì – «tornai alla vita come una specie di Lazzaro, con grande meraviglia di tutti» – e suo padre mantenne la promessa. Gli permise di studiare ingegneria elettrica al Politecnico di Graz, in Austria. E successivamente Tesla si iscrisse all’Università di Praga, dove per qualche tempo seguì corsi di fisica e matematica avanzata ma senza mai finire gli studi.

Descritto come una persona molto curiosa e dalla memoria prodigiosa, Tesla si trasferì a Budapest nel 1881 e trovò lavoro in una società di telegrafi, una tecnologia che però considerava obsoleta e distante dai suoi interessi. Si trasferì quindi a Parigi, nel 1882, dove cominciò a lavorare come ingegnere in una filiale della Edison Continental insieme a Batchelor, l’inventore inglese che un anno prima aveva curato a Parigi l’installazione di una stazione di illuminazione elettrica alla prima Esposizione internazionale dell’elettricità.

Grazie all’intercessione di Batchelor, che andò a dirigere la divisione manifatturiera Edison Machine Works a New York, anche Tesla si trasferì negli Stati Uniti nel 1884. All’epoca Edison stava cercando collaboratori che lo aiutassero a migliorare e rendere capillare la distribuzione dell’energia elettrica su larga scala, in tutte le città. Chiese quindi a Tesla e agli altri ingegneri che lavoravano nelle sue aziende di rendere il sistema di distribuzione dell’elettricità più efficiente e sicuro.

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A questo punto, molte biografie di Tesla raccontano che Edison promise un premio spropositato, di 50 mila dollari – equivalente a oltre un milione e mezzo di dollari oggi – all’ingegnere in grado di ottimizzare il generatore di corrente esistente all’epoca. Tesla ci riuscì, dopo mesi di lavoro e dedizione, ed Edison si limitò a un cospicuo aumento di stipendio, senza mantenere la promessa. «Tesla, lei non afferra il senso dell’umorismo americano», gli disse.

Quello tra Tesla ed Edison è ancora oggi uno degli scontri più noti e raccontati della storia della scienza: non soltanto per ragioni di personalità differenti e contrapposte, ma per una questione tecnica oggetto della cosiddetta guerra delle correnti. Lo standard dell’epoca nella produzione di energia elettrica – quello che aveva fatto la fortuna di Edison ed era utilizzato nei primi impianti per alimentare piccole reti per l’illuminazione – era il generatore di corrente continua.

Semplificando molto, il generatore funzionava grazie a una batteria che era in grado di emettere elettroni in un’unica direzione. Era un sistema semplice da regolare ma aveva una serie di svantaggi, primo tra i quali i costi di trasmissione molto elevati a causa della grande dispersione della corrente lungo i cavi. Di fatto, il raggio utile per la trasmissione era molto ridotto e rendeva necessario costruire una centrale elettrica ogni chilometro o poco più.

L’ambizione di Tesla, a conoscenza degli studi e degli esperimenti di altri inventori e scienziati a lui contemporanei, era invece quella di costruire un generatore a corrente alternata: il sistema che ancora oggi rende possibile trasportare la corrente elettrica su lunghe distanze. Sistemando diversamente i fili e il magnete all’interno del generatore era possibile ottenere un sistema che produceva gli stessi risultati – portare l’elettricità nelle case – ma in un modo molto più efficiente. Non era cioè necessario costruire impianti a distanza molta ravvicinata: per illuminare un’intera città ne sarebbe bastato uno situato a 30 chilometri di distanza.

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Tesla lasciò quindi la Edison Continental e fondò una sua società, la Tesla Electric Light & Manufacturing, nel 1884. Cominciò a lavorare alle sue invenzioni e ai suoi primi brevetti, cercando nel frattempo di ottenere finanziamenti che gli permettessero di sviluppare il motore a corrente alternata. Ma per un breve tempo, venuta meno la fiducia dei suoi primi finanziatori, rinunciò ai suoi progetti e lavorò come operaio a New York.

Nikola Tesla

Nikola Tesla in una foto del 1900 (Herbert Barraud/Hulton Archive/Getty Images)

Le prospettive di successo del generatore a corrente alternata erano peraltro già emerse in precedenza in altre parti del mondo, e in particolare in alcuni esperimenti presentati a Torino nel 1884 durante un’importante mostra internazionale.

L’ingegnere e scienziato italiano Galileo Ferraris, coinvolto nell’organizzazione della mostra, aveva studiato i problemi nell’applicazione dell’elettricità fin dalla fine degli anni Settanta. E nel 1885 aveva messo a punto – ma senza brevettarlo – un motore a campo magnetico rotante, un sistema a corrente alternata simile a quello che in seguito Tesla riuscì a brevettare per un uso pratico a livello industriale. Preziosissime e fondamentali per lui furono in particolare la consulenza e la collaborazione dell’imprenditore e inventore statunitense George Westinghouse, convinto dalle dimostrazioni di Tesla ad acquistare molti brevetti già esistenti sulla corrente alternata.

Nel frattempo Edison difese a lungo il suo sistema a corrente continua, anche in considerazione degli ingenti investimenti da lui compiuti. E per screditare il sistema di Tesla incentrò una campagna mediatica, a tratti molto aggressiva, sulla sicurezza della corrente continua e sui pericoli dell’alta tensione dei generatori a corrente alternata. Quello stesso sistema fu peraltro utilizzato per mettere a punto nuovi strumenti per l’esecuzione delle condanne a morte, tra cui la sedia elettrica, con il parere favorevole dello stesso Edison, che aveva un interesse nell’associare nell’opinione pubblica la corrente alternata a uno strumento letale per definizione.

