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  • Venerdì 9 dicembre 2022

Le polemiche per la convocazione del giocatore del Genoa condannato per stupro

Manolo Portanova è stato riconosciuto colpevole in primo grado, ma la sua squadra non ha ancora preso una posizione ufficiale

(Domenico Cippitelli/Pacific Press via ZUMA Press Wire)
(Domenico Cippitelli/Pacific Press via ZUMA Press Wire)
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L’assenza di reazioni e di dichiarazioni da parte della società calcistica del Genoa dopo la condanna per il reato di stupro di gruppo di un suo giocatore, Manolo Portanova, sta provocando molte polemiche. La condanna, a sei anni di reclusione, è stata emessa il 6 dicembre nel processo di primo grado che si è tenuto a Siena con il rito abbreviato. I legali del giocatore hanno detto che presenteranno ricorso, ma nel frattempo il giorno dopo la sentenza Portanova si è allenato regolarmente nel centro sportivo della società a Pegli, ed è stato poi convocato per la partita di giovedì contro il Südtirol, del campionato di Serie B, vinta per 2 a 0.

Molti giornali hanno parlato di una sorta di ripensamento del Genoa, scrivendo che la società avrebbe ritirato la convocazione di Portanova dopo le prime polemiche, mandandolo a sedere in tribuna, e cioè non schierandolo in campo e non inserendolo nemmeno nella lista delle riserve in panchina. In realtà, il Genoa ha semplicemente cercato di aggirare il problema. Portanova è stato effettivamente convocato e la convocazione non è stata revocata, ma al momento di fornire la lista ai funzionari della FIGC i dirigenti della società hanno inserito il nome del giocatore nella lista di quelli destinati alla tribuna, espressione che indica i calciatori che sono comunque al seguito della squadra ma che non scendono in campo.

In questo modo il Genoa ha cercato di proteggersi sia da una possibile azione legale degli avvocati del giocatore, nel caso in cui Portanova fosse stato messo “fuori rosa”, cioè in pratica escluso dalle attività sportive, sia dalle polemiche sui media. Questo secondo obiettivo non è stato davvero raggiunto. Il Genoa nel frattempo ha fatto sapere, anche se in via non ufficiale, che il caso Portanova è unico nel calcio italiano e che, non essendoci precedenti, sta decidendo come comportarsi. Nessuna istituzione calcistica italiana si è espressa sulla vicenda, anche se Portanova ha fatto parte della Nazionale italiana under-21.

Sui social network, nelle pagine più frequentate dai tifosi del Genoa, ci sono state discussioni sulla mancata presa di posizione del Genoa. Alcuni hanno giudicato comprensibile il comportamento della società. Altri hanno fatto riferimento al garantismo e quindi alla presunzione d’innocenza di Portanova fino a che la condanna non passa in giudicato. Molti hanno invece sostenuto che in passato sono stati messi fuori rosa giocatori per vicende di minore gravità. In effetti è così: ogni anno numerosi calciatori vengono esclusi dalle squadre per motivi disciplinari, per scelte tecniche o anche solo per spingerli ad accettare trasferimenti in altre società. Un giocatore messo fuori rosa può intentare una causa per mobbing, cosa che in passato è avvenuta, ma in questo caso l’eventualità sembra improbabile. 

Molte tifose genoane, sui social network, hanno accusato di ipocrisia la società e le istituzioni che governano il calcio italiano, che abitualmente chiedono ai giocatori di scendere in campo con un segno di pittura rossa sul volto in occasione della giornata internazionale per eliminare la violenza contro le donne, e però non hanno chiesto provvedimenti per il caso di Portanova.

Allo stadio, prima e durante la partita contro il Südtirol, non ci sono state contestazioni nei confronti della dirigenza e del giocatore e la curva nord genoana, tra le più appassionate d’Italia, non ha mandato segnali riguardo alla vicenda. In sostanza, tra i tifosi presenti allo stadio la cosa è stata apparentemente ignorata.

