Un film italiano sta sbancando su Netflix in tutto il mondo

“Il mio nome è vendetta”, un insolito film d'azione con Alessandro Gassmann, è tra i 10 più visti di sempre tra quelli non in inglese

(Netflix)
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Per la prima volta nella classifica mondiale dei film non in lingua inglese più visti di sempre su Netflix è entrato un film italiano. Il mio nome è vendetta di Cosimo Gomez è disponibile sulla piattaforma da quattro settimane, e fino ad ora ha registrato 67 milioni di ore di visione, che è il metro con il quale Netflix valuta le prestazioni dei propri film e serie tv. Ci sono stati in questi anni film italiani di successo tra quelli Netflix Original, cioè i titoli che la piattaforma produce o contribuisce a produrre, pre acquistandoli così da averli in esclusiva: ma nessuno era mai entrato nella classifica dei più visti di sempre. 

Fin dalla prima settimana in cui Il mio nome è vendetta è arrivato su Netflix è stato chiaro che i suoi dati di visione erano superiori alla media, e non solo in Italia. Tramite il suo sito top10, Netflix fornisce sia le classifiche generali dei più visti nel mondo che quelle particolari dei 10 più visti di ogni singolo territorio in cui è presente: Il mio nome è vendetta è entrato nella classifica di 91 territori diversi da subito, compresi alcuni paesi in cui la tradizione dei film “di vendetta” si è molto sviluppata in questi ultimi decenni, come il Giappone o la Corea Del Sud.

In molti casi, e facendo riferimento solo alle ore di visione delle singole settimane (e non a quelle complessive), Il mio nome è vendetta è stato più visto anche di molti titoli in lingua inglese che solitamente, sia per la presenza di star mondiali che per la promozione più massiccia, sono i più visti. Solo un altro film ha fatto meglio in questo periodo, il norvegese Troll, il cui caso è ancora più clamoroso e che al momento è il film non in lingua inglese più visto di sempre. Il successo internazionale di Il mio nome è vendetta non ha eguali tra i titoli italiani usciti sulle altre piattaforme di streaming.

La trama del film appartiene al genere del cinema di vendetta, più precisamente di caccia e vendetta, in cui un uomo d’azione (solitamente con un passato violento alle spalle) subisce un torto terribile, come il rapimento di un parente o la morte di una persona cara, e parte alla caccia dei responsabili con conseguente scia di morti.

Nel caso specifico l’attore Alessandro Gassmann è il padre di famiglia a cui viene uccisa la moglie dalla ’ndrangheta. In quel momento si scopre quello che lui stesso aveva sempre nascosto alla figlia preadolescente, cioè che prima di vivere con loro in montagna lavorava per il crimine organizzato. A quel punto, essendo stata scoperta la copertura, il protagonista addestra rapidamente la figlia al combattimento e i due decidono di muoversi per primi e uccidere tutti quelli che li minacciano.

Il film è stato scritto dallo scrittore specializzato in storie criminali Sandrone Dazieri con Fabio Guaglione (già autore del film Mine nel 2016), Franco Fraternale e lo stesso regista Cosimo Gomez, a partire dal desiderio di Alessandro Usai, produttore della Colorado Film, di fare un film di vendetta e azione italiano. Oltre ad Alessandro Gassmann nel film ci sono Ginevra Francesconi (che interpreta la figlia), Remo Girone e Alessio Praticò. 

Fino a qualche anno fa non era usuale che il cinema italiano producesse film di questo tipo, modellati su trame e generi di successo mondiale che non siano drammi o commedie e pensati per assomigliare ai grandi successi internazionali. In questo caso il film a cui si ispira maggiormente è Io vi troverò, che nel 2008 lanciò una nuova carriera d’azione per Liam Neeson, finendo per generare molti sequel ed epigoni. Di quel film Il mio nome è vendetta non solo riprende l’assunto di base, ma anche le caratteristiche di durezza e maturità del protagonista, un padre con una figlia abbastanza grande, che ha più un passato dietro di sé che un futuro davanti. La saga di John Wick, con Keanu Reeves, è un altro esempio di film di vendetta di enorme successo.

Da quando Netflix è presente in Italia ha fatto molto per stimolare le produzioni locali a proporre e girare storie di questo tipo, il cui genere è immediatamente identificabile dal pubblico mondiale, anche solo dalla prima immagine e dal titolo. Già due anni fa aveva tentato qualcosa di simile producendo La Belva, con Fabrizio Gifuni. All’epoca tuttavia non venivano ancora diffusi i dati di visione. Il risultato di Il mio nome è vendetta, ora, testimonia l’efficacia della strategia.

