Come ci si scrive nel mondo

WhatsApp è ancora l'app di messaggistica più usata, ma ci sono molti paesi in cui è usata poco o niente, dagli Stati Uniti all'Asia

(Unsplash)
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Da sabato scorso a lunedì, 45 milioni di persone sudcoreane si sono trovate tagliate fuori dalle comunicazioni con i propri cari, oltre che da moltissimi servizi governativi, commerciali e finanziari, per via di un incendio che ha gravemente danneggiato i server di KakaoTalk, una “super-app” di messaggistica che fuori dalla Corea del Sud è praticamente sconosciuta, ma su cui la grande maggioranza della popolazione locale fa quotidianamente affidamento.

L’evento ha portato a discutere dei pericoli di dipendere da una sola piattaforma per tanti servizi diversi: su KakaoTalk, per esempio, si può chiamare un taxi e raccogliere buoni regalo per i propri negozi preferiti, ordinare la spesa, ottenere le indicazioni per raggiungere un indirizzo, verificare la propria identità per alcuni servizi governativi e, ovviamente, parlare con i propri contatti. Ma è anche un esempio calzante di come l’adozione di una o dell’altra app di messaggistica cambi moltissimo di paese in paese.

– Leggi anche: Una “super-app” per il mercato occidentale

Con una base di oltre 2 miliardi di utenti e un’adozione massiccia che ne fa l’app di messaggistica più utilizzata in 60 paesi, WhatsApp è nettamente il servizio che più persone al mondo usano per comunicare tra loro, soprattutto nei paesi del sud del mondo e in Europa. In Italia, per esempio, si stima lo usi il 90,3% della popolazione ogni mese. Secondo dati del 2021, in Sud America il 60% della popolazione usa WhatsApp tutti i giorni, ma il paese che conta più utenti in assoluto è l’India, dove lo usano quasi 500 milioni di persone.

I motivi per cui WhatsApp è diventata l’app di messaggistica più usata in così tanti paesi sono principalmente due, a seconda che lo stato in questione si trovi in Europa o nel sud del mondo. In paesi come India, Brasile, Sudafrica o Indonesia non è raro che le persone non abbiano accesso a un computer, ma soltanto allo smartphone, che è meno costoso e più pratico per le esigenze quotidiane. A questo si aggiunge il fatto che in queste regioni i gestori di telefonia mobile offrono agli utenti dei piani tariffari molto costosi rispetto alla disponibilità economica locale: secondo una stima della World Wide Web Foundation, organizzazione non profit che si occupa di divario digitale, nel sud del mondo un solo gigabyte di dati mobili può costare tra il 2,7 e il 7 per cento di un reddito mensile medio.

In questo contesto, dal 2009 in poi WhatsApp ha cominciato ad accordarsi con le società di telecomunicazioni dei vari paesi in modo da essere esclusa dal conteggio dell’utilizzo dei dati mobili degli utenti, diventando velocemente il metodo più facile e conveniente per comunicare e soppiantando gli SMS. La situazione non è cambiata quando Facebook ha comprato WhatsApp nel 2014, e oggi in moltissimi paesi l’applicazione non è usata soltanto per messaggiare, ma anche per prenotare servizi, ricevere comunicazioni governative o mediche, fare acquisti e informarsi.

In molti paesi europei dove le persone usavano già i social network da PC prima dell’adozione di massa degli smartphone, WhatsApp ha invece guadagnato popolarità principalmente perché si è posizionata come alternativa praticamente gratuita agli SMS, in un momento in cui pochissimi piani tariffari prevedevano l’invio gratuito dei messaggi. Inoltre, WhatsApp ha messo fin da subito a disposizione funzionalità che gli SMS normali non avevano, come le informazioni sul fatto che il destinatario avesse letto o meno il messaggio o l’orario in cui è entrato l’ultima volta sull’app.

