La destra ha vinto anche le regionali in Sicilia

Il presidente di Regione sarà Renato Schifani di Forza Italia, che ha superato Cateno De Luca e i candidati di PD e M5S

Renato Schifani, 72 anni, prossimo presidente della Regione Sicilia (Foto Andrea Di Grazia/LaPresse)
Renato Schifani, 72 anni, prossimo presidente della Regione Sicilia (Foto Andrea Di Grazia/LaPresse)
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Domenica si sono tenute anche le elezioni regionali in Sicilia, che definiranno il nuovo presidente della Regione e i componenti dell’Assemblea Regionale Siciliana, l’ARS. Le proiezioni su dati reali confermano l’ampio vantaggio di Renato Schifani, candidato della coalizione di destra: Schifani, sostenuto da Fratelli d’Italia, Forza Italia, Lega (che in Sicilia si presenta come Prima l’Italia – Salvini Premier), Democrazia Cristiana, Popolari e Autonomisti, dovrebbe avere il 42 per cento dei voti, con un ampio vantaggio sugli altri candidati: il secondo è Cateno De Luca, al 24,6 per cento. L’ex presidente del Senato sarà il prossimo presidente della Regione Sicilia.

Al secondo posto c’è quindi Cateno De Luca (sostenuto da due liste regionali, due liste provinciali a Palermo e almeno tre liste in ciascuna delle altre province): l’ex sindaco di Messina ha confermato il buon risultato che ha permesso alla sua lista di eleggere un deputato e un senatore nei collegi di Messina alle elezioni politiche. Più vicini fra loro i candidati del PD Caterina Chinnici (16%) e del Movimento 5 Stelle Nuccio Di Paola (15,1%).

In Sicilia ha votato il 48,62 per cento degli aventi diritto, alle precedenti regionali nel 2017 aveva votato il 46,75 per cento (quando però le elezioni non erano appaiate alle politiche). Saranno eletti, oltre al presidente regionale, anche settanta deputati dell’assemblea regionale, 62 con metodo proporzionale (e soglia di sbarramento al 5 per cento), 6 assegnati al listino del candidato presidente vittorioso, 1 al presidente stesso e uno al candidato governatore arrivato secondo nelle preferenze. In base alle prime proiezioni e grazie al premio di maggioranza (i 6 posti del listino), il centrodestra dovrebbe ottenere una maggioranza piuttosto solida.

La competizione fra i partiti è molto più aperta, con Fratelli d’Italia primo parito col 15,8 per cento, ma Movimento 5 Stelle e Sud Chiama Nord (di De Luca) molto vicini e superiori al 15 per cento. Partito Democratico e Forza Italia sono vicini al 12 per cento, la Lega intorno al 7,5.

Le elezioni erano state indette dopo le dimissioni di Nello Musumeci che inizialmente aveva annunciato di volersi ricandidare, ma Lega e Forza Italia si erano opposte. Alla fine Lega, Forza Italia e Fratelli d’Italia si erano accordate su Schifani, palermitano, ex esponente democristiano passato a Forza Italia nel 1995. È stato presidente del Senato dal 2008 al 2013. Lasciò il partito di Berlusconi, divenuto nel frattempo Popolo della Libertà, nel 2013 aderendo al Nuovo centrodestra dell’ex ministro della Giustizia Angelino Alfano. Nel 2016 è tornato nella rinata Forza Italia.

Partito Democratico e Movimento 5 Stelle dovevano invece inizialmente sostenere lo stesso candidato, la vincitrice delle primarie di coalizione Caterina Chinnici: la rottura avvenuta tra i due partiti a livello nazionale ha però avuto come conseguenza anche la fine dell’alleanza in Sicilia.

Schifani, che in passato era stato indagato per concorso esterno in associazione mafiosa (il procedimento era poi stato archiviato), è attualmente sotto processo a Caltanissetta per associazione a delinquere e rivelazione di segreto d’ufficio.