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  • Sabato 16 luglio 2022

Ci sono troppe mucche nei Paesi Bassi

Ma le politiche per ridurne il numero, e di conseguenza le emissioni di composti di azoto, sono contestatissime dagli allevatori

Trattori di agricoltori olandesi messi a rallentare il traffico per protesta su un'autostrada vicino a Venlo, nel sud dei Paesi Bassi, il 4 luglio 2022 (AP Photo/Thibault Camus, La Presse)
Trattori di agricoltori olandesi messi a rallentare il traffico per protesta su un'autostrada vicino a Venlo, nel sud dei Paesi Bassi, il 4 luglio 2022 (AP Photo/Thibault Camus, La Presse)
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Nelle ultime settimane nei Paesi Bassi ci sono state molte manifestazioni di protesta organizzate da agricoltori e allevatori contro il piano del governo per ridurre le emissioni di ossidi di azoto e ammoniaca, inquinanti dannosi per l’ambiente e che in parte contribuiscono al cambiamento climatico. Queste sostanze sono prodotte dall’uso eccessivo di fertilizzanti e dall’urina e dalle feci del bestiame: il governo olandese ha stimato che, per dimezzare le emissioni nazionali di composti dell’azoto entro il 2030, sarà necessaria tra le altre cose una riduzione del 30 per cento del numero di animali da allevamento.

L’azoto di per sé non è una sostanza dannosa: il 78 per cento dell’atmosfera è fatto di azoto gassoso, che è incolore, inodore e pur non avendo alcun effetto sul corpo umano, “diluisce” l’ossigeno nell’aria, rendendola respirabile. L’azoto è poi fondamentale per la crescita delle piante, che lo ricavano dall’ammoniaca, sostanza contenuta sia nei concimi naturali (cioè negli escrementi degli animali) sia nei fertilizzanti di sintesi. Il problema è che un eccesso di azoto nel suolo e nei corsi d’acqua può fare danni ad alcune specie di piante, funghi e animali, alterando gli equilibri ambientali naturali, e al tempo stesso può diffondere nell’atmosfera protossido d’azoto (N2O), un gas che contribuisce all’effetto serra. Rimane nell’atmosfera per una media di 114 anni prima di essere distrutto da reazioni chimiche o essere assorbito da qualcosa sulla Terra: si stima che a parità di massa il suo contributo al riscaldamento globale sia 300 volte maggiore di quello dell’anidride carbonica.

Nell’Unione Europea i Paesi Bassi sono di gran lunga il paese con la più alta concentrazione di azoto per ettaro di terreno agricolo. Sono anche il paese con il maggior numero di capi di bestiame per ettaro di terreno agricolo. Per questo da anni il governo olandese sa che deve cercare di ridurre le emissioni di composti di azoto, per cui esistono limiti nazionali stabiliti a livello europeo. Nel 2019 il Consiglio di Stato olandese aveva bocciato le politiche allora in vigore per ridurle, imponendo al governo di sviluppare una nuova strategia in merito e di richiedere a ogni attività responsabile di emissioni – da quelle agricole alle costruzioni di nuovi edifici, perché gli ossidi di azoto vengono emessi anche dai cantieri e dai trasporti – di richiedere un permesso per produrle.

Il piano attualmente contestato dagli agricoltori olandesi è stato ideato da Christianne van der Wal, membro del governo con l’incarico di ministra per la Natura e l’Azoto. Lo scopo delle misure da lei pensate è «ridurre drasticamente le emissioni di azoto, con scelte volontarie dove possibile, obbligatorie dove non lo è»: l’obiettivo è una riduzione generale del 50 per cento entro il 2030, che sale al 75 per cento nelle aree vicine a siti di Natura 2000, una rete di zone identificate dall’Unione Europea per la protezione e la conservazione degli habitat e delle specie animali e vegetali, dunque particolarmente vulnerabili alle emissioni di composti di azoto.

Infatti negli ambienti molto inquinati da queste sostanze alcune specie vegetali vengono notevolmente favorite, a spese di altre; nei fiumi ciò comporta una proliferazione di alghe che riducono la quantità di ossigeno nell’acqua e portano alla morte dei pesci. L’alta concentrazione di composti di azoto nel terreno inoltre diminuisce la presenza di calcio, a causa della quale i gusci delle uova di alcune specie di uccelli sono meno resistenti, con danni per le popolazioni di volatili.

Per raggiungere i suoi obiettivi il governo ha stanziato 25 miliardi di euro per acquistare (e chiudere) aziende agricole e per aiutarne altre a fare delle innovazioni che permettano di ridurre le emissioni. Ad esempio, moderando l’uso di fertilizzanti o il numero di animali negli allevamenti. Le singole misure comunque dovranno essere decise a livello locale.

Non è semplice comunque portare avanti questo tipo di modernizzazione, specialmente nelle zone in cui sono richieste le maggiori riduzioni perché le emissioni di composti di azoto sono già state molto ridotte: dal 1990 sono diminuite del 65 per cento. Il problema è che non è abbastanza e per rispettare i nuovi obiettivi sembra inevitabile che un certo numero di aziende agricole dovrà chiudere. «Onestamente, non tutti gli agricoltori potranno proseguire con le loro attività», ha detto il governo a giugno.

Per questo gli agricoltori stanno protestando: alcuni hanno parcheggiato i propri trattori di fronte al Senato olandese, hanno importunato alcuni ministri, bloccato il traffico o l’accesso ai distributori che servono i supermercati. I gruppi politici di estrema destra si sono uniti alle proteste e sostengono che i limiti sulle emissioni siano il frutto di una cospirazione portata avanti dal World Economic Forum, la fondazione che organizza il Forum di Davos, in Svizzera, per sostituire le fattorie con alloggi per immigrati (una teoria, naturalmente, completamente falsa).