Le cose ritrovate sul letto dei fiumi italiani in secca

Resti archeologici, mezzi militari della Seconda guerra mondiale e alcuni cadaveri, tra le altre cose

I resti del ponte Neroniano sul Tevere, a Roma, il primo luglio 2022 (ANSA/Massimo Percossi)
I resti del ponte Neroniano sul Tevere, a Roma, il primo luglio 2022 (ANSA/Massimo Percossi)

Nelle ultime settimane sono circolate molte foto dei fiumi italiani in secca, per alcuni tratti completamente senz’acqua, in conseguenza della grave siccità che sta colpendo l’Italia e che sta riguardando soprattutto le regioni del Nord. Il corso d’acqua di alcuni fiumi è stato sostituito da ampie spiagge sabbiose o da distese di ciottoli e alghe, modificando il paesaggio abituale in un modo che ha reso molto evidente il problema della carenza d’acqua.

Accanto alle spiegazioni sulla gravità della situazione, sulle sue ragioni climatiche e sulle conseguenze più pratiche per le persone, diversi giornali hanno raccontato i molti oggetti e reperti che sono emersi con l’abbassamento delle acque: tanta spazzatura e rifiuti ingombranti, ma anche resti archeologici di un certo valore, e affascinanti per le storie che avevano dietro o che aiutano a spiegare. Sono stati scoperti diversi oggetti della Seconda guerra mondiale, e in alcuni casi cadaveri di persone scomparse negli ultimi anni che non erano mai stati trovati.

Il più lungo e importante fiume italiano, il Po, è tra tutti quello più in difficoltà per la siccità. Secondo l’ultimo bollettino dell’Osservatorio permanente sugli utilizzi idrici dell’Autorità di bacino distrettuale del Po (AdBPo), sta attraversando la più grande crisi degli ultimi settant’anni. Per le sue dimensioni e la sua storia, è anche quello da cui sono emersi più oggetti.

A Sermide, un paese lombardo sul Po al confine con il Veneto e vicinissimo anche al confine con l’Emilia, è stato ritrovato un veicolo militare semicingolato della Germania nazista: era noto che fosse da quelle parti e la sua presenza era entrata in molti racconti degli abitanti più anziani della zona, che dicevano venisse usato nel secondo Dopoguerra come trampolino per i tuffi nel fiume.

La storia del mezzo è stata ricostruita dai volontari del Museo della Seconda guerra mondiale del fiume Po, che si trova in un paese vicino, Felonica, e si occupa di raccogliere memorie e oggetti degli eventi della guerra avvenuti intorno al fiume. Il semicingolato era stato probabilmente abbandonato sulla costa meridionale del Po nell’aprile del 1945 dai tedeschi in ripiegamento, che in assenza di ponti dovevano trovare un modo diverso per attraversare il fiume. I volontari del museo hanno detto di averlo cercato per anni, ma è stato possibile individuarlo e recuperarlo solo per l’eccezionalità dell’attuale secca.

Un pezzo del semicingolato tedesco scoperto nel letto del Po (Simone Guidorzi/dpa)

Sempre da quelle parti sono riemersi anche i resti di un ponte di chiatte (galleggianti che sono fondamentalmente delle grosse zattere) che collegava la sponda lombarda e quella veneta del Po, da Sermide (provincia di Mantova) a Castelnovo Bariano (provincia di Rovigo). Il ponte era esistito dall’inizio del Novecento fino al 1944, quando gli angloamericani decisero di distruggerlo per tagliare i rifornimenti alle truppe tedesche (un anno dopo alcuni soldati tedeschi sarebbero stati costretti ad abbandonare il semicingolato in quella zona anche perché non trovarono quel ponte).

Una settantina di chilometri più a ovest, nel corso del Po che passa vicino a Gualtieri, in provincia di Reggo Emilia, da marzo sono tornati a vedersi i relitti di due bettoline, galleggianti di una cinquantina di metri che venivano usati per il trasporto di materiale sul fiume: il sindaco di Gualtieri, Renzo Bergamini, ha detto al TgR Emilia-Romagna che furono danneggiate irrimediabilmente in un bombardamento americano nel 1944.

All’epoca in quel posto c’era una piccola isola che venne poi chiamata Isola degli Internati, perché nel 1945 fu data in concessione a un gruppo di 15 ex prigionieri tornati dalla guerra, in modo che potessero riavere un lavoro sfruttando l’abbondante legna del luogo. Già prima di questa secca, questo terreno aveva smesso di essere un’isola: oggi è un’area naturalistica raggiungibile in bici.

Ancora lì vicino, nei pressi di Guastalla, è riemersa gran parte dei resti del burchio (grossa imbarcazione tipica della laguna veneziana) che si chiamava Ferrante Gonzaga. Era stato costruito nel 1939 ed era stato usato per decenni per il trasporto di merci sul Po. Negli anni Settanta lo aveva comprato l’artista guastallese Giovanni Miglioli, che l’aveva ormeggiato a Guastalla e ne aveva fatto il suo studio per 27 anni, arredandolo in modo raffinato e facendolo diventare un luogo d’attrazione. A bordo salivano spesso persone per visitarlo, ci si organizzavano eventi culturali e nel 1985 il regista Alberto Bevilacqua ci girò alcune scene del film La donna delle meraviglie.

Nel 2000 si staccò a causa di una grande piena del fiume e si distrusse: alcune parti erano già state viste in altri periodi di parziale secca.

Ma i livelli delle acque dei fiumi hanno mostrato anche resti assai più antichi, come quelli di un sito di palafitte nell’Oglio trovati tra i comuni di Canneto (provincia di Mantova) e Calvatone (Cremona), che sono stati fatti risalire all’Età del Bronzo, più o meno tra il 1800 e il 1600 a.C.

A Roma, nel Tevere, sono adesso visibili i resti del ponte Trionfale, chiamato anche Neroniano dal nome dell’imperatore sotto cui sembra che venne costruito (Nerone fu imperatore tra il 54 e il 68 d.C.). Si trova nei pressi dell’odierno ponte Vittorio e non è del tutto chiaro quando fu distrutto. Anche nella Sesia, in Piemonte, nei pressi di Vercelli sono stati ritrovati i resti di un ponte, che però sono riconducibili all’epoca medievale.

In provincia di Verona, a Bonavigo, sono riemerse nell’Adige le mura del castello Morando, costruito quando a Verona governava la famiglia degli Scaligeri (tra il 1262 e il 1387). Si era sempre pensato che il castello si trovasse più verso il paese, ma la recente scoperta testimonia che probabilmente era stato costruito in prossimità del fiume, che all’epoca non era arginato, per proteggere il paese dalle piene. Dai ritrovamenti si è stimato che il muro su quel lato potesse essere lungo oltre 100 metri e largo circa due.

Oltre ad antiche costruzioni, nei fiumi italiani sono stati ritrovati anche molti oggetti o vestiti appartenuti a persone in tempi più recenti. In alcuni casi sono stati trovati anche cadaveri: ad aprile è stata trovata sul Po, nella zona dell’Isola Boschina a Ostiglia, in provincia di Mantova, un’auto con dentro il corpo di un uomo di cui non si avevano notizie dallo scorso novembre. Ci sono stati altri casi simili.

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