Non c’è spazio per un accordo di pace con l’Ucraina, dice la Russia

Lo ha detto al Financial Times Gennady Gatilov, il rappresentante permanente della Russia alle Nazioni Unite

Gennady Gatilov, rappresentante permanente per la Russia alle Nazioni Unite (AP Photo/Richard Drew)
Gennady Gatilov, rappresentante permanente per la Russia alle Nazioni Unite (AP Photo/Richard Drew)

Mercoledì, parlando con il Financial Times, il rappresentante permanente della Russia alle Nazioni Unite Gennady Gatilov ha escluso in modo categorico la possibilità di una qualsiasi soluzione diplomatica alla guerra in Ucraina. «In questo momento non vedo alcuna possibilità di contatti diplomatici», ha detto Gatilov, che ha aggiunto: «e più la guerra va avanti, più sarà difficile risolverla diplomaticamente».

Le parole di Gatilov ribadiscono e confermano il rifiuto del regime russo di prendere sul serio un qualsiasi negoziato sulla pace in Ucraina. Questa settimana saranno sei mesi dall’inizio dell’invasione russa e secondo molti commentatori il principale ostacolo a una soluzione diplomatica continua a essere il rifiuto del governo russo a trattare.

Il governo russo sostiene invece un’altra ipotesi, ritenuta molto poco fondata e credibile: cioè che la colpa delle difficoltà di non arrivare a una pace non sia della Russia, ma dell’Occidente e soprattutto dell’ONU.

Nell’intervista data al Financial Times, Gatilov ha accusato l’ONU di avere «politicizzato» il conflitto, perdendo la propria autorità e capacità di agire da mediatore. Citando i negoziati della scorsa primavera organizzati in Turchia tra Ucraina e Russia, ha sostenuto che le due parti si fossero avvicinate a un accordo (affermazione smentita da persone che avevano assistito ai negoziati) e che l’intesa fosse fallita anche a causa dei pochi sforzi fatti dalle Nazioni Unite.

Gatilov ha aggiunto che l’unico momento in cui l’ONU avrebbe fatto qualcosa di concreto sarebbe stato con l’accordo sull’esportazione di cereali, firmato un mese fa tra Russia e Ucraina alla presenza del segretario generale António Guterres e del presidente turco Recep Tayyip Erdogan.