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  • Martedì 30 agosto 2022

Una società americana è accusata di facilitare l’identificazione delle donne che vanno ad abortire

L'agenzia che si occupa di privacy ha fatto causa a Kochava, che raccoglie dati tra gli altri per Disney e McDonald's

(Carl Court/Getty Images)
(Carl Court/Getty Images)
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Lunedì la Federal Trade Commission (FTC), l’agenzia governativa che negli Stati Uniti si occupa di tutela dei consumatori e di privacy, ha fatto causa a Kochava, un’importante azienda di analisi e marketing digitale che raccoglie e vende dati sulla posizione geografica degli smartphone. L’accusa è di aver facilitato, attraverso la vendita di queste informazioni, la ricostruzione dei movimenti che le persone tracciate hanno fatto, compresa l’eventuale visita a luoghi considerati sensibili, come una clinica per abortire, e la loro identificazione.

La causa della FTC è stata presentata al tribunale federale dell’Idaho, dove ha sede Kochava, che raccoglie dati per diverse enormi multinazionali come Disney e McDonald’s. L’Idaho è uno degli stati che dopo la sentenza della Corte Suprema sulla “Roe v. Wade” hanno vietato le interruzioni di gravidanza rendendo perseguibili le persone che vi accedono e chi le pratica. A seguito della sentenza, diversi attivisti ed esperti di privacy e sicurezza digitale avevano espresso forti preoccupazioni per il modo in cui i dati di donne e medici avrebbero potuto essere usati per incriminarli, segnalando la necessità di proteggere i dati personali riconducibili alla pratica dell’aborto.

– Leggi anche: Facebook ha dato alla polizia i messaggi privati di una ragazza riguardo a un aborto

La FTC sostiene che Kochava venda dati che consentono di seguire gli spostamenti di una persona, anche “da” e “verso” luoghi sensibili: l’agenzia cita le cliniche che praticano l’interruzione volontaria di gravidanza, luoghi di culto, rifugi per vittime di violenza domestica, e centri di cura delle dipendenze. Tali dati non includono l’identità dei proprietari degli smartphone, ma se incrociati con altri dati provenienti da fonti terze (come ad esempio gli indirizzi dove si trovano i cellulari di notte e i nomi dei proprietari di quelle case) possono essere utilizzati per rintracciarli e identificarli. La FTC, utilizzando una serie di dati venduti dall’azienda, ha fornito anche le prove di quanto sostiene.

La FTC dice che i proprietari degli smartphone «spesso non sanno che i loro dati di geolocalizzazione sono stati acquistati e condivisi da Kochava e non hanno alcun controllo sulla loro vendita o utilizzo». Vendendo queste informazioni e consentendo ad altri di «identificare le persone», Kochava le espone potenzialmente a seri rischi: «a minacce, molestie, discriminazioni e persino a violenza fisica». «La vendita di tali dati costituisce un’intrusione ingiustificata nelle aree più private della vita dei consumatori e provoca o rischia di causare danni sostanziali ai consumatori stessi»

Ora, la FTC sta cercando di ottenere dal tribunale un’ingiunzione che vieti alla società di vendere i dati e che la costringa a cancellare tutte le informazioni sensibili.

Per cercare di tutelare i milioni di donne che ora vivono in stati dove l’aborto è vietato, diversi esperti e organizzazioni hanno pubblicato guide per evadere la sorveglianza, per quanto possibile. La giornalista Rae Hodge ha scritto però sul sito di notizie tecnologiche CNET che escludere i propri dati dalle raccolte dei vari data broker «è diventato quasi impossibile per la maggior parte delle persone». Nel mondo esistono circa quattromila di questi “data broker”, aziende che come Kochava raccolgono e gestiscono dati per sé o per terzi, ed è molto improbabile che qualcuno abbia il tempo o le risorse per chiedere individualmente a ciascuna di eliminare i dati in loro possesso. Alcuni dei più importanti – come LexisNexis, che vende dati all’agenzia governativa federale che si occupa di immigrazione illegale – non offrono proprio questa possibilità.

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