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  • Lunedì 1 agosto 2022

Non è ancora chiaro se Nancy Pelosi andrà a Taiwan

Il viaggio della speaker della Camera statunitense in Asia sta facendo discutere da giorni, per la potenziale reazione della Cina

La speaker della Camera statunitense Nancy Pelosi (AP Photo/J. Scott Applewhite)
La speaker della Camera statunitense Nancy Pelosi (AP Photo/J. Scott Applewhite)
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Domenica è iniziato l’atteso viaggio in Asia di Nancy Pelosi, la speaker della Camera statunitense, che aveva creato parecchie polemiche: almeno inizialmente, era previsto che Pelosi e la sua delegazione si fermassero a Taiwan, cosa che aveva provocato le proteste del governo cinese. Dopo varie tensioni, nel programma di viaggio reso pubblico domenica Taiwan non compare, ma non è detto che Pelosi abbia definitivamente escluso di andarci, anzi: diversi giornali, tra cui il Financial Times e il Wall Street Journal, hanno scritto che la visita con ogni probabilità si terrà.

Citando fonti anonime, il Financial Times ha scritto che mercoledì Pelosi si incontrerà a Taipei (la capitale di Taiwan) con la presidente Tsai Ing-wen; il Wall Street Journal invece scrive che la visita di Pelosi dovrebbe svolgersi tra martedì sera e mercoledì, e che si incontrerà con non meglio specificati funzionari governativi taiwanesi.

Taiwan, isola di circa 23 milioni di abitanti, è un territorio indipendente rivendicato dalla Cina come proprio. È considerato uno dei paesi più democratici dell’Asia, e il suo status è causa di divisioni e scontri frequenti fra Occidente e la Cina, che si rifiuta di avviare rapporti diplomatici con i governi che hanno rapporti formali con Taiwan.

I rapporti tra Cina e Taiwan sono estremamente tesi da anni. Per questo una visita ufficiale a Taipei da parte di un personaggio politico dell’importanza e del profilo di Nancy Pelosi, che ricopre la terza carica più importante del governo statunitense, verrebbe vissuto dal governo cinese come una legittimazione dello status e del governo dell’isola e come un affronto all’autorità cinese, anche se il governo di Taiwan è eletto autonomamente ed è del tutto indipendente da quello cinese. Tanto più che gli Stati Uniti hanno in altre occasioni hanno fatto capire di essere pronti, o quantomeno propensi, a intervenire militarmente per difendere Taiwan nell’eventualità di una qualche azione militare cinese (ipotesi che non è stata mai completamente esclusa).

Gli Stati Uniti mantengono rapporti diplomatici formali con la Cina, e informali con Taiwan, benché abbiano una lunga storia di sostegno a favore del paese, anche di tipo militare.

L’ultima volta che uno speaker della Camera statunitense fece una visita ufficiale a Taiwan risale a 25 anni fa, quando il repubblicano Newt Gingrich raggiunse il paese per mostrare la vicinanza degli Stati Uniti al governo di Taipei. Da allora ci sono state altre visite, ma di politici e diplomatici molto meno importanti. Oggi la Cina è un paese molto più potente di allora, e una visita di Pelosi avrebbe un’importanza simbolica notevole. Anche perché Pelosi è sempre stata notoriamente molto critica nei confronti del Partito comunista cinese, oltre che molto sensibile alla necessità di sostenere Taiwan e la sua autonomia.

Pelosi è partita domenica dalle Hawaii. Il suo viaggio prevede quattro tappe: Singapore, Malesia, Corea del Sud e Giappone.

Le tensioni tra Stati Uniti e Cina riguardo al suo viaggio vanno avanti da circa due settimane. Diversi giornali americani avevano parlato della volontà di Pelosi di visitare Taiwan, cosa che lei non aveva né confermato né smentito, lasciando intendere di non escludere categoricamente l’ipotesi. Non aveva nemmeno voluto rendere noti i dettagli del suo viaggio, citando motivi di sicurezza.

A fronte di queste ambiguità, la reazione della Cina era stata praticamente immediata.

Il governo cinese aveva minacciato di adottare alcune non meglio specificate «misure energiche» nel caso in cui Pelosi fosse andata a Taiwan. Giorni dopo, nel corso di una telefonata con il presidente Joe Biden, il presidente cinese Xi Jinping aveva detto: «Chi scherza col fuoco muore bruciato. Si spera che gli Stati Uniti abbiano le idee chiare su questo. Gli Stati Uniti dovrebbero onorare il principio della Cina unita», in base al quale la sovranità cinese si estende anche su Taiwan. Le parole di Xi Jinping non erano un esplicito riferimento al possibile viaggio di Pelosi a Taiwan, ma erano state interpretate da molti come tale. Fino ad arrivare a lunedì, quando un portavoce del ministero degli Esteri cinese ha espressamente avvertito che «ci saranno serie conseguenze se [Pelosi] insisterà col visitare Taiwan».

Rendendo noto il programma del proprio viaggio con un comunicato stampa ufficiale, Pelosi ha detto che il suo obiettivo è «riaffermare il forte e inamovibile sostegno dell’America ai suoi alleati e amici nella regione [del Pacifico]».

Secondo diversi commentatori il fatto che Pelosi non abbia incluso Taiwan nel programma ufficiale del suo viaggio non significa che non abbia intenzione di andarci. Continuano a esserci indiscrezioni sul fatto che una visita a Taiwan sia stata in effetti pianificata, ed è stata fatta qualche ipotesi anche sulla possibile data.

Inizialmente sembrava che Pelosi avesse pianificato di andare a Taiwan tra il 3 e il 4 agosto, anche se ora la data della possibile visita sembra essere stata anticipata: Lorenzo Lamperti, direttore editoriale di China Files, scrive da Taipei che Pelosi potrebbe arrivare a Taiwan tra martedì e mercoledì sera, facendo tappa sull’isola dopo la Malesia e prima della Corea del Sud, dove giovedì mattina dovrà incontrare il suo omologo coreano.

Sulle conseguenze di un’eventuale visita di Pelosi a Taiwan ci sono opinioni divergenti. Alcuni giornali, come CNN, citano preoccupazioni da parte di alcuni funzionari del governo americano, che temono che la Cina possa rispondere con un qualche intervento militare. Altri, tuttavia, ritengono uno scenario del genere piuttosto improbabile. Tra gli altri è di quest’idea l’analista ed ex funzionario del ministero della Difesa statunitense Drew Thompson. «Non è un buon momento per Xi Jinping per avviare un conflitto militare», ha detto Thompson, riferendosi anche al fatto che al momento la Cina ha altre questioni più urgenti e pressanti da gestire, tra crisi economica e del mercato immobiliare.

Sembra che Pelosi, benché apparentemente intenzionata a visitare l’isola, abbia comunque evitato di compiere alcuni gesti che la Cina avrebbe interpretato come un attacco esplicito e diretto: tra questi, l’eventuale pianificazione della visita a Taiwan il 1° di agosto, cioè il giorno dell’anniversario della fondazione dell’esercito cinese (il governo cinese è molto attento alle ricorrenze e una visita statunitense a Taiwan proprio quel giorno sarebbe stato un pessimo segnale).

– Leggi anche: Perché gli Stati Uniti tengono tanto a Taiwan