Per tanti popoli l’anno non comincia domani
Il primo giorno dell’anno è una questione di calendari, ovviamente, e non tutti i paesi seguono quello gregoriano
Che in un’estesa parte del mondo il primo gennaio sia il primo giorno dell’anno è una cosa ovvia da qualche secolo. Sebbene lo fosse anche secondo il calendario introdotto da Giulio Cesare nel 46 a.C., per un lungo periodo del Medioevo in alcuni paesi e città furono utilizzati come inizio dell’anno altri giorni considerati significativi per motivi religiosi, come il Natale o l’annunciazione (25 marzo). E in alcuni luoghi questa convenzione perdurò per oltre un secolo anche dopo il 1582, anno dell’introduzione del calendario gregoriano, uniformemente utilizzato ancora oggi nella maggior parte del mondo occidentale.
Ma non tutti i paesi e le popolazioni del mondo seguono il calendario gregoriano. Ce ne sono alcune per cui il primo gennaio è un giorno come altri, non il primo dell’anno. E molte altre che, pur basando la loro vita di tutti i giorni sul calendario gregoriano, da secoli ne utilizzano un altro per programmare le festività religiose: inclusa quella legata all’inizio del nuovo anno.
Il calendario cinese è uno degli esempi più noti e citati. È un cosiddetto calendario lunisolare, sviluppato cioè tenendo in conto l’osservazione sia della Luna che del Sole. Diversamente da quello gregoriano, che è solare, è basato sui cicli lunari ma include un mese aggiuntivo per colmare il ritardo che altrimenti si accumulerebbe rispetto all’anno solare, dato che il mese lunare è più corto. Prevede cicli di anni da 12 e da 13 mesi, alternati, e ogni ciclo di anni è fatto di 60 anni. Poiché il calendario segue le fasi della Luna, la data del capodanno cambia ogni anno.
Il capodanno cinese è una delle feste più importanti del mondo, motivo della più estesa migrazione annuale di esseri umani. È infatti tradizionalmente celebrata da milioni di persone che fanno ritorno nei loro villaggi di origine per festeggiare con amici e parenti. Ed è celebrata, oltre che da numerose comunità cinesi in tutto il mondo, anche in altri paesi del sud-est asiatico, tra cui Corea del Sud, Mongolia, Singapore, Nepal e Vietnam, in cui ha seguito evoluzioni leggermente diverse ma a partire dallo stesso calendario lunisolare cinese.
I festeggiamenti durano 16 giorni – ma soltanto nei primi sette restano chiusi uffici e scuole – e segnano il passaggio dall’inverno alla primavera, ragione per cui il capodanno cinese è noto come la festa di primavera. Il prossimo anno, l’anno del coniglio 2023, comincerà il 22 gennaio 2023 e terminerà il 9 febbraio 2024. L’anno in corso, l’anno della tigre 2022, è cominciato il 1° febbraio e terminerà il prossimo 21 gennaio. Ogni anno prende a rotazione il nome di uno dei 12 animali dello zodiaco (topo, bufalo, tigre, coniglio, drago, serpente, cavallo, capra, scimmia, gallo, cane e maiale), che derivano dal folclore cinese.
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Anche nella cultura ebraica le celebrazioni per l’inizio del nuovo anno – la festa di Rosh haShana – non coincidono con il capodanno del calendario gregoriano. Quello ebraico è lunisolare, come quello cinese, e prevede anni raggruppati in cicli di 19 anni, che possono avere 12 o 13 mesi (e i mesi possono avere 29 o 30 giorni).
L’anno ebraico comincia il primo giorno del mese di Tishrì, che cade a settembre o nei primi giorni di ottobre. La festa più recente di Rosh haShana, quella dell’anno ebraico 5783, si è svolta tra il tramonto del 25 settembre e il tramonto del 27 settembre 2022. Secondo la tradizione ebraica è una ricorrenza utile per riconsiderare il passato e la propria relazione con Dio, e segna anche il primo giorno di un periodo noto come “dieci giorni del pentimento”, che culmina nello Yom Kippur, il “giorno dell’espiazione”, considerato il più sacro dell’anno.
