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  • Martedì 15 novembre 2022

La inusuale e violenta protesta contro il lockdown a Guangzhou, in Cina

Diversi abitanti di un quartiere assai popoloso si sono scontrati con la polizia, e i video delle proteste sono finiti brevemente sui social

La protesta di lunedì sera a Guangzhou
La protesta di lunedì sera a Guangzhou
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Lunedì sera nella città cinese di Guangzhou (conosciuta anche come Canton), importante porto a nord-ovest di Hong Kong, ci sono stati violenti scontri tra polizia e manifestanti che stavano partecipando a una inusuale protesta contro le restrizioni imposte dal regime per via del coronavirus. In base alla strategia “zero COVID”, il piano molto aggressivo del governo cinese per arginare la pandemia con test di massa, tracciamenti e quarantene, il 5 novembre era infatti stato imposto un lockdown nel quartiere Haizhu della città, dopo la scoperta di un focolaio.

Il quartiere, che conta da solo circa 1,8 milioni di residenti (sui circa 15 milioni totali di Guangzhou), era stato circondato dagli agenti di polizia che lo avevano di fatto isolato dal resto della città con barriere poste in mezzo alla strada. Ai residenti era stato imposto l’obbligo di non uscire dalle proprie case, come era già successo in molti altri casi di rigidi lockdown in Cina.

Lunedì molti di loro hanno però deciso di manifestare contro le imposizioni: è un fatto molto insolito per la Cina, dove le manifestazioni di dissenso rispetto alle decisioni del governo sono rarissime e represse molto duramente sul nascere.

Non è chiaro quante persone abbiano partecipato alla proteste, né chi le abbia fatte iniziare. Dai video che circolano sui social network si vedono centinaia di persone sfilare per le strade del quartiere Haizhu, abbattere le barriere e anche rovesciare un’auto della polizia. Non è chiaro nemmeno quanto sia durata la protesta, né come si sia conclusa: martedì mattina alcuni resoconti pubblicati sulle piattaforme social cinesi Weibo e WeChat parlavano di un grosso intervento della polizia per reprimere le manifestazioni, ma poco dopo tutti i post che citavano la protesta sono stati censurati.

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