I sottotitoli stanno entrando nelle abitudini dei più giovani

Non solo per guardare le serie in una lingua diversa dalla propria, ma anche per poter fare altro guardando un video online

(Netflix)
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Fin da quando gli attori hanno cominciato a parlare nei film e poi nelle serie televisive, i sottotitoli sono serviti soprattutto a due cose: far capire alle persone con problemi di udito cosa si dicessero i personaggi tra loro e quali suoni venissero riprodotti in sottofondo, e permettere agli spettatori di capire un film in lingua straniera. Ora che guardare video di ogni tipo online è la norma, però, sono tantissime le persone che non possono più immaginare di seguire un film o una serie senza attivare i sottotitoli, soprattutto tra i più giovani.

A maggio, un sondaggio commissionato dall’azienda americana specializzata nell’insegnamento delle lingue straniere Preply ha rilevato che il 70% degli intervistati tra i 18 e i 25 anni e il 53% di quelli tra i 25 e i 41 anni guardano la maggior parte dei contenuti video online con i sottotitoli accesi. Il risultato è particolarmente significativo per gli Stati Uniti, dove il pubblico dei film stranieri storicamente è stato composto da una piccola minoranza di appassionati: la stragrande maggioranza delle persone, insomma, usa i sottotitoli della stessa lingua in cui è recitato il film o la serie. Il sondaggio riflette comunque una tendenza in atto anche nel resto del mondo, e che ha a che fare con il modo in cui i più giovani sono abituati a consumare i contenuti video e con il successo delle piattaforme di streaming online.

Prima della diffusione di piattaforme di streaming come Netflix, Prime Video o Disney+, chi voleva guardare un film o una serie tv in lingua straniera senza aspettare i tempi spesso piuttosto lunghi del doppiaggio e della messa in onda attraverso i canali tradizionali del cinema e della televisione aveva poche opzioni, nessuna delle quali legale. Si potevano scaricare i contenuti in lingua originale – spesso senza sottotitoli o soltanto con i sottotitoli in inglese – da servizi di condivisione di file come Pirate Bay, o guardarli in streaming su siti amatoriali in cui, nell’arco di pochissimo tempo, fan molto dediti alla causa mettevano a disposizione sottotitoli in italiano compilati autonomamente. Per quanto riguardava i video su YouTube, Vine o Facebook, era molto raro che avessero dei sottotitoli, nonostante le frequenti richieste degli utenti sordi.

Con l’arrivo di servizi come Netflix, che permettono di guardare un contenuto in diverse lingue e di scegliere in che lingua leggere i sottotitoli (ma anche di non averli proprio, se si preferisce), il rapporto degli utenti con questo strumento è cambiato molto velocemente, e oggi moltissime persone senza problemi di udito preferiscono di gran lunga guardare qualcosa con i sottotitoli piuttosto che privarsene.

Questo fenomeno ha influenzato anche le scelte di aziende come YouTube e TikTok, che negli ultimi mesi hanno investito sullo sviluppo di nuovi strumenti per rendere la creazione di sottotitoli (sia automatici che prodotti dai creator) più facile e veloce, e anche di Apple e Google, i cui nuovi smartphone permettono di attivare la trascrizione in diretta di qualsiasi audio, incluso quello delle telefonate.

Le ragioni di questa crescente preferenza per i sottotitoli sono molteplici. Da una parte, c’è la voglia di seguire in lingua originale alcune delle serie più popolari degli ultimi anni: nel mercato anglosassone questa esigenza è più rara ma non assente, come testimoniano i casi di Narcos e La casa di carta in spagnolo, o di Squid Game in coreano. Nella maggior parte dei paesi occidentali, poi, i prodotti di intrattenimento più consumati sono ancora in lingua inglese: storicamente in Italia si è preferito ricorrere al doppiaggio, ma si tratta di un’operazione che richiede molto più tempo e risorse economiche, e che è sempre più malsopportata dal pubblico più giovane, più familiare con l’inglese.

Anche chi parla e capisce abbastanza bene l’inglese, comunque, potrebbe in molti casi trovare utili i sottotitoli: i protagonisti di alcuni dei titoli più amati degli ultimi anni, come Game of Thrones o Peaky Blinders, hanno degli accenti molto forti, spesso incomprensibili anche ai madrelingua. A ciò si aggiunge il fatto che gli attori moderni che puntano a interpretare le proprie battute in modo più realistico tendono a mormorare e a moderare la propria voce in un modo che rende più difficile seguire tutto ciò che dicono. «Non so se sia il mio orecchio che invecchia, un problema di mixaggio del suono o le moderne tecniche di recitazione, ma gli attori sembrano borbottare molto di questi tempi. E il rumore di fondo è spesso molto più forte del dialogo» ha osservato Arwa Mahdawi sul Guardian. 

Certe spiegazioni del fenomeno sono invece più generazionali. È stato spesso descritto l’abbassamento della soglia di attenzione progressivamente provocato dalla diffusione dei social network e degli smartphone, che rendono difficile per molte persone, specialmente tra i più giovani, concentrarsi a lungo su una sola cosa.

In un’intervista al Telegraph, però, uno spettatore ventenne ha detto: «Il motivo principale per cui lo fanno è perché possono alzare gli occhi dallo schermo e leggere in anticipo quello che verrà detto, per capire la scena rapidamente e tornare a guardare di nuovo il telefono. È un po’ stupido, ma lo fanno tutti». La questione della concentrazione è stata sollevata anche da una studentessa ventitreenne intervistata dal Wall Street Journal: «In classe, quando riproducono video che non hanno i sottotitoli, devo prestare molta attenzione». Per alcune persone prestare quest’attenzione può essere talmente difficile da preferire non guardare un video se non ha i sottotitoli.

Non è il solo modo in cui la rinnovata preferenza per i sottotitoli si intreccia con il modo in cui gli utenti più giovani fanno uso delle piattaforme. È comune, per esempio, che le persone decidano di guardare video su TikTok o serie su Netflix con l’audio spento sui mezzi di trasporto o in pubblico, non avendo delle cuffiette a portata di mano.

Il fatto che sempre più piattaforme mettano a disposizione i sottotitoli ha diversi risvolti positivi: risponde a una richiesta che le persone sorde facevano da decenni, e secondo diversi studi aiuta il processo di alfabetizzazione dei più piccoli. Al contempo, però, la mole di contenuti che richiedono di essere sottotitolati sta già portando a una seria carenza di traduttori che può comportare anche un peggioramento della qualità dei sottotitoli stessi.