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  • Venerdì 28 ottobre 2022

L’uomo che cerca di capire la Corea del Nord dalla spazzatura

È il professore Kang Dong-wan, che analizza le confezioni di cibi e prodotti che arrivano sulle spiagge sudcoreane dal mare

(AP Photo/ Ahn Young-joon)
(AP Photo/ Ahn Young-joon)
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Sulla vita sociale ed economica della Corea del Nord si hanno pochissime informazioni, che molto spesso arrivano dalle comunicazioni degli organi di stampa controllati dal regime di Kim Jong-un e qualche volta da fonti sudcoreane non sempre affidabili. I ricercatori stranieri che si occupano di studiare il paese cercano comunque di scoprirne qualcosa con i metodi a loro disposizione: c’è chi intervista i disertori che sono scappati all’estero e chi analizza il linguaggio dei documenti governativi ufficiali. C’è poi chi adotta pratiche piuttosto fantasiose, come Kang Dong-wan, un professore di Scienze politiche dell’università sudcoreana Dong-A di Busan che cerca di farlo attraverso la spazzatura.

Negli ultimi tre anni, di tanto in tanto, Kang è partito da Busan, nel sud-est della Corea del Sud, per raggiungere le spiagge di Baengnyeong, Yeonpyeong, Daecheong, Socheong e Woo, cinque isole che si trovano nel mar Giallo, a pochi chilometri dalla parte occidentale della Corea del Nord, vicino al confine marittimo tra i due paesi. Lì ha cominciato a raccogliere buste di snack, bottiglie di plastica e rifiuti vari che erano stati gettati in Corea del Nord e poi erano stati trasportati dalle correnti marine fino alle isole. Poi ha cominciato ad annotare i nomi delle aziende che li producono, gli ingredienti che contengono e le loro caratteristiche per farsi un’idea – seppur con molti limiti – di quali siano i prodotti diffusi nel paese.

Per questo suo particolare campo di ricerca Kang è stato preso in giro e soprannominato il “professore della spazzatura” nei circoli accademici della Corea del Sud. Quelli della sua collezione piuttosto inusuale però sono i suoi «tesori», ha detto in una recente intervista al Korea Times.

Tra il settembre del 2020 e il settembre del 2021 Kang ha raccolto 1.414 confezioni di vari prodotti che poi ha descritto in un libro che si chiama più o meno “Raccogliere spazzatura nordcoreana in cinque isole nel mare Occidentale”, come è chiamato il mar Giallo nelle due Coree. «Con questa spazzatura riesco a guardare dentro le vite dei nordcoreani», aveva spiegato in un’altra intervista al Guardian a inizio febbraio.

Kang durante un’intervista lo scorso aprile (AP Photo/ Ahn Young-joon)

Secondo Kang si pensa erroneamente che in Corea del Nord non ci sia una grande varietà di prodotti, ma non è così. Tra quelli di cui è riuscito a tenere traccia ce ne sono alcuni con molti gusti diversi e altri con grafiche accattivanti, che in qualche caso imitano le tecniche di marketing molto usate nei paesi stranieri.

Per esempio ha trovato la busta di uno snack pubblicizzato da un personaggio del tutto simile a Hello Kitty e 35 confezioni diverse di una marca di gelato chiamata Eskimo che ha numerosi gusti, tra cui cioccolato, anguria, pesca e giuggiolo. Ha trovato anche confezioni in cui i prodotti erano descritti con il loro nome in inglese, come un tubetto di maionese, e altri che avevano slogan accattivanti, come quello di un gelato allo yogurt che promette di rinforzare la flora batterica e aiutare i bambini «a diventare più alti».

La lista degli ingredienti e la data di produzione possono essere utili per capire quale tipo di materia prima fosse disponibile nel paese e quando (c’era per esempio un succo di frutta in cui era stato usato un altro dolcificante naturale al posto dello zucchero, che si ipotizza quindi potesse scarseggiare a un certo punto). Anche il materiale con cui sono fatte le confezioni può essere interessante perché permette di farsi un’idea su quante di queste confezioni siano prodotte con materiali di riciclo oppure materiali disponibili sul territorio nazionale.

C’era anche la confezione di un prodotto per la pulizia della casa su cui c’era lo slogan “amico delle casalinghe”, un elemento che suggerisce che siano le donne a fare molto spesso i lavori domestici in una società dominata dagli uomini.

Kang durante un’intervista lo scorso aprile (AP Photo/ Ahn Young-joon)

Kang si occupa di Corea del Nord dal 2008. Inizialmente aveva cominciato a raccogliere informazioni fotografando il paesaggio nordcoreano dalla zona demilitarizzata o dal confine tra Cina e Corea del Nord, ma aveva anche intervistato disertori e persone nordcoreane che lavoravano in Russia e Cina. Nel 2019 però gli addetti all’immigrazione dell’aeroporto di Shanghai non lo fecero entrare, sostenendo che stesse entrando in Cina per fare attività che esulavano da ciò che era permesso con il suo visto turistico, ma presumibilmente perché il suo lavoro riguardava la Corea del Nord.

Da allora, con i confini cinesi chiusi per via della pandemia da coronavirus, non aveva più potuto viaggiare in Cina. Ha raccontato di aver cominciato a raccogliere spazzatura e a rendersi conto che poteva essere uno strumento di ricerca interessante dopo aver trovato la bottiglia di una bibita nordcoreana in una spiaggia dell’isola di Baengnyeong, dove era andato per fare delle fotografie.

La ricerca di Kang ha comunque limiti di vario tipo. Per esempio per raggiungere le isole gli ci vogliono circa dieci ore di viaggio prima in automobile e poi in nave, e bisogna considerare che spesso se le condizioni meteo non sono buone i collegamenti via mare vengono interrotti. In più per poter fare le sue ricerche sulle spiagge ha dovuto chiedere il permesso dei militari, per il rischio di trovare mine inesplose trasportate a loro volta dalle correnti marine.

Una delle cose che non è ancora riuscito a capire inoltre è se i prodotti che ha trovato siano distribuiti in tutta la Corea del Nord o da chi vengano consumati.

Di recente ha cominciato a fare ricerche anche lungo la sponda orientale della Corea del Sud, che affaccia sul mar del Giappone, con l’obiettivo di confrontare la spazzatura che ci trova con quella ritrovata sulle isole per capire se gli stessi prodotti siano diffusi anche nell’est del paese.

Quanto alle abitudini di consumo, ha chiesto ad alcune persone nordcoreane che abitano all’estero se avessero mai comprato o usato i prodotti che aveva recuperato: quelle che erano andate via da più di cinque anni non li avevano mai visti, mentre una ragazzina che si era trasferita in Corea del Sud nel 2019 gli ha confermato di aver visto dieci gusti diversi del gelato di Eskimo. Questa differenza probabilmente si può spiegare con il fatto che dal 2016 il dittatore Kim Jong-un ha cominciato ad adottare metodi di comunicazione e propaganda più accattivanti, incoraggiando anche la produzione di nuovi beni di consumo: tra questi ci sono i prodotti alimentari, che a detta di vari ricercatori esperti di Corea del Nord citati da Associated Press sono diventati generalmente più buoni e saporiti.

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