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  • Sabato 19 novembre 2022

Come i Mondiali di calcio sono finiti in Qatar

Tutti gli incidenti all'interno della FIFA che hanno portato all’edizione dei Mondiali più osteggiata di sempre

Joseph Blatter assegna al Qatar i Mondiali del 2022, nel 2010 (Laurence Griffiths/Getty Images)
Joseph Blatter assegna al Qatar i Mondiali del 2022, nel 2010 (Laurence Griffiths/Getty Images)
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Nel 2009 l’allora presidente svizzero della FIFA, Joseph Blatter, annunciò l’apertura della gara per l’assegnazione dei Mondiali di calcio del 2018 e del 2022. Fu una decisione particolare e senza precedenti, quella di assegnare due edizioni dei Mondiali di calcio — il più grande evento sportivo globale dopo le Olimpiadi — in una volta sola. Blatter la giustificò inizialmente spiegando che in quel modo la FIFA avrebbe potuto accontentare subito almeno due paesi dei tanti che avevano manifestato interesse, tra i quali Inghilterra, Stati Uniti, Russia, Giappone e Qatar.

Per altri, quella decisione fu dettata soprattutto da interessi economici, dato che l’assegnazione congiunta di due edizioni dei Mondiali avrebbe raddoppiato all’istante i proventi dalla vendita dei diritti televisivi del torneo, che ancora oggi rappresentano la maggior parte delle entrate economiche della FIFA. Vista oggi, quella decisione fu l’inizio dei tanti problemi avuti dalla FIFA nell’ultimo decennio, i quali non solo hanno minato profondamente l’immagine dell’organizzazione che governa il calcio, ma hanno anche portato all’edizione dei Mondiali più controversa e criticata di sempre.

Già all’epoca la FIFA era diventata un’organizzazione estremamente potente e ricca che rispondeva soltanto a se stessa. Con l’aumento delle entrate legate all’espansione del calcio e soprattutto alla crescente popolarità dei Mondiali, il suo statuto aveva infatti contribuito a creare una serie di storture che favorirono il proliferare della corruzione.

Ancora oggi il presidente, a cui spettano grandi poteri decisionali, viene eletto dal Congresso, che è formato dagli oltre duecento paesi associati, ognuno dei quali esprime un voto. I paesi associati sono a loro volta riuniti in confederazioni continentali, le quali hanno diritto a un certo numero di membri nel Comitato esecutivo, l’organo che di fatto governa la FIFA insieme al presidente e che prende le decisioni più importanti, come appunto l’assegnazione dei Mondiali.

Il congresso della FIFA a Doha lo scorso marzo (Shaun Botterill/Getty Images)

Il Comitato esecutivo (o Consiglio) oggi è composto da una trentina di membri e nell’ultimo decennio è stato quasi completamente stravolto dagli scandali legati alla corruzione. Il problema principale è ancora costituito dal grande peso delle confederazioni all’apparenza piccole e poco influenti, che però racchiudono al loro interno numerose associazioni, e quindi molti voti. La CONCACAF, per esempio, rappresenta i paesi del Nord e Centro America e ha 41 voti a disposizione: quasi come quella asiatica e oltre trenta in più di quella sudamericana, perlopiù grazie alle piccole isole caraibiche.

Anche prima del 2010 c’erano state voci e sospetti più o meno fondati su assegnazioni pilotate dalla corruzione. Nel 2016 un rapporto indipendente non trovò prove concrete ma non escluse nemmeno l’ipotesi che la federazione tedesca avesse comprato i voti per organizzare i Mondiali del 2006, mentre nel 2004 l’assegnazione al Sudafrica attirò enormi sospetti. Dieci anni dopo il successore di Blatter alla presidenza della FIFA, Gianni Infantino, ammise pubblicamente che le autorità sudafricane comprarono i voti necessari pagando almeno 10 milioni di dollari per superare la candidatura del Marocco.

– Leggi anche: Lo strano discorso di Gianni Infantino in difesa dei Mondiali in Qatar

In entrambi i casi, gran parte delle accuse di corruzione riguardavano la CONCACAF e la confederazione africana (CAF) — oggi detentrici di sette posti su trenta nel Comitato esecutivo — i cui voti risultavano decisivi nelle votazioni. Nell’assegnazione dei Mondiali del 2018 e soprattutto del 2022, però, si andò oltre.

Le pratiche di compravendita si erano ormai radicate all’interno del Comitato esecutivo e nel 2010 l’assegnazione di due Mondiali in un solo momento fu vista da molti come un’occasione unica per guadagnare somme di denaro mai viste prima. Questa disponibilità alla corruzione fu talmente evidente che, poco prima delle assegnazioni, due membri dell’esecutivo FIFA (un delegato nigeriano e uno tahitiano) vennero sospesi e accusati di aver messo in vendita il proprio voto al miglior offerente: gli elettori furono quindi 22 su 24 iniziali.

In seguito a queste vicende, Blatter ammise pubblicamente che «forse assegnare due Mondiali nello stesso momento non era stata la scelta migliore», e fu la prima volta che il potente presidente della FIFA ammise un errore, peraltro così grosso. Ma il processo di assegnazione era ormai iniziato: «Ora ci troviamo nella situazione di dover andare avanti» aggiunse in quei giorni parlando a un convegno.

