La discussione sulla proroga dell’invio di armi in Ucraina

La maggioranza aveva inserito la misura in un decreto molto vario, ma dopo le proteste dell'opposizione ha fatto un passo indietro

I soldati ucraini in prima linea in difesa dei villaggi a Rivne, Ucraina, aprile 2022 (ANSA/LORENZO ATTIANESE)
I soldati ucraini in prima linea in difesa dei villaggi a Rivne, Ucraina, aprile 2022 (ANSA/LORENZO ATTIANESE)
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L’emendamento che prevedeva di prorogare fino al 31 dicembre del 2023 l’autorizzazione a inviare armi all’Ucraina è stato ritirato: era stato presentato lunedì da Roberto Menia, di Fratelli d’Italia, e da Clotilde Minasi, della Lega, durante la conversione in legge di un decreto-legge di cui entrambi sono relatori e che era all’esame delle commissioni Esteri-Difesa e Sanità-Lavoro del Senato. Il decreto in questione si occupa della partecipazione di personale militare italiano alle iniziative della NATO, ma anche di sanità nella regione Calabria e di commissioni dell’AIFA, l’Agenzia italiana del farmaco (quindi di tante cose insieme), ed è stato approvato dal governo all’inizio di novembre.

La decisione di prorogare l’invio di armi all’Ucraina attraverso un emendamento a un decreto che si occupa di altro, e che è stato inserito il giorno prima di una discussione già in programma alla Camera sullo stesso tema, era stata molto criticata da gran parte delle opposizioni che ne avevano chiesto, e infine ottenuto, il ritiro.

La discussione generale sulla guerra tra Russia e Ucraina era cominciata questa mattina alla Camera, dove il Partito Democratico, il Movimento 5 Stelle, il Terzo polo e il gruppo formato da Verdi e Sinistra Italiana avevano presentato quattro diverse mozioni: la mozione del M5S impegnava il governo a coinvolgere le Camere prima di ogni «consesso internazionale riguardante il conflitto Russia-Ucraina, compreso quello concernente l’eventuale invio di forniture militari»; il Terzo polo chiedeva di continuare a garantire il sostegno economico e militare all’Ucraina; la mozione del PD chiedeva «l’avvio di un percorso diplomatico per la costruzione di una Conferenza di pace» e impegnava il governo a garantire «pieno sostegno e solidarietà al popolo e alle istituzioni ucraine mediante tutte le forme di assistenza necessarie» al fine di assicurare «l’autodifesa individuale e collettiva»; Verdi e Sinistra Italiana chiedevano invece di interrompere l’invio di forniture militari e di utilizzare le risorse per l’assistenza umanitaria e la ricostruzione.

Lunedì, e dunque prima dell’inizio della discussione alla Camera e del voto sulle varie mozioni, l’emendamento con la proroga per tutto il 2023 sull’invio delle armi in Ucraina era stato inserito dai relatori di maggioranza nel decreto-legge che si occupa di NATO, di sanità in Calabria e di commissioni dell’AIFA all’esame delle commissioni del Senato. L’emendamento chiedeva anche l’impegno a «conseguire l’obiettivo di una spesa per la difesa pari al 2 per cento del PIL». E il voto di quel decreto, previsto per mercoledì, avrebbe di fatto evitato il confronto parlamentare alla Camera.

Le opposizioni avevano dunque criticato la mossa della maggioranza.

Nicola Fratoianni di Sinistra Italiana aveva parlato di «uno schiaffo in piena regola al parlamento», Giuseppe Conte aveva detto che «il governo infila di soppiatto un emendamento dentro un altro decreto».

E intervenendo oggi alla Camera, la capogruppo del PD Debora Serracchiani aveva spiegato la posizione del suo partito: «Il nuovo governo deve affrontare il tema del conflitto in Ucraina con chiarezza, senza ambiguità e senza scorciatoie. Non si può pensare di presentare la proroga degli aiuti all’Ucraina con un emendamento dei relatori, e non del governo, a un decreto con tutt’altro oggetto». Serracchiani aveva poi detto che dell’invio di armi all’Ucraina ci si dovrebbe occupare in uno specifico decreto «seguito poi da successivi passaggi parlamentari di informativa con i ministri competenti». E aveva concluso che non sarebbe stato possibile prendere una decisione così importante attraverso «un emendamento frettoloso ed estemporaneo».

Oggi, dopo le molte critiche, i relatori di maggioranza responsabili dell’emendamento l’hanno prima accantonato e poi ritirato. Il governo potrebbe dunque presentare nelle prossime ore un decreto specifico sulla proroga di invio di armi.

Il ministro per i Rapporti con il parlamento, Luca Ciriani, ha spiegato che «il governo non si è mai nascosto sull’invio di armi all’Ucraina» e che l’emendamento era una scelta «tecnica» per rendere più semplice e veloce la proroga stessa. Ha aggiunto infine che se le opposizioni daranno al governo le garanzie di convertire un decreto specifico sull’invio di armi in tempi brevi, il Consiglio dei ministri, su proposta del ministro della Difesa Crosetto, «prenderà in considerazione» la possibilità di presentarlo.