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  • Mercoledì 14 settembre 2022

La capitale del Kazakistan tornerà di nuovo a chiamarsi Astana

È l'ultimo di svariati cambi di nomi: dal 2019 si chiamava Nursultan, in onore di un ex presidente caduto in disgrazia

Nursultan, ora di nuovo Astana (AP Photo/Alexander Zemlianichenko)
Nursultan, ora di nuovo Astana (AP Photo/Alexander Zemlianichenko)
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Il presidente autoritario del Kazakistan, Kassym-Jomart Tokayev, ha deciso di cambiare nuovamente il nome della capitale del paese a poco più di tre anni dall’ultima volta: prima si chiamava Astana, poi nel 2019 cambiò nome in Nursultan, in onore del predecessore di Tokayev, lo storico presidente Nursultan Nazarbayev. Adesso la città tornerà nuovamente a chiamarsi Astana, anche a causa delle proteste che ci sono state all’inizio di quest’anno, provocate dall’aumento dei prezzi dei carburanti ma che poi si sono rivolte verso la corruzione e l’autoritarismo che molti associavano all’ex presidente, che era rimasto assai influente nel paese.

Non è la prima né la seconda volta che la città cambia nome. I primi coloni russi che si insediarono nella zona la chiamarono Akmolinsk, poi venne chiamata Tselinograd all’inizio degli anni Sessanta e ancora, dopo l’indipendenza dall’Unione Sovietica, diventò Akmola. A chiamarla Astana fu proprio Nazarbayev nel 1997, quando la città prese il posto di Almaty come capitale del paese (Astana significa “capitale” in kazako).

Lo spostamento della capitale fu motivato dalle crescenti ambizioni internazionali del Kazakistan e dalla scomoda posizione geografica di Almaty, che si trova quasi a ridosso del confine con il Kirghizistan e con la Cina a meno di trecento chilometri. Akmola aveva evidenti vantaggi strategici, trovandosi più lontana dal deserto e circa mille chilometri più a nord, verso la Russia e il capoluogo siberiano Omsk. All’epoca era piccola e aveva pochi abitanti, ma le cose cambiarono grazie a ingenti investimenti da parte del governo.

In pochi anni Astana fu completamente rimodellata con la costruzione di interi quartieri costituiti da grattacieli, enormi piazze circondate da parchi altrettanto enormi, viali alberati, torri, palazzi espositivi e arene sportive. Da poco meno di trecentomila residenti è passata ad averne più di un milione.

Nel 2019 Astana cambiò di nuovo nome dopo le dimissioni di Nazarbayev, rimasto quasi trent’anni al potere. Il cambio fu proposto dall’allora presidente ad interim, Tokayev, che dopo pochi mesi sarebbe diventato presidente eletto in quanto erede designato da Nazarbayev. Poi a gennaio di quest’anno erano iniziate violente proteste per il rincaro dei prezzi del carburante, e man mano che si intensificavano Tokayev ha deciso di distanziarsi dal suo predecessore e mentore politico.

Dopo le rivolte, che avevano provocato più di 230 morti, Nazarbayev ha lasciato ogni incarico pubblico che aveva mantenuto dopo le dimissioni (gestiva ancora tutto l’apparato di sicurezza del paese). Tokayev ha iniziato a invocare profonde riforme e lo scorso giugno la popolazione ha votato un referendum per modificare la Costituzione, e rendere più aperta e democratica la gestione del potere. Tuttavia secondo organizzazioni non governative (ong) e altri osservatori indipendenti il voto non è stato del tutto libero, e si teme che le riforme annunciate siano soltanto di facciata.