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  • Lunedì 1 agosto 2022

È partita la prima nave di cereali ucraini

Dopo mesi di stallo che avevano iniziato a provocare una crisi alimentare molto grave in diversi paesi del mondo: è salpata dal porto di Odessa ed è diretta verso il Libano

Una nave turca carica di grano ucraino al porto di Odessa, in Ucraina (Ukrainian Presidential Press Office via AP)
Una nave turca carica di grano ucraino al porto di Odessa, in Ucraina (Ukrainian Presidential Press Office via AP)
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Lunedì è partita da un porto ucraino la prima nave carica di grano da quando è iniziata la guerra, come previsto dall’accordo firmato a fine luglio tra Ucraina e Russia e mediato dalla Turchia.

La nave si chiama Razoni, è partita dal porto di Odessa, batte bandiera della Sierra Leone e trasporta circa 26mila tonnellate di mais. Come annunciato poche ore fa dal ministero della Difesa turco, è diretta in Libano, paese che si trova da tempo in una crisi economica molto grave. Tra le altre cose, la grossa esplosione del 2020 nel porto di Beirut (a cui ieri si è aggiunto un altro incendio) aveva distrutto l’enorme silo che conteneva buona parte delle riserve nazionali di grano.

La nave dovrebbe fare tappa a Istanbul martedì, dove verrà ispezionata. Ne dovrebbero poi partire altre, ma non si sa né quante né quando. James Waterhouse, corrispondente di BBC in Ucraina, dice che secondo quanto riferito dalla Turchia dovrebbero partire un’altra quindicina di navi entro i prossimi due giorni.

L’Ucraina è uno dei principali esportatori al mondo di grano e il blocco delle esportazioni provocato dalla guerra sta generando una crisi alimentare grave in vari paesi del mondo, soprattutto in Medio Oriente e Africa. Al momento, nei porti ucraini, sono ferme da mesi circa 20 milioni di tonnellate di grano, che se non verrà esportato in tempo rischia di marcire.

L’accordo per avviare le esportazioni era stato raggiunto dopo settimane di mediazione e accolto in maniera molto positiva, benché venisse considerato solo la prima di una lunga serie di condizioni necessarie a ristabilire completamente la catena di approvvigionamento che collega l’Ucraina e i paesi importatori. La partenza di oggi è un primo risultato concreto, ma va vista con un po’ di prudenza.

Anzitutto non è certo che la Russia rispetti gli accordi e permetta alle altre navi ucraine di uscire dai porti ed esportare il grano: negli ultimi mesi aveva violato decine di volte accordi fatti con l’Ucraina sul cessate il fuoco o sui passaggi per le evacuazioni dei civili.

C’è poi il problema della creazione di passaggi sicuri per le navi ucraine che usciranno dal Mar Nero, le cui acque sono state in buona parte minate dall’esercito ucraino per impedire l’avanzamento delle navi da guerra russe. Non è chiaro quanto lavoro sia già stato fatto per sminarle o per pianificare percorsi sicuri.

Bisognerà poi, tra le altre cose, assicurarsi che ci siano abbastanza navi per esportare tutto il grano: ne servirebbero circa 400, e al momento pare che nei porti ucraini ce ne siano molte meno: molte in questi mesi di guerra non hanno inoltre ricevuto l’ordinaria manutenzione necessaria.

– Leggi anche: L’accordo sul grano ucraino è solo un primo passo