Una canzone dei Marxman

E senza che, allora, ci accorgessimo tanto del messaggio

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C’è tutta una complicata contesa tra Beyoncé e i Right said Fred (una band britannica di due fratelli memorabili che infilò un paio di grandi successi internazionali negli anni Novanta, ma è ancora in circolazione) per via di un uso di lei di una cosa di I’m too sexy (la loro canzone più famosa) in una canzone del suo ultimo disco, quello pieno di campionamenti.
Venerdì esce anche il disco nuovo di Bill Callahan, che ha un titolo scritto al contrario quindi c’è ancora confusione su come si chiami : di lui parlammo qui , finora ci sono in giro una canzone un’altra nuove.

All about Eve
Marxman

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Non è che noialtri allora, ballando allegri dentro un periodo assai vivace e creativo della dance music in Europa, ci accorgessimo tanto del messaggio. È vero che è un po’ sempre la questione con le canzoni in inglese, che uno di cosa dicano davvero ci mette giorni o anni ad accorgersene e intanto aveva attribuito loro tutt’altri toni ed emozioni, oppure magari non se ne accorge mai: figuriamoci quando poi le vivi solo quel giorno alla settimana in cui vai un locale e il deejay te le fa sentire (anche se questa io la comprai, ho ancora l’EP nella catasta qui accanto a me), e probabilmente hai ordinato pure degli alcolici, allora va’ a sapere.
Ho scoperto assai di recente, e un po’ per caso, che i Marxman, come dice Wikipedia, erano un “gruppo marxista hip-hop i cui testi sostenevano il comunismo” nato tra Dublino e Londra nel 1989 (il nome poteva suggerire qualcosa, direte voi, ma ribatterei con i fratelli Marx ). Mentre io invece mi limitavo ad associarli tangenzialmente con il ” sound di Bristol “, quella cosa innovativa che fu costruita dai Massive attack , dai Portishead e da Tricky, a cui loro aggiunsero cose irlandesi.

Durarono qualche anno, lavorando con una ammirata casa discografica del tempo che si chiamava Talkin’ loud, ebbero qualche successo britannico e qualche successino europeo (anche con un pezzo con Sinead O’Connor) e poi si dedicarono ad altro: questa è la loro cosa che è andata meglio, avendo messo insieme il loro hip-hop, la sintonia con la dance dei primi anni Novanta, e un’orecchiabilità melodica arricchita da un campionamento di una gran vecchia canzone di Stevie Wonder. E un testo sulla violenza contro le donne che noi, allora, storditi e felici non afferravamo per niente (il titolo è la citazione di un famoso e stupendo film con Bette Davis, se avevate in programma un fine serata placido invece che ballerino).

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