Il nuovo comandante delle operazioni russe in Ucraina ha una pessima fama

Sergei Surovikin è famoso per la distruzione con le bombe delle città siriane, è stato in prigione e piace ai nazionalisti russi

Il generale Sergei Surovikin con Vladimir Putin (Alexei Druzhinin, Sputnik, via AP)
Il generale Sergei Surovikin con Vladimir Putin (Alexei Druzhinin, Sputnik, via AP)
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Nel 1991 Sergei Surovikin era un capitano dell’esercito sovietico, al comando del 1° battaglione fucilieri, quando alcuni membri del governo, appoggiati dai vertici militari e del KGB (i servizi segreti), tentarono un colpo di stato per destituire il presidente dell’Unione Sovietica Michail Gorbaciov e fermare il processo di democratizzazione che stava portando avanti. Gli uomini di Surovikin furono gli unici a sparare sui dimostranti per la democrazia: causarono tre morti, ma il golpe fallì e Surovikin rimase sette mesi in prigione, prima di essere reintegrato senza processo.

Sabato Sergei Surovikin è stato nominato da Vladimir Putin comandante di tutte le forze russe impegnate in quella che è ancora definita “l’operazione militare speciale”. È troppo presto per attribuirgli responsabilità diretta dei bombardamenti terribili che hanno colpito numerose città ucraine lunedì: Surovikin tuttavia è noto proprio per le sue tattiche di guerra brutali contro i civili e i centri abitati, che ha sperimentato soprattutto nella guerra in Siria.

La nomina di Surovikin è l’ennesima tappa di una carriera che lo ha visto al comando in molte zone di guerra. I cambi dei vertici militari durante l’invasione dell’Ucraina da parte del presidente russo sono stati numerosi, ma Surovikin, che fino a sabato comandava le truppe stanziate nel sud dell’Ucraina, è il primo ad avere un ruolo dirigenziale complessivo.

Sergei Surovikin, nuovo comandante di tutte le forze russe in Ucraina (AP Photo/Pavel Golovkin, File)

Ha la fama di essere brutale, efficace, corrotto e, nelle descrizioni di molti osservatori internazionali, spietato. Sotto il suo comando negli scorsi anni l’aviazione russa ha proceduto a un bombardamento intensivo e indiscriminato su molte città della Siria, causando in particolare la pressoché totale distruzione della città di Aleppo.

Oggi l’episodio durante il tentato golpe del 1991 viene riportato dai più convinti sostenitori della guerra come una testimonianza di lodevole fedeltà agli ordini ricevuti, nonché all’ideale di potenza sovietica portato avanti dalla propaganda di Putin e della destra russa.

La sua nomina è un ulteriore segno delle difficoltà strategiche e militari dell’esercito russo e dell’insofferenza del presidente Putin di fronte ai successi della controffensiva ucraina. La scelta di Surovikin sembra inoltre una risposta alle crescenti critiche da parte dei nazionalisti russi sulla gestione della guerra e sul mancato ricorso a strategie più risolute per costringere l’Ucraina alla resa.

La decisione di Putin è stata pubblicamente elogiata da Yevgeny Prigozhin, fondatore della nota organizzazione di mercenari Wagner, forte contestatore dei vertici militari. In una rara dichiarazione pubblica ha detto: “Surovikin è il comandante più competente di tutto l’esercito russo, una figura leggendaria”.

Il generale, nato nel 1966 nella città siberiana di Novosibirsk, era al comando delle truppe del Sud da giugno, quando la Russia temeva un’annunciata controffensiva ucraina in quella zona (rivelatasi poi almeno in parte una manovra diversiva per attaccare sul fronte Est). È stato onorato con la medaglia di “Eroe di Russia” per il servizio prestato in Siria, dove ha guidato le forze russe nel ruolo di comandante delle forze aeree. In precedenza aveva operato in Tagikistan, Cecenia e Afghanistan.

Ma è in Siria che Surovikin si è costruito la fama di generale risoluto e vittorioso: grazie all’opera dell’aviazione e al bombardamento indiscriminato dei civili l’esercito russo è riuscito a cambiare le sorti della guerra a favore del regime siriano di Bashar al Assad, riconquistando circa il 50 per cento del paese precedentemente controllato dalle forze di opposizione. Secondo un rapporto dell’organizzazione non governativa Human Rights Watch, è fra i comandanti che possono essere indicati «come responsabili di violazioni dei diritti umani» e di crimini di guerra, specialmente riguardo alla città di Idlib.

Surovikin è fra i responsabili anche della quasi completa distruzione della città di Aleppo. Sotto la sua guida i russi hanno anche riconquistato per le forze governative, con alto prezzo di vittime civili, Deir ez-Zor, Mayadin e Abu Kamal, ultima roccaforte dello Stato Islamico. Il comandante dei servizi segreti militari ucraini Kyrylo Budanov ha detto a giugno: «Sa come fare la guerra con bombardieri e missili, è la sua specialità».

L’efficacia dei suoi mezzi ne ha garantito la carriera nonostante il periodo in prigione del 1991 non sia stato l’unico. Quattro anni dopo fu condannato per vendita illegale di armi, con una sentenza poi annullata. Secondo un rapporto dei servizi segreti britannici la sua condotta negli ultimi trent’anni è stata caratterizzata da brutalità ma anche corruzione. Il suo nome era però fra quelli in costante ascesa nel circolo ristretto degli uomini più vicini a Putin, tanto da essere considerato un possibile candidato anche per il comando supremo delle forze armate. Dal 23 febbraio era stato inserito nella lista di uomini vicini al presidente russo oggetto di sanzioni da parte dell’Unione Europea.

Surovikin dovrà riuscire nella missione finora fallita dai comandi militari russi di coordinare fanteria, artiglieria e aviazione, ma anche gestire la coscrizione obbligatoria di circa 300mila uomini, partita non senza difficoltà: nelle speranze di Putin la “mobilitazione parziale” dovrà cambiare l’inerzia della guerra. Molti osservatori sottolineano che dal punto di vista pratico la sua nomina potrebbe non cambiare granché, perché di fatto il generale Surovikin dall’area meridionale comandava già le forze armate russe in Ucraina.

Con l’assunzione del comando da parte di Surovikin si è registrato un immediato ritorno dei bombardamenti russi sulle città ucraine, capitale Kiev compresa, ma fra i due eventi non è possibile individuare una correlazione. Nonostante la fama del generale, gli attacchi russi sembrano piuttosto la risposta all’esplosione che ha danneggiato il ponte che collega la Russia alla Crimea.

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