Una canzone dei Simple Minds

E un aneddoto dagli spogliatoi maschili di una palestra degli anni Ottanta

(Gilles Bertrand/ABACAPRESS.COM)
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Le Canzoni è la newsletter quotidiana che ricevono gli abbonati del Post, scritta e confezionata da Luca Sofri (peraltro direttore del Post): e che parla, imprevedibilmente, di canzