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  • Venerdì 15 luglio 2022

La controversa visita di Biden in Arabia Saudita

Aveva promesso che avrebbe isolato il paese per le sue violazioni dei diritti umani, ma poi si è rimangiato la parola

Mohammed bin Salman (AP Photo/Jacquelyn Martin, File)
Mohammed bin Salman (AP Photo/Jacquelyn Martin, File)
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Il viaggio del presidente degli Stati Uniti Joe Biden in Arabia Saudita, cominciato venerdì, è probabilmente il più complicato dall’inizio del suo mandato: durante la campagna elettorale del 2020, Biden aveva promesso che avrebbe fatto del regime saudita un «paria» a livello internazionale, e per più di un anno si era rifiutato di parlare con il leader informale del paese, il principe ereditario Mohammed bin Salman, accusato di vari crimini, tra cui l’uccisione del dissidente Jamal Khashoggi, e violazioni dei diritti umani.

Ma in poco tempo la posizione di Biden si è dimostrata insostenibile, per ragioni che dipendono soprattutto dal fatto che l’Arabia Saudita è uno dei principali paesi esportatori di petrolio. Con il suo viaggio, il presidente americano ha smentito la sua promessa di isolare il paese e il suo leader: l’incontro più atteso della visita è proprio quello con Bin Salman, che è già stato definito da vari commentatori politici americani come una specie di “umiliazione”.

Biden è arrivato in Arabia Saudita venerdì, dopo una prima tappa in Israele. Incontrerà vari leader dei paesi arabi, ma soprattutto Bin Salman, che pur essendo il principe ereditario è di fatto il leader del paese: il re saudita, Salman bin Abdulaziz, ha 86 anni e si è ritirato da gran parte della politica attiva, lasciando a Bin Salman la gestione di vari ambiti del paese, dall’economia alla politica estera.

Da quando ha assunto buona parte del potere nel paese, Bin Salman ha avviato varie riforme economiche e sociali: tra le altre cose, sta cercando di diversificare l’economia saudita dalla sola esportazione degli idrocarburi e ha concesso alcuni ed estremamente limitati diritti alle donne, tra cui quello di guidare.

Ma al tempo stesso Bin Salman ha represso con molta durezza opposizione e attivisti per i diritti umani ed è stato molto criticato per aver avviato la durissima guerra dell’Arabia Saudita in Yemen, che negli anni scorsi aveva provocato una grave crisi umanitaria tra la popolazione yemenita.

Ma i rapporti tra l’amministrazione Biden e Arabia Saudita sono stati compromessi soprattutto dopo l’omicidio di Jamal Khashoggi, un dissidente e giornalista saudita ucciso il 3 ottobre del 2018 nel consolato saudita a Istanbul, in Turchia. Khashoggi, che risiedeva negli Stati Uniti, era entrato nel consolato per ottenere alcuni documenti necessari per sposarsi, ma fu fermato e ucciso da un commando arrivato il giorno prima dall’Arabia Saudita. Il suo corpo fu smembrato e trafugato fuori dal consolato.

Varie indagini, tra cui una dell’intelligence americana, hanno mostrato che quasi certamente l’omicidio fu voluto e ordinato da Mohammed bin Salman.

Nel periodo dell’omicidio, il presidente americano era Donald Trump, che condannò gli avvenimenti in maniera piuttosto blanda e mantenne rapporti sia con l’Arabia Saudita sia con Bin Salman. Ma la questione dell’omicidio Khashoggi rimase piuttosto presente anche dopo il 2018, ed era ancora discussa e importante negli anni successivi, quando Biden presentò il suo programma elettorale e promise che avrebbe isolato l’Arabia Saudita a livello internazionale, facendone uno stato «paria».

Per oltre un anno dopo aver ottenuto la presidenza, Biden ha mantenuto l’isolamento internazionale. Ha avuto alcune conversazioni telefoniche con il re, ma ha sempre ignorato Bin Salman e ha ridotto di molto la collaborazione economica e militare con l’Arabia Saudita, tra le altre cose interrompendo la vendita di armi al regime.

La condizione che ha reso l’isolamento dell’Arabia Saudita insostenibile è stata l’invasione russa dell’Ucraina, che ha provocato tra le altre cose un fortissimo aumento dei prezzi delle materie prime come gas naturale e petrolio, e di conseguenza un aumento dell’inflazione, che dipende piuttosto fortemente dai prezzi dell’energia.

In particolare, uno dei problemi principali di Biden è l’aumento del prezzo del carburante, che negli Stati Uniti è una questione politica molto delicata, su cui il Partito Repubblicano sta facendo da mesi una campagna d’opposizione molto dura.

Di fatto, l’unico modo per ridurre i prezzi del carburante (e possibilmente alleviare l’inflazione) è ottenere un aumento della produzione di petrolio greggio, e l’Arabia Saudita (assieme probabilmente agli Emirati Arabi Uniti) è uno dei pochi paesi che potrebbe essere in grado di garantirlo. Biden, inoltre, si è accorto di aver bisogno della collaborazione dell’Arabia Saudita per la gestione di varie grosse questioni politiche della regione, a partire dal nucleare iraniano.

La decisione di Biden di visitare l’Arabia Saudita rimane tuttavia molto controversa, soprattutto all’interno del Partito Democratico. Adam Schiff, un importante parlamentare Democratico, ha detto di recente, a proposito di Bin Salman: «Stiamo parlando di qualcuno che ha massacrato un residente americano e lo ha tagliato a pezzi in un modo orribile e premeditato. Finché l’Arabia Saudita non farà cambiamenti radicali sulla sua gestione dei diritti umani, io non vorrei avere niente a che fare con lui».

Sul Washington Post la settimana scorsa, Biden ha pubblicato un editoriale piuttosto inusuale in cui, di fatto, si è giustificato preventivamente per la sua visita in Arabia Saudita. «So che in molti sono in disaccordo con la mia decisione di andare in Arabia Saudita. Le mie idee sui diritti umani sono chiare e fondate», ha scritto, aggiungendo però che al tempo stesso «come presidente, è il mio lavoro mantenere il paese forte e sicuro».