(Netflix top10)

Il sito top10 di Netflix è l’unica forma di divulgazione dei dati di visione che la piattaforma consente. Esiste dal 28 giugno 2021 e al suo interno distingue tra i 10 film più visti e le 10 serie più viste nel mondo in classifiche separate, oltre a fornire una top 10 per ogni territorio in cui è presente. In precedenza Netflix divulgava dati riguardo le prestazioni di film e serie senza una cadenza regolare, usando come unità di misura il numero di volte che un singolo titolo era stato visto. Il metro era giudicato poco affidabile perché era sufficiente che fossero guardati due minuti di un titolo per conteggiare una visione. Invece con top 10 Netflix ha inaugurato il sistema delle ore viste: ogni titolo è valutato in base a quante ore ne sono state guardate. Per questa ragione serie tv e film, che hanno durate imparagonabili, sono in classifiche separate.

In più esiste anche una classifica dei film e delle serie più viste nei loro primi 28 giorni sulla piattaforma da quando esiste questo metro di valutazione, ovvero un anno e mezzo (periodo nel quale però gli utenti sono molto aumentati: quindi è facile che i più visti dell’ultimo anno e mezzo siano i più visti di sempre). In questo caso Netflix distingue tra produzioni in lingua inglese e non in lingua inglese, con classifiche separate. Come riporta il sito di analisi Cineguru, tra i film italiani con più ore di visualizzazione ci sono la commedia teen Sul più bello (16,6 milioni di ore), l’horror grottesco A Classic Horror Story (13,1 milioni di ore) e il film di Paolo Sorrentino È stata la mano di Dio (12,6 milioni di ore). Il più visto di tutti fino a un mese fa era Yara, film di finzione sul caso dell’omicidio di Yara Gambirasio, con 37,8 milioni di ore. Il mio nome è vendetta, solo nella sua prima settimana online, è stato guardato per un totale di 32 milioni di ore.

La strategia di puntare sulle produzioni dei singoli paesi è adottata da Netflix da diversi anni in tutti i principali territori in cui è presente, e ha due obiettivi principali. Da una parte è considerata una maniera per allargare il pubblico di abbonati, attraendo non solo gli spettatori più interessati a produzioni straniere ma anche il pubblico delle reti generaliste, tramite film e serie che per tematiche e attori coinvolti non si allontanano molto da quelli che hanno più successo sui canali gratuiti di ogni paese.

Dall’altra la piattaforma ha compreso molto presto, grazie al successo di alcune serie non in lingua inglese (come Narcos), che titoli non americani e non in inglese possono attrarre sia il pubblico mondiale che quello americano. Il successo di serie come Squid Game (coreana) o Lupin (francese), la prima la più vista sulla piattaforma, la seconda stabilmente nella top10 di sempre, lo hanno poi confermato. Per Netflix quindi lo stile narrativo e quello visivo sono più importanti per acchiappare spettatori rispetto alla lingua che viene parlata.

La filosofia di Netflix è che più una produzione è locale, cioè più è specifica e rappresentativa del territorio da cui proviene, più ha una potenzialità globale e può interessare tutto il mondo. Questa però è anche una maniera per battere la concorrenza. Le altre piattaforme americane come Prime Video, Disney+ o Apple TV+ hanno gonfiato il mercato degli ingaggi e dei talent di star della recitazione e della regia aumentando anche quello che occorre pagare per assicurarsi le sceneggiature o le produzioni più appetibili, quelle in grado di garantire sia un successo immediato sia quello successivo, nella forma di sequel, prequel, spin-off e via dicendo. 

Netflix vuole trovare sempre più proprietà intellettuali in altri paesi, cioè in mercati in cui le altre piattaforme non sono altrettanto radicate. Come conseguenza negli ultimi tre anni è drasticamente aumentato il numero di produzioni tedesche, ceche, polacche, coreane, giapponesi o spagnole che la piattaforma propone, portandole ad ottimi successi. Nelle ultime tre settimane, grazie a Troll e Il mio nome è vendetta, le ore di visione della classifica mondiale dei film non in lingua inglese erano paragonabili a quelle dei film in lingua inglese.

Anche per questa ragione, quando un titolo si rivela un successo, Netflix è solita avviare quasi subito la produzione di un sequel o di un contenuto simile da parte della medesima squadra, con un  budget superiore. Cosimo Gomez, in un’intervista con il critico Francesco Alò, ha parlato di come esista l’intenzione di realizzare un sequel di Il mio nome è vendetta e di quanto il finale del film sia stato pensato per consentirlo, anche se non c’è ancora stata da parte di Netflix la luce verde (termine tecnico tradotto dall’inglese “green light”, con il quale si identifica l’autorizzazione ufficiale ad avviare una produzione).