Nel metaverso per ora non c’è nessuno

Perfino chi ci sta lavorando per conto di Facebook lo usa poco o niente, e c'è preoccupazione per gli investimenti miliardari voluti da Mark Zuckerberg

Un evento ispirato alla settimana della moda organizzato sul metaverso Decentraland. (Vittorio Zunino Celotto/Getty Images)
Un evento ispirato alla settimana della moda organizzato sul metaverso Decentraland. (Vittorio Zunino Celotto/Getty Images)
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Un anno fa il gruppo Facebook, che comprende l’omonimo social network, Instagram, WhatsApp e altre proprietà, annunciò di voler cambiare nome in Meta per ufficializzare l’investimento della società nel cosiddetto metaverso, l’ipotetica nuova evoluzione del web in cui internet e realtà virtuale si dovrebbero unire in qualcosa di nuovo. A spingere il fondatore del social network e amministratore delegato del gruppo, Mark Zuckerberg, a cambiare nome fu anche l’indebolimento del marchio di Facebook, sempre meno attraente per gli utenti più giovani e coinvolto in molti scandali negli ultimi anni.

La svolta verso il metaverso non fu solo un annuncio pubblicitario. Nel corso dell’ultimo anno, Meta ha investito circa dieci miliardi di dollari nello sviluppo di tecnologie legate alla realtà virtuale e alla creazione di software e ambienti virtuali. Uno sforzo economico che è coinciso con un periodo molto difficile per il gruppo, che ha perso circa il 60% del suo valore rispetto al picco del settembre 2021. Secondo CNBC, «solo quattro titoli di borsa stanno avendo un anno peggiore di Meta in tutto l’indice S&P 500», il più importante degli Stati Uniti.

Tra le cause della crisi c’è la perdita di utenti di Facebook e Instagram, soprattutto a vantaggio di TikTok, ma anche la scelta di Apple di permettere agli utenti iPhone di interrompere il tracciamento dei loro comportamenti di app in app, cosa che permetteva a Facebook, come a molte altre aziende, di personalizzare meglio le inserzioni pubblicitari. Questo minò alle fondamenta il modello di business di Facebook e Instagram, creando un buco da dieci miliardi di dollari in mancate entrate pubblicitarie. Nel commentare queste notizie, l’analista finanziaria Laura Martin ha detto alla CNBC di «non essere sicura che ci sia un core business che funziona ancora in tutta Facebook».

A peggiorare le cose per Zuckerberg ci sono alcune notizie provenienti proprio dal settore del metaverso, diventato cruciale per il futuro dell’azienda. Qualche giorno prima del primo anniversario di Meta, il sito The Verge ha pubblicato un documento interno sullo stato di Horizon Worlds, un ambiente virtuale sviluppato dall’azienda, in cui il responsabile per il metaverso del gruppo, Vishal Shah, si lamenta del fatto che le stesse persone che ci lavorano non usino la piattaforma. «Tutti in questa organizzazione dovrebbero avere l’obiettivo di innamorarsi di Horizon Worlds» ha scritto Shah, chiedendo ai dipendenti di organizzare delle esperienze virtuali «con colleghi e amici», pur ammettendo che il processo di inserimento per i nuovi utenti rimane «confuso e frustrante».

Lo stesso concetto di metaverso sembra sfuggire ancora a molti, nonostante sia in realtà piuttosto semplice. Si tratta infatti di un software che riproduce un mondo virtuale nel quale è possibile muoversi e fare attività, sia legate al lavoro sia allo svago, indossando in testa un visore apposito. Nei metaversi – perché le piattaforme che ne offrono uno sono diverse – si può interagire con amici, colleghi e sconosciuti, attraverso un “avatar”, una sorta di pupazzetto che può o meno riprodurre le caratteristiche fisiche dell’utente.

La scorsa settimana il New York Times ha pubblicato il riassunto di una dozzina di interviste a dipendenti (ex o attuali) di Meta, tutte anonime, oltre che una serie di documenti interni, rivelando quanto questa transizione verso il metaverso abbia generato rabbia e confusione tra molti. Uno degli intervistati ha detto che la quantità di denaro investita nel progetto gli dà «il voltastomaco», mentre il numero di utenti di Horizon Worlds, per quanto in crescita, è minuscolo in confronto alle altre realtà del gruppo (circa 300 mila utenti mensili).

Tra le ragioni di disagio e opposizione più diffuse c’è soprattutto la tempistica scelta da Zuckerberg, che ha optato per investimenti massicci nel breve periodo, nonostante la tecnologia necessaria per la diffusione del metaverso sia ancora in fase sperimentale. Secondo alcune stime, ci vorrebbero ancora anni di sviluppo e investimenti per arrivare a una tecnologia adottabile in larga scala.

– Leggi anche: Quanto dobbiamo prendere sul serio il metaverso?