All’estero, in occasione di casi simili, altre società calcistiche avevano preso decisioni immediate. Da tempo il tedesco Nico Schulz è stato messo fuori rosa dal Borussia Dortmund perché accusato di violenza domestica. Il brasiliano Robinho era stato messo fuori rosa dal Santos dopo che era stato condannato nel 2021 a Milano per violenza sessuale di gruppo, ai tempi in cui giocava nel Milan. Lo stesso procedimento ha adottato alcuni mesi fa il Manchester United nei confronti di Mason Greenwood, accusato di violenza sessuale. Tutte decisioni prese dalle società prima che ci fosse una sentenza definitiva e, a volte, anche prima di un processo. Il Genoa ha invece continuato a schierare in campo Portanova quando le accuse erano già note e anche dopo che erano state formalizzate.

I fatti di cui è accusato Manolo Portanova risalgono al 2021 a Siena. Il 4 giugno una studentessa universitaria di 21 anni denunciò alla polizia di essere stata stuprata, la notte tra 30 e 31 maggio, da più persone in un appartamento del centro, vicino a piazza del Campo. Gli accertamenti medici riscontrarono varie ecchimosi con prognosi superiore ai 40 giorni.

Il 30 maggio la donna si era data appuntamento con Portanova. I due si conoscevano da un paio di settimane, Portanova giocava a Genova ma frequentava regolarmente Siena, città dove è cresciuto. Nell’appartamento del centro la donna arrivò con un’amica, rispondendo all’invito a una festa: c’era una decina di altre persone. A un certo punto della serata, la donna entrò in una stanza con Portanova, e poco dopo l’amica ricevette messaggi audio della ragazza che chiedeva aiuto («Aiutami mi stanno molestando»).

La donna raccontò alla polizia che dopo essersi appartata con Portanova nella stanza arrivarono altre persone. Erano uno zio del calciatore, Alessio Langella, 23 anni, un amico, Alessandro Cappiello, 24 anni, e il fratello, William Portanova, all’epoca dei fatti minorenne. La vittima, secondo il suo racconto, chiese ai tre di andarsene, cosa che loro fecero, per poi tornare nella stanza pochi minuti dopo. Secondo la ricostruzione fornita dal quotidiano La Nazione, Manolo Portanova, Langella e Cappiello avrebbero partecipato attivamente allo stupro, mentre il minorenne William Portanova sarebbe rimasto defilato registrando però un video dello stupro. Quel video sarebbe poi stato acquisito come prova. Il giorno dopo la ragazza raccontò ad alcuni parenti ciò che era successo.

Il pubblico ministero, nella richiesta di rinvio a giudizio, aveva parlato di «un forte trauma psicologico ai limiti dell’auto incolpazione». Secondo la ricostruzione dell’accusa, Manolo Portanova avrebbe approfittato dell’interesse che la ragazza provava nei suoi confronti per organizzare una trappola ai suoi danni. L’accusa ha sottolineato «la definitiva insensibilità verso la donna, la gratuità degli atti di violenza sessuale e l’animalesco bagaglio di strumenti a disposizione (foto e video, ndr) per condurre l’opera». A settembre, la donna aveva ricevuto e rifiutato l’offerta di un risarcimento da parte dell’avvocato di Portanova.

Il giudice dell’udienza preliminare, Ilaria Cornetti, ha accolto interamente la richiesta del pubblico ministero di condanna a sei anni di carcere anche per lo zio di Portanova, Alessio Langella, mentre l’amico Alessandro Cappiello ha chiesto di essere giudicato con il rito ordinario ed è stato rinviato a giudizio. William Portanova sarà giudicato dal tribunale per i minori. 

Portanova, che si è sempre dichiarato innocente, dovrà risarcire la vittima con 100 mila euro, mentre 10 mila euro andranno all’associazione Donna chiama donna, che si è costituita parte civile. Il nome di Manolo Portanova è peraltro presente in questi giorni anche nell’elenco delle plusvalenze sospette per cui la Juventus è sotto indagine. Nel 2020 Portanova passò dalla Juventus al Genoa per 10 milioni di euro.