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  • Venerdì 2 settembre 2022

Anche le esportazioni di grano russo stanno diminuendo

Acquirenti e assicuratori stranieri restano cauti nel fare affari con la Russia, nonostante il settore alimentare sia escluso dalle sanzioni

Una raccolta di grano nella Russia meridionale (AP Photo)
Una raccolta di grano nella Russia meridionale (AP Photo)
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Negli ultimi mesi le esportazioni di grano dalla Russia, il più grande esportatore di grano al mondo, stanno diminuendo in modo piuttosto significativo. Anche se il commercio di cibo e fertilizzanti non è stato colpito dalle sanzioni imposte in risposta all’invasione dell’Ucraina, acquirenti, banche e compagnie di assicurazione straniere sembrano avere adottato un atteggiamento molto cauto e diffidente nel fare affari con la Russia, forse per il timore di incorrere comunque negli effetti indiretti delle sanzioni.

I dati di Logistic OS, piattaforma di monitoraggio quotidiano del traffico di merci in tutti i porti della Russia, dicono che a luglio e ad agosto (i due mesi in cui inizia la nuova stagione del commercio di grano in Russia) le esportazioni di grano russo sono diminuite del 22 per cento rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Sono dati iniziali, quindi da prendere con qualche cautela: secondo alcune società di consulenza russe potrebbero anche crescere nei prossimi mesi, ma restano molte perplessità.

Le esportazioni di grano russo sono calate proprio nello stesso periodo in cui quelle di cereali ucraini hanno ricominciato a crescere dopo mesi di blocco dovuti alla guerra.

Anche l’Ucraina è uno dei maggiori esportatori di cereali al mondo e da qualche settimana le esportazioni sono lentamente riprese grazie all’accordo firmato a fine luglio con la Russia, e con la mediazione della Turchia, che ha permesso di sbloccare le circa 20 milioni di tonnellate di grano che erano state ferme per mesi nei porti sul Mar Nero.

Ad oggi l’accordo ha permesso di far partire dai porti ucraini circa 50 navi con 1,2 milioni di tonnellate di cereali: un numero comunque esiguo rispetto ai cereali presenti nei porti e alle necessità dei paesi importatori, oltre al fatto che in almeno due casi le navi non sono arrivate a destinazione.

– Leggi anche: I cereali ucraini saranno un problema ancora per molto

Ma se le esportazioni ucraine sembrano almeno nel breve termine destinate ad aumentare, per la Russia le cose sembrano poter andare diversamente. Per l’economia russa è un grosso danno: l’agricoltura rappresenta circa il 4 per cento del prodotto interno lordo nazionale e impiega circa 6 milioni di persone. Alcune regioni russe sono interamente dipendenti da questo settore, ha detto ad Associated Press l’economista russo Sergey Aleksashenko.

Il calo delle esportazioni è un problema anche per l’estero: quasi un quinto delle spedizioni globali di grano proviene dalla Russia, da cui dipendono soprattutto alcuni paesi di Asia, Africa e Medio Oriente, come Bangladesh, Pakistan, Egitto, Turchia e Nigeria.

È proprio per la loro importanza nei commerci globali che cibo e fertilizzanti russi erano stati esentati dal rigido regime di sanzioni imposto da molti governi occidentali alla Russia in risposta all’invasione dell’Ucraina.

Secondo Bloomberg, la diffidenza che banche e compagnie di assicurazioni straniere continuano ad avere rispetto alla possibilità di fare affari con la Russia ha diverse ragioni.

Anzitutto c’è il timore di incorrere in «sanzioni informali», cioè in qualche conseguenza delle sanzioni esistenti. Ma non è l’unico motivo: in alcuni casi l’esitazione a stabilire rapporti commerciali con la Russia è motivata anche da ragioni di immagine e reputazione, dalla volontà cioè di non associarsi o legarsi in qualche modo a un governo visto soprattutto in Occidente come responsabile di un’invasione ingiusta, immotivata e violenta. Lo ha detto sempre a Bloomberg Dmitry Rylko, direttore dell’IKAR, l’Istituto per gli studi sul mercato agricolo di Mosca.

C’è poi la cautela di molte compagnie di navigazione estere nell’inviare le proprie navi in Russia, un paese che di fatto è in guerra, col rischio che quelle stesse navi finiscano danneggiate o magari distrutte in un attacco.

Per cercare di risolvere questi problemi, l’ONU aveva incluso nell’accordo tra Russia e Ucraina per la ripresa delle esportazioni di grano ucraino anche una serie di garanzie richieste dalla Russia rispetto al proseguimento dei propri commerci di cibo e fertilizzanti: tra le altre cose, che Stati Uniti e Unione Europea dichiarassero pubblicamente che commerciare cibo e fertilizzanti con la Russia non avrebbe comportato rischi.

Per ora le cose non stanno andando come sperato dalla Russia, il cui governo ha accusato Stati Uniti e Unione Europea di non avere mantenuto quanto promesso.