Su questo punto sembra concordare Matthew Ball, un investitore che nel 2020 aveva pubblicato sul suo blog un lungo e influente saggio sul metaverso. Il successo del post (da cui l’autore ha tratto un libro da poco uscito negli Stati Uniti) aveva contribuito inizialmente a diffondere il concetto di metaverso, soprattutto tra gli investitori della Silicon Valley, compreso Zuckerberg. Anche Ball però ora sembra concordare con lo scetticismo riguardo alla tempistica di Meta: «C’è il rischio che quasi tutto quello che Mark [Zuckerberg] ha delineato del metaverso sia giusto, solo che i tempi sono molto più lunghi di quanto immaginato».

Lo scorso martedì, Meta ha tenuto l’annuale conferenza aziendale dedicata al settore, Connect 2022, nel corso della quale ha presentato alcune novità legate al metaverso, tra cui un nuovo visore per la realtà virtuale, Quest Pro. Le prime recensioni sono state piuttosto positive, anche se il prezzo del dispositivo è molto più alto del modello precedente (1.499 dollari contro i 399 di Quest 2), cosa che sembra scontrarsi con l’obiettivo dichiarato nel 2017 da Zuckerberg, che puntava a raggiungere il miliardo di utenti complessivi.

Oltre ai dissapori interni e alle perdite economiche di quest’anno, la svolta di Zuckerberg non sembra aver fatto bene all’immagine del gruppo. Lo scorso agosto, per pubblicizzare l’arrivo di Horizon Worlds in Francia e Spagna, Meta ha deciso di pubblicare un selfie di Zuckerberg in un ambiente virtuale poco dettagliato e non entusiasmante, ispirando un meme canzonatorio che è durato alcuni giorni. A colpire all’epoca fu soprattutto la scarsa definizione del volto di Zuckerberg, ben diverso dai video promozionali realizzati da Meta nell’ultimo anno, nei quali sembra già possibile lavorare, giocare e fare sport in un mondo virtuale ben definito. In realtà non è ancora così.

Nel corso dell’evento di questa settimana, inoltre, Meta ha annunciato trionfalmente che gli avatar virtuali degli utenti saranno finalmente dotati di gambe, perché finora erano dei semplici busti sospesi nel vuoto. L’account ufficiale della piattaforma ha proclamato la novità con un tweet un po’ bizzarro: «Le gambe stanno arrivando! Siete felici?»

Una delle novità più interessanti per il futuro della piattaforma è però la collaborazione annunciata con Microsoft, che renderà prodotti di grande successo come Teams, Office 365 e Azure – tutti di proprietà Microsoft – disponibili per la realtà virtuale.

Recentemente la giornalista Kashmir Hill ha pubblicato un resoconto di un mese passato a frequentare il metaverso di Meta, raccontandolo come un luogo ancora poco popolato ma frequentato da utenti d’ogni tipo: appassionati di videogiochi, genitori con bambini piccoli che non possono più uscire di casa, persone sole e molti più bambini del previsto, particolare che ha già provocato molti dubbi sulla loro sicurezza in questi ambienti virtuali. Su Horizon Worlds sono nate amicizie e relazioni, e sembra aver già avuto un impatto significativo sulla vita di alcune persone. Come nel caso di un’illustratrice venticinquenne che ha raccontato come la realtà virtuale l’abbia aiutata in un periodo difficile della sua vita: «se quella volta non avessi comprato un visore per la VR, oggi sarei probabilmente morta», ha detto a Hill.

A conferma dell’estrema fidelizzazione dei (finora) pochi presenti nella piattaforma, la giornalista ha scoperto come gli utenti abbiano già trovato modi diversi per estendere la durata delle batterie del visore, che devono essere caricate ogni due ore circa. Alcuni di loro usano cavi più lunghi del solito per mantenere in carica l’apparecchio mentre sono immersi nella realtà virtuale, un metodo subito battezzato «plug and play».

Le sporadiche buone notizie che provengono dal metaverso non sembrano comunque sufficienti a giustificare una spesa così massiccia in un periodo tanto travagliato, nel quale anche Instagram, che finora aveva sempre bilanciato il declino di Facebook, perde utenti ed è costretta a cambiare pesantemente la propria interfaccia, per inseguire TikTok.

Meta non è l’unica azienda a procedere lentamente nel metaverso. Anche gli altri progetti di questo tipo, infatti, non sembrano brulicare di vita. Secondo un report di DappRadar, azienda che si occupa di analisi nel mondo crypto, prodotti come Decentraland e The Sandbox, metaversi tra i più noti, hanno meno di mille utenti al mese: il primo, una piattaforma basata sulla blockchain Ethereum, avrebbe avuto meno di 38 utenti in un giorno; il secondo, poco più di cinquecento. Entrambi hanno quotazioni superiori al miliardo di dollari.

L’investitore Sasha Fleyshman, in un’intervista al sito CoinDesk, ha concordato con la teoria secondo cui sarebbe ancora troppo presto per questa ipotetica nuova frontiera del web. Queste piattaforme «varranno molto di più quando funzioneranno come previsto», ha spiegato. Fino a quel momento, chiunque parli di metaversi, «sta mentendo spudoratamente».