• Sport
  • Venerdì 4 marzo 2016

Cosa dice il rapporto sull’assegnazione dei Mondiali del 2006

Secondo un rapporto indipendente non ci sono prove che la federazione tedesca abbia comprato voti per organizzare il torneo, ma ci sono ancora parecchi dubbi

La conferenza stampa di Francoforte (Arne Dedert/picture-alliance/dpa/AP Images)
La conferenza stampa di Francoforte (Arne Dedert/picture-alliance/dpa/AP Images)

La federazione calcistica tedesca (DFB) ha presentato oggi a Francoforte un rapporto dello studio legale Freshfields Bruckhaus Deringer — commissionato dalla stessa DFB — riguardo ai sospetti di corruzione nell’assegnazione dei Mondiali del 2006 alla Germania. Gli investigatori della Freshfields hanno esaminato 128mila documenti e hanno parlato con 31 persone ritenute a conoscenza dei fatti, fra cui anche Franz Beckenbauer, presidente del comitato organizzatore dei Mondiali 2006, e Wolfgang Niersbach, ex presidente della federazione tedesca.

Il rapporto Freshfields sostiene che non ci siano prove che la Germania abbia comprato dei voti per ottenere l’assegnazione dei Mondiali del 2006, ma il rapporto non esclude che possano esserci state condotte irregolari. Le indagini infatti sono state ostacolate dal rifiuto di alcune persone di testimoniare o fornire documentazioni, dal poco tempo a disposizione per le investigazioni e dalla mancanza di alcuni documenti: l’ex presidente della FIFA Sepp Blatter si è rifiutato di parlare e un file chiamato “FIFA 2000” sarebbe stato eliminato dagli archivi della federazione tedesca lo scorso giugno. Il rapporto Freshfields è disponibile per intero sul sito della DFB, che ha deciso di pubblicarlo “per promuovere la trasparenza del calcio tedesco e per offrire ad ogni tifoso tutte le risposte al caso”.

Secondo le accuse, l’allora CEO dell’azienda di abbigliamento sportivo Adidas Robert Louis Dreyfus mise a disposizione un fondo con cui il comitato per la candidatura tedesca comprò il voto di quattro membri asiatici del Comitato Esecutivo della FIFA, l’organo che si occupa di assegnare ai voti l’organizzazione di un Mondiale. Sempre secondo le accuse il comitato organizzatore – legato alla federazione calcistica tedesca – restituì i soldi al CEO di Adidas con l’aiuto della FIFA, che fornì una sorta di copertura per il pagamento.

Il rapporto sostiene che ci furono anche dei trasferimenti di denaro tra Beckenbauer e uno studio legale svizzero: i soldi sarebbero poi stati trasferiti a loro volta in Qatar, in un conto collegato all’ex presidente della confederazione asiatica Mohamed Bin Hammam, squalificato a vita dalla FIFA per corruzione.

Lo scorso novembre i sospetti sull’assegnazione dei Mondiali avevano portato alla dimissioni di Niersbach da presidente della DFB. Pochi giorni dopo, il presidente ad interim della DFB Rainer Koch parlò anche di sospetti su Beckenbauer per via dei suoi frequenti rapporti con l’ex vicepresidente della FIFA Jack Warner, squalificato a vita dal comitato etico della FIFA perché accusato di corruzione negli ultimi scandali legati all’organizzazione.