La campagna di Edison non servì a molto: i sistemi di illuminazione a corrente alternata sviluppati dalla Westinghouse Electric si diffusero per le strade degli Stati Uniti già dal 1887. E tramite appositi trasformatori quel sistema non creò significativi problemi di sicurezza. L’invenzione del motore a corrente alternata e i relativi brevetti, acquistati da Westinghouse, rivale di Edison, portarono a Tesla non soltanto gli ambiti riconoscimenti nella comunità degli inventori ma anche ingenti guadagni, prima di ottenere nel 1891 la cittadinanza statunitense.

Proprio in quegli anni Tesla diventò noto per le dimostrazioni pubbliche spettacolari delle altre invenzioni a cui stava lavorando e per cui cercava di attirare l’interesse dei finanziatori. E si interessò a molti fenomeni che lo portarono a sviluppare idee e progetti e condurre esperimenti considerati oggi contributi fondamentali per altre scoperte scientifiche, tra cui la comunicazione a distanza tramite onde elettromagnetiche, alla base dell’invenzione della radio. Altri studi da lui condotti inoltre sui raggi X, la cui scoperta nel 1895 è attribuita al fisico tedesco Wilhelm Röntgen, permisero a Tesla di comprendere in particolare la pericolosità dell’esposizione prolungata ai raggi.

Questi interessi ed esperimenti portarono Tesla ad approfondire, tra le altre cose, l’idea innovativa di trasmettere energia elettrica senza fili, creando un campo magnetico tra circuiti fisicamente separati. Lo stesso principio è alla base della bobina di Tesla (o “trasformatore risonante”), un dispositivo da lui inventato che permette di produrre elettricità a corrente alternata tra circuiti elettrici accoppiati in risonanza. Funziona in sistemi posti a corte distanze ma Tesla era convinto potesse servire a sviluppare energia anche a lungo raggio (gli sviluppi più attuali di questa tecnologia presentano molti limiti noti già all’epoca).

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La rivalità tra Tesla ed Edison continuò a esercitare fascino ed essere oggetto di curiosità e interesse per lungo tempo. Intervistato dal New York Times il giorno dopo la morte di Edison, avvenuta il 18 ottobre 1931, Tesla disse di lui:

Non aveva hobby, non aveva nessun interesse per alcun tipo di divertimento, e viveva nel totale disprezzo delle più elementari norme igieniche. Non c’è dubbio che se non avesse sposato in seguito una donna di eccezionale intelligenza, che ebbe come unico scopo della sua vita quello di preservarlo, sarebbe morto molti anni fa per le conseguenze della totale negligenza. Tanto grande e incontrollabile era la sua passione per il lavoro.

Prestare attenzione all’igiene di Edison non doveva peraltro apparire sorprendente da parte di Tesla: uno che, come scrisse Margaret Cheney, autrice della biografia Tesla. Un uomo fuori dal tempo, usava 18 tovaglioli puliti a ogni pasto, aveva una «paura morbosa dei germi» ed era «perseguitato da una moltitudine di altre strane ossessioni».

Nel 1899 aveva lasciato New York per trasferirsi a Colorado Springs, un posto isolato in cui poter condurre liberamente i suoi esperimenti in spazi più ampi. In quel laboratorio in Colorado era riuscito a portare avanti alcuni degli studi per cui è citato nella storia della scienza, ma soprattutto i progetti più ambiziosi, irrealizzabili e strampalati. Furono questi a procurargli infine, dopo i successi e i riconoscimenti della prima parte della sua vita, una reputazione da scienziato pazzo, peraltro favorita dalle sue ossessioni.

Nikola Tesla

Nikola Tesla durante un’intervista per il suo 79° compleanno, a New York, il 10 luglio 1935 (AP Photo)

A un certo punto, la sua convinzione di aver registrato segnali radio extraterrestri era stata una delle ragioni della sua progressiva perdita di credibilità nella comunità scientifica. E le strutture utilizzate per costruire vicino a Manhattan la Wardenclyffe Tower, un costosissimo e fallimentare progetto di trasferimento di energia senza fili cofinanziato dal banchiere John Pierpont Morgan, erano infine state smantellate e vendute per ripagare i debiti di Tesla con il fisco.

Una delle fissazioni più note di Tesla era quella per il numero tre, di cui peraltro aveva scritto nella sua autobiografia del 1919.

Ho contato tutti i gradini che ho percorso e ho calcolato il volume contenuto in tutti i piatti da minestra e nelle tazzine da caffè, oltre a quello delle porzioni di cibo: il pasto altrimenti non sarebbe potuto essere piacevole. Oltretutto tutti questi atti ripetuti e operazioni che eseguivo dovevano essere sempre divisibili per tre, e se questo non accadeva mi sentivo spinto a ricalcolare tutto di nuovo, anche se questo mi richiedeva molte ore.

Tesla trascorse gli ultimi anni della sua vita sempre più indebitato e in solitudine, alloggiando in alberghi malmessi. Nelle sue stanze lasciava entrare i piccioni, un’altra delle sue ossessioni: dava loro da mangiare e sosteneva di riuscire a comunicare con alcuni di loro. Morì a 86 anni nel New Yorker Hotel, l’albergo di Manhattan in cui viveva stabilmente dal 1934: nella stanza 3327, al 33° piano, entrambi numeri divisibili per tre.