C’è un paese su tutti, però, dove WhatsApp non è mai riuscita a imporsi: gli Stati Uniti. Nel 2019, soltanto il 20 per cento circa degli statunitensi usava WhatsApp, e a farlo erano soprattutto i cittadini con parenti o amici che vivono all’estero, in paesi dove l’applicazione è più usata e verso i quali sarebbe costoso inviare SMS o fare telefonate. Secondo gli esperti, il motivo di questo scarso uso è da imputare a una serie di fattori che vanno dal costo quasi nullo degli SMS nel paese al fatto che moltissime persone abbiano un iPhone e quindi comunichino con iMessage, che è gratuito e si appoggia sulla connessione internet per funzionare.

Quest’anno Meta (l’azienda che fino a qualche mese fa si chiamava Facebook, e a cui WhatsApp appartiene) ha investito in una campagna pubblicitaria piuttosto aggressiva per convincere gli statunitensi a provare la propria app di messaggistica, sottolineando che le comunicazioni su WhatsApp sono protette automaticamente da crittografia end-to-end e quindi sono più sicure degli SMS, che sono notoriamente molto facili da intercettare.

A questo si aggiunge il fatto che, negli ultimi mesi, sia Google che Facebook hanno criticato Apple per il fatto che su iMessage i messaggi ricevuti da persone che non hanno l’iPhone vengono visualizzati all’interno di una nuvoletta verde, mentre quelli mandati da un iPhone appaiono in una nuvoletta blu. «Gli utenti si lamentano da tempo di questa scarsa esperienza di messaggistica tra dispositivi diversi, tra video compressi di scarsa qualità, mancanza di spunte che confermano la lettura, difficoltà nell’inviare messaggi di gruppo ed emoji che non compaiono correttamente», ha riassunto Kali Hays su Business Insider.

Al di là degli SMS e di iMessage, comunque, l’applicazione di messaggistica più usata negli Stati Uniti è Facebook Messenger. Il servizio di comunicazione tra utenti di Facebook è il modo principale in cui si scrivono i cittadini anche in altri dodici paesi: Australia, Canada, Danimarca, Filippine, Lituania, Norvegia, Nuova Zelanda, Polonia, Slovacchia, Svezia e Thailandia e Ungheria. La sua popolarità è dovuta principalmente al fatto che sia collegata a un social network ancora molto utilizzato e che permetta di usare lo stesso account contemporaneamente da vari dispositivi diversi.

Se WhatsApp è molto utilizzato in alcuni dei paesi dell’Asia, nella regione è però frequente la presenza di app locali usate massicciamente in un solo stato: è il caso di KakaoTalk in Corea del Sud, Zalo in Vietnam ma soprattutto di WeChat, la super-app cinese che conta oltre 1,2 miliardi di utenti, di cui almeno 900 milioni giornalieri. Quasi tutti vivono in Cina o fanno parte della diaspora cinese che vive fuori dal paese. Anche in questo caso, ancora più che con KakaoTalk, WeChat è praticamente indispensabile per la vita di tutti i giorni in Cina. Spesso lo si usa per comunicare non solo con gli amici e la famiglia ma anche con i colleghi, e oltre ad essere un’app di messaggistica e un social network ha anche un sistema di pagamento interno utilizzatissimo: oltre ai negozi e ai sistemi di trasporto pubblico, accettano pagamenti con WeChat anche molti venditori ambulanti. Il fatto che sia WhatsApp che Facebook Messenger siano vietati nel paese contribuisce all’assenza di alternative valide.

Anche Telegram, l’app lanciata dal russo Pavel Durov nel 2013, è bandita in Cina, e conta un numero di utenti attivi inferiore rispetto a WhatsApp, Messenger e WeChat a livello globale: 700 milioni, mensilmente. Ciononostante, è l’applicazione più usata in Armenia, Azerbaijan, Bielorussia, Cambogia, Giordania, Kazakistan, Kirghizistan e Moldavia.