Joseph Blatter nel 2015 (Philipp Schmidli/Getty Images)

Lo stesso Blatter ha spiegato anche di recente a un giornale svizzero che nei suoi piani i Mondiali del 2018 e del 2022 avrebbero dovuti essere assegnati alla Russia e agli Stati Uniti, anche come segno di distensione tra due paesi avversi. Nelle votazioni, l’edizione del 2018 fu poi effettivamente assegnata alla Russia, ma quella del 2022 andò inaspettatamente al Qatar, un paese desertico poco abitato, privo di strutture ma mosso dalle grandi ambizioni della famiglia regnante, che all’epoca aveva iniziato a coltivare l’immagine del paese nel mondo dietro enormi investimenti, soprattutto nello sport.

La candidatura del Qatar per i Mondiali del 2022 non era la migliore, anzi: i giudici che la esaminarono la ritennero peggiore di quelle proposte da Stati Uniti, Corea del Sud, Giappone e Australia, perché il piccolo paese sul Golfo Persico non solo non aveva un solo stadio adatto, ma neanche le infrastrutture necessarie all’organizzazione. Fra tutte le candidature, la migliore era di gran lunga quella statunitense, dato che non aveva punti deboli ed era mossa dalle rinnovate ambizioni calcistiche del paese.

Il giorno dell’assegnazione, nella sede della FIFA a Zurigo, gli Stati Uniti si presentarono con l’ex presidente Bill Clinton, con un messaggio dell’allora presidente Barack Obama, con l’attore Morgan Freeman e con la certezza di vedersi assegnata l’edizione del 2022. Arrivò però il momento degli annunci, e dopo aver assegnato l’edizione del 2018 alla Russia (e non all’Inghilterra come previsto), la FIFA diede i Mondiali del 2022 al Qatar. In sala si creò una certa tensione: gli Stati Uniti non credevano di poter perdere, così come non se l’aspettavano tutti gli altri presenti.

Nel recente documentario di Netflix sulla FIFA, l’allora segretario generale Jerome Valcke, che quel giorno era sul palco, ha ricordato: «Blatter non era a favore del Qatar. Lo ricordo. Ero sul palco con lui. Mi diede un colpetto dicendo: “Sorridi, sorridi”».

Blatter voleva evitare l’assegnazione al Qatar a tal punto che prima della votazione disse esplicitamente ai membri dell’esecutivo di votare per gli Stati Uniti. Ma quest’ultimi videro probabilmente anche un’occasione per danneggiare la sua presidenza, fin lì incontestabile. Su 22 membri, 14 votarono per il Qatar, alcuni dei quali senza nemmeno studiare i rapporti realizzati dagli ispettori. Votarono per il Qatar i membri europei e anche la maggior parte dei rappresentanti della CONCACAF, che quindi votarono contro la loro stessa confederazione, la quale comprendeva anche gli Stati Uniti.

Hayatou Issa della CAF, Jack Warner della CONCACAF e Michel Platini della UEFA nel 2010 (Michael Regan/Getty Images)

Nell’intervista di pochi giorni fa, Blatter ha dato una sua versione all’accaduto, spiegando: «Una settimana prima del Congresso della FIFA l’allora presidente della UEFA Michel Platini mi chiamò e mi disse che il nostro piano [di assegnare i Mondiali a Russia e Stati Uniti] non avrebbe funzionato. Mi disse che l’allora presidente francese Nicolas Sarkozy, in contatto con il principe ereditario del Qatar, gli aveva chiesto di fare il possibile per assegnare il torneo al paese arabo. Sei mesi dopo, il Qatar acquistò aerei da caccia francesi per 14,6 miliardi di dollari».

Nessuna autorità qatariota è mai stata riconosciuta colpevole di corruzione, ma la giustizia americana ritiene che il paese si sia garantito i Mondiali trattando ai più alti livelli della politica internazionale, offrendo per esempio partnership a lungo termine sulle forniture di energia, in particolare di gas, che costituisce la fonte della sua grande ricchezza. Soltanto il capo del comitato per la candidatura del Qatar fu accusato da testimoni di aver pagato 1 milione e mezzo ciascuno tre rappresentanti africani del Comitato esecutivo della FIFA, ma non ci furono vere conseguenze.

La mancata assegnazione dei Mondiali ebbe come maggior effetto la reazione degli Stati Uniti, da cui iniziarono le indagini sulla corruzione dilagante all’interno della FIFA che a partire dal 2014 portarono alle dimissioni di Blatter, degli altri dirigenti come Valcke e di numerosi membri del Comitato esecutivo, alcuni dei quali successivamente condannati dalla giustizia come Jack Warner, il capo incontrastato della CONCACAF che fu anche vice presidente della FIFA.

Gli altri effetti si sono visti nel corso di questi anni e soprattutto in questi giorni in cui si parla più del paese ospitante che dei Mondiali in sé.

L’assegnazione “alla cieca” al Qatar costrinse infatti come prima cosa il rinvio del torneo dall’estate all’inverno, data l’impossibilità di giocarlo con le altissime temperature estive, che rimangono alte anche ora (a novembre si raggiungono i 30 gradi). Mise poi in atto un enorme processo di urbanizzazione di un paese che all’epoca era abitato da meno di 2 milioni di persone e non aveva una sola infrastruttura adeguata: né per disputare un Mondiale né per accogliere milioni di turisti. Per oltre un decennio il Qatar ha avuto quindi bisogno di manodopera, fatta arrivare in massa e a basso costo da alcune delle zone più povere del mondo. In questo modo migliaia di operai sono stati ridotti di fatto in condizione di schiavitù fin dal loro arrivo nel paese, e in centinaia sono morti.

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