In Iran e in molti altri paesi mediorientali, balcanici e asiatici, tra cui l’Afghanistan, l’Albania e l’Uzbekistan, la festa che segna l’inizio del nuovo anno è il Nowruz (in persiano, “nuovo giorno”). Cade il 20 o il 21 marzo, a seconda degli anni: è il primo giorno del primo mese (Farvardin) del calendario solare iraniano, che coincide con l’equinozio di primavera. I festeggiamenti proseguono per due settimane ma soltanto il primo giorno è festa nazionale.
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Celebrato da circa 300 milioni di persone nel mondo e noto anche come capodanno persiano, il Nowruz è considerato una delle feste più longeve della storia. Ha origine nello zoroastrismo, una delle religioni monoteiste più antiche al mondo, ed è sopravvissuta all’invasione arabo-islamica della Persia nel VII secolo (è festeggiata anche in India tra le comunità parsi zoroastriane fuggite dall’Iran in quell’epoca).
La conquista araba della Persia non portò né all’estinzione della festa di Nowruz, basata sul calendario solare utilizzato da secoli in quell’area, né alla diffusione del calendario lunare islamico imposto dai conquistatori. Che è poi il calendario utilizzato ancora oggi in gran parte del mondo musulmano: essendo lunare, i suoi 12 mesi sono tutti da 29 o 30 giorni, per un totale di 354 giorni (tranne gli anni bisestili, ogni tre anni circa, che durano 355 giorni).
Il fatto che il calendario islamico sia lunare e non lunisolare (non prevede alcun aggiustamento all’anno solare) fa sì che le festività possano cadere in qualsiasi stagione, e quindi in un qualsiasi mese del calendario gregoriano. Il capodanno islamico – il prossimo cadrà il 19 luglio 2023 – è una delle feste sacre più importanti per gli sciiti: si celebra il primo giorno di Muharram, il primo mese dell’anno, e ricorda la morte dell’imam e nipote del profeta Maometto, Husayn ibn Ali, nella battaglia di Kerbela nel 680 d.C.
Per questo motivo, nel mondo sciita, il capodanno islamico coincide con l’inizio di un periodo di festività con una connotazione marcatamente luttuosa. E si conclude dopo dieci giorni con la celebrazione dell’Ashura, una festa che prevede il digiuno, il pellegrinaggio a Kerbela e vari atti rituali di autolesionismo.
In Etiopia e in Eritrea la festa per l’inizio del nuovo anno è l’Enkutatash e si celebra l’11 settembre, come ricordò peraltro anche Papa Francesco l’11 settembre 2021. Segna la fine della stagione delle piogge ed è il primo giorno del Meskerem, il primo mese dell’anno secondo il calendario copto della Chiesa ortodossa etiope, che è formato da 12 mesi di 30 giorni ciascuno, seguiti da un periodo di 5 giorni (o 6, negli anni bisestili).
Ci sono poi i calendari induisti, che sono principalmente tre ma con molte varianti regionali, e includono sia mesi solari che lunari, oltre ad altre informazioni astronomiche. Appartiene a questo tipo di calendari, per esempio, quello dell’isola di Bali, dove il capodanno (Nyepi) si celebra in occasione della prima luna nuova di marzo. È una festa contraddistinta da molte restrizioni il giorno della vigilia, dedicata alla meditazione, e processioni e rituali pubblici molto suggestivi il giorno dopo.
Diverso ancora è il calendario buddista, un calendario lunisolare che deriva da quello induista ed è molto diffuso in Sri Lanka, Thailandia, Cambogia, Birmania e Laos. In Sri Lanka il capodanno è la festa di Aluth Avurudda e si celebra il primo giorno del primo mese dell’anno singalese (Bak), tra il 13 e il 14 aprile. È una festività religiosa che prende nomi diversi a seconda del paese ed è celebrata all’interno delle comunità theravada, la più antica scuola buddista tra quelle esistenti, anche in Thailandia, Cambogia, Myanmar, Laos e altri paesi.