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  • Martedì 16 agosto 2022

Il primo carico di cereali ucraini non è ancora stato consegnato

La nave Razoni era diretta in Libano, ma è stata rispedita indietro: ora è in Siria, e non si sa a far cosa

La nave Razoni nei pressi di Istanbul, in Turchia (AP Photo/Khalil Hamra)
La nave Razoni nei pressi di Istanbul, in Turchia (AP Photo/Khalil Hamra)
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Lunedì, dopo tre giorni in cui non era stato possibile rintracciarla, la prima nave carica di cereali partita dall’Ucraina dall’inizio della guerra è attraccata nel porto di Tartus, in Siria. La nave si chiama Razoni e batte bandiera della Sierra Leone: aveva lasciato il porto di Odessa il primo di agosto, era diretta in Libano, dove però il carico di cereali era stato rifiutato e rispedito indietro. Poi aveva fatto tappa in Turchia, dove era stata scaricata parte dei cereali. Non è chiaro perché si trovi in Siria e quali saranno i suoi futuri spostamenti.

La sua partenza era stata permessa dall’accordo firmato a fine luglio tra Ucraina e Russia, alla presenza del segretario generale dell’ONU António Guterres, dopo settimane di mediazione gestite soprattutto dalla Turchia. L’intesa era stata accolta molto positivamente: l’Ucraina è uno dei principali esportatori al mondo dei cereali, e il blocco delle esportazioni provocato dalla guerra sta generando una grave crisi alimentare in vari paesi del mondo, soprattutto in Medio Oriente e Africa. Per questo il viaggio della prima nave, la Razoni, era stato assai seguito nelle ultime due settimane.

Dopo aver lasciato il porto di Odessa, in Ucraina, la nave Razoni era passata per un controllo a Istanbul, in Turchia, ed era poi ripartita per il Libano, paese in cui l’80 per cento dei cereali importati è ucraino e che si trova da tempo in una crisi economica e alimentare grave. Arrivata in Libano, però, la nave era stata rispedita indietro perché gli acquirenti avevano rifiutato il carico sostenendo che fosse di cattiva qualità (era rimasto fermo per mesi nei porti ucraini).

Non ci sono altri dettagli, né un’unica versione dell’accaduto: diversamente da Reuters e Financial Times, che hanno seguito molto attentamente il viaggio della nave, Associated Press scrive che il carico di cereali sarebbe stato rifiutato perché arrivato troppo in ritardo rispetto agli accordi.

Dopo il rifiuto del carico in Libano, la nave Razoni era tornata in Turchia, dove giovedì scorso aveva scaricato circa 1.500 tonnellate di mais per poi ripartire, sembra per l’Egitto. Da venerdì, però, la nave aveva smesso di trasmettere il proprio segnale di localizzazione e se n’erano perse le tracce. L’ultimo segnale era stato inviato al largo della costa nordoccidentale dell’isola di Cipro, e le prime notizie sulla sua posizione erano arrivate solo tra domenica e lunedì.

Citando alcune immagini satellitari della società americana Planet Labs, il Financial Times ha scritto che la Razoni è attraccata al porto di Tartus, in Siria.

Non è chiaro cosa succederà adesso: la Siria è molto vicina alla Russia, che a Tartus ha l’unica base della propria Marina nel Mediterraneo.

Di fatto, lo spegnimento del segnale di localizzazione potrebbe essere dovuto proprio al fatto che la nave Razoni si stava avvicinando alla Siria, paese su cui sono state imposte varie sanzioni a causa della guerra civile in corso dal 2011. L’eventuale commercio di cibo non vìola queste sanzioni, ma secondo alcuni commercianti di cereali ascoltati dal Financial Times le navi evitano di circolare troppo apertamente nei pressi dei porti siriani per non incorrere nelle conseguenze delle sanzioni. Anche la nave Razoni aveva raggiunto la Siria prima della guerra, e anche in altre occasioni l’invio del segnale era stato interrotto.

Al momento non è stato possibile contattare per chiarimenti né l’equipaggio della nave né il Centro di coordinamento congiunto guidato dalle Nazioni Unite, che ha supervisionato l’accordo sulla ripresa delle esportazioni di cereali.

Ad oggi quell’accordo ha permesso di far partire 16 navi, ma i problemi che sta avendo il viaggio della Razoni fanno capire quanto sarà complicato ristabilire la catena di approvvigionamento tra l’Ucraina e i paesi importatori.

– Leggi anche: I cereali ucraini saranno un problema ancora per molto