Una manifestazione a Washington, DC, lo scorso 5 luglio (Drew Angerer/Getty Images)

Per l’ONU la Cina potrebbe aver commesso crimini contro l’umanità nello Xinjiang

Lo dice un atteso e importante rapporto, che conferma la presenza dei campi di prigionia pur non parlando di «genocidio»

Caricamento player

Mercoledì l’ONU ha pubblicato un rapporto in cui accusa la Cina di aver violato i diritti umani nella regione occidentale dello Xinjiang commettendo «crimini internazionali, in particolare crimini contro l’umanità». Il rapporto era molto atteso perché la sua pubblicazione veniva rimandata da un anno: per questo le associazioni umanitarie criticavano duramente l’Alta commissaria per i diritti umani dell’ONU, Michelle Bachelet, accusandola di debolezza di fronte alle pressioni cinesi.

I crimini a cui il rapporto si riferisce riguardano la detenzione di massa e la repressione sistematica degli uiguri e di altri gruppi etnici a maggioranza musulmana nell’ovest della Cina.

Nelle 48 pagine del rapporto non viene mai utilizzata la parola “genocidio”, adottata invece dal governo degli Stati Uniti; tuttavia, si conferma l’esistenza di campi di prigionia nello Xinjiang, come sostengono da tempo attivisti, organizzazioni per i diritti umani e inchieste giornalistiche. Poco dopo la pubblicazione del rapporto il mandato di Bachelet è arrivato a conclusione e lei ha lasciato l’incarico.

Secondo Sophie Richardson, responsabile della Cina per l’ong Human Rights Watch, il rapporto è una «sfida» senza precedenti alle «menzogne di Pechino e al terrificante trattamento che stanno subendo gli uiguri». Parlando con il New York Times, Richardson ha detto: «Le scoperte incriminanti dell’Alta commissaria spiegano perché il governo cinese abbia combattuto con le unghie e con i denti per evitare la pubblicazione del rapporto sullo Xinjiang, che mette a nudo i tanti abusi commessi dalla Cina».

Per gli attivisti uiguri, spesso imprigionati e minacciati per la loro attività, il rapporto convalida anni di sforzi per raccontare ciò che sta succedendo nello Xinjiang e attirare l’attenzione globale sulla repressione sistematica contro le minoranze uigure e kazake, tra le altre. Per Dolkun Isa, presidente del Congresso mondiale uiguro, il rapporto «apre la strada a un’azione concreta e significativa da parte degli stati membri, degli organi delle Nazioni Unite e del mondo economico. Ora bisogna rispondere delle proprie azioni».

– Leggi anche: L’inchiesta sui centri in cui vengono detenuti gli uiguri

Continua sul Post