• Mondo
  • Martedì 8 novembre 2022

La Cina ha cercato di infiltrarsi nel parlamento canadese

Lo ha denunciato il primo ministro Justin Trudeau: avrebbe finanziato almeno undici candidati alle elezioni canadesi del 2019

Il primo ministro canadese Justin Trudeau (Adrian Wyld/The Canadian Press via AP)
Il primo ministro canadese Justin Trudeau (Adrian Wyld/The Canadian Press via AP)
Caricamento player

Il primo ministro canadese Justin Trudeau ha denunciato lunedì «movimenti aggressivi» da parte della Cina per influenzare la democrazia del Canada e ha annunciato nuove misure per proteggerla dagli attacchi di paesi esteri, «che siano la Cina o altri». L’intervento di Trudeau è arrivato dopo la scoperta di una «rete clandestina» di candidati finanziati direttamente dalla Cina: almeno undici di questi avrebbero partecipato alle elezioni federali del 2019.

Il tentativo di condizionamento della politica canadese e la denuncia del primo ministro hanno reso ancora più complicate le relazioni fra Cina e Canada, già molto tese. Nelle ultime settimane il governo canadese era intervenuto due volte su questioni legate alla Cina: la prima riguardo alle stazioni di polizia segrete cinesi in alcune città canadesi; la seconda per imporre a tre aziende cinesi di ritirare i propri investimenti in compagnie minerarie del paese.

Il nuovo caso è considerato particolarmente preoccupante perché l’intervento cinese avrebbe avuto l’obiettivo di condizionare il processo democratico canadese. Secondo un rapporto del servizio di intelligence canadese (CSIS), reso pubblico da Global News, la Cina avrebbe perlomeno tentato di inserire, in un’operazione condotta dal suo consolato a Toronto, numerosi membri legati al Partito Comunista Cinese nello staff di vari candidati di entrambi i partiti principali canadesi, quello Liberale del primo ministro e quello Conservatore dell’opposizione.

In un caso specifico esisterebbe un provato passaggio di fondi, pari a circa 185.000 euro, verso un membro del parlamento canadese. Nell’ambito della stessa operazione la Cina avrebbe tentato di corrompere ex-funzionari canadesi per guadagnare influenze e avrebbe avviato campagne di disinformazione attraverso i social network in lingua cinese, rivolte alle comunità cinesi presenti in Canada, per danneggiare candidati considerati ostili. L’inchiesta di Global News non ha potuto confermare quante di queste operazioni e infiltrazioni abbiano avuto realmente successo.

L’operazione sarebbe stata condotta sotto la direzione del dipartimento del lavoro del Fronte Unito del Partito Comunista, un’organizzazione di Pechino che si occupa di monitorare e influenzare i cittadini cinesi residenti all’estero. È la stessa struttura che avrebbe aperto una serie di stazioni di polizia cinesi segrete in vari paesi del mondo, fra cui Germania, Irlanda, Paesi Bassi, Italia e appunto Canada. Secondo l’ong Safeguard Defenders, fondata a Madrid e che si occupa di violazioni dei diritti umani, sarebbero 54 le stazioni di polizia segrete nel mondo, che si occuperebbero di perseguire cittadini cinesi ritenuti ostili dal partito, bypassando i trattati internazionali e la giurisdizione locale.

Una delle sedi indicate delle stazioni di polizia cinesi in Canada, nei pressi di Toronto (Cole Burston/The Canadian Press via AP)

Nel caso specifico del Canada ne erano state individuate tre e in almeno un caso specifico avrebbero costretto un cittadino cinese residente in Canada a tornare in patria per rispondere di un’accusa di appropriazione di fondi pubblici. L’ambasciata cinese in Canada ha negato le accuse e ha sostenuto che non si tratti di stazioni di polizia, ma solo di uffici amministrativi gestiti da volontari che aiuterebbero i cinesi a sbrigare necessità burocratiche come il rinnovo della patente.

Un ulteriore motivo di tensione fra i due paesi è stato l’ordine del governo canadese a tre aziende cinesi di dismettere i propri investimenti nelle imprese minerarie canadesi, arrivato la scorsa settimana. Il governo di Ottawa ha ristretto le possibilità di investimento straniero nel settore critico dei minerali per «motivi di sicurezza». Le compagnie cinesi erano collegabili allo stato, e i minerali in questione includono litio, cadmio, nickel e cobalto, essenziali per pannelli solari, auto elettriche, turbine, computer portatili e batterie.

Il Canada ha una relazione molto complessa con la Cina dal 2018, da quando la direttrice finanziaria di Huawei Meng Wanzhou fu arrestata in Canada e gli imprenditori canadesi Michael Kovrig e Michael Spavor furono incarcerati in Cina per ritorsione. Nonostante i rapporti diplomatici siano minimi e tesi, anche per la visita di una delegazione di parlamentari canadesi a Taiwan il mese scorso, la relazioni economiche tra i due paesi sono intense e il Canada ha una numerosa comunità cinese, vicina al milione e mezzo di persone, la più grande in un paese occidentale dopo quella degli Stati Uniti.