• Mondo
  • Domenica 18 settembre 2022

Le proteste per la morte di Mahsa Amini, in Iran

Una donna curda è morta poco dopo essere stata arrestata a Teheran perché non indossava correttamente il velo

Caricamento player

Negli ultimi giorni in Iran ci sono state varie proteste per la morte di Mahsa Amini, una donna di 22 anni originaria del Kurdistan iraniano morta il 16 settembre a Teheran, la capitale dell’Iran, dopo essere stata arrestata dalla polizia religiosa per non avere indossato correttamente il velo islamico, o hijab, come prescritto dalle leggi iraniane.

La famiglia di Amini sostiene che la morte della donna sia stata causata dalla polizia religiosa, che dopo l’arresto l’avrebbe picchiata fino a mandarla in coma. Su Twitter sono circolate foto in cui Amini mostra di avere lividi sull’orecchio e l’occhio destro. Suo fratello Kiarash Amini ha raccontato che poco dopo l’arresto, avvenuto il 13 settembre, stava aspettando Mahsa fuori dalla prigione quando sentì delle urla provenire dall’interno: poco dopo una persona all’interno della prigione gli ha raccontato che le forze di sicurezza avevano ucciso una giovane donna.

Le forze di sicurezza iraniane invece sostengono che Amini sia entrata in coma dopo avere avuto un infarto mentre stava seguendo un corso per rispettare la legge iraniana sull’abbigliamento femminile, in un carcere di Teheran. In un comunicato stampa l’ospedale dove è morta Amini ha detto che quando la donna è stata ricoverata, tre giorni prima di essere dichiarata morta, «non mostrava segni di vita».

La morte di Amini, che si trovava a Teheran per visitarla da turista, ha innescato molte proteste online e di persona. Giovedì sera il governo iraniano ha limitato l’accesso a Internet in varie zone del paese, rendendo molto difficile l’invio di foto e video sulle principali app di messaggistica proprio mentre le foto e i video di Amini stavano guadagnando grandi attenzioni.

I funerali di Amini si sono tenuti sabato nella sua città natale di Saghez: diverse donne hanno manifestato contro le autorità iraniane togliendosi il proprio velo e sventolandolo in segno di protesta. Alcune persone hanno anche manifestato davanti alla sede del governo locale. BBC News scrive che la manifestazione è stata repressa con la forza: le forze di sicurezza hanno sparato contro i manifestanti. Non è chiaro se ci siano feriti.

In Iran è in vigore dal 1981 una legge approvata dal regime islamista che prescrive alle donne di mostrarsi in pubblico con un abbigliamento molto coperto: uno chador, cioè un mantello in genere nero che copre una donna dalla testa ai piedi, oppure uno hijab, una parola generica che di solito viene usata per indicare un pezzo di tessuto di forma rettangolare, come una sciarpa, annodato intorno alla testa e al collo per coprire i capelli. Insieme allo hijab va usata anche una maglia a maniche lunghe per coprire le braccia.

– Leggi anche: Di cosa parliamo quando parliamo di “velo” islamico

Le strade delle città iraniane sono pattugliate dalla polizia religiosa, che fa capo al ministero della Cultura e della Guida Islamica e vigila che vengano rispettate le norme islamiche e conservatrici del paese, fra cui quelle sull’abbigliamento femminile.

Negli anni ci sono state varie proteste contro queste norme, e le autorità iraniane hanno alternato momenti di limitata apertura ad altri di maggiore severità. Al momento in Iran sono al governo gli ultraconservatori del presidente Ebrahim Raisi, in carica dal 2021, e le proteste contro le norme sull’abbigliamento femminile vengono trattate con maggiore severità.

Di recente Raisi aveva annunciato una operazione per contrastare «la promozione della corruzione organizzata nella società islamica»: un modo un po’ criptico per segnalare un’applicazione più severa delle norme che regolano la vita pubblica degli iraniani. A metà agosto poi ha firmato un decreto che stabilisce pene più dure per chi viola le leggi sull’abbigliamento da tenere in pubblico.

Dopo la morte di Amini, Raisi ha detto di aver chiesto al ministero dell’Interno di aprire un’apposita inchiesta, ma non ha fornito ulteriori dettagli o informazioni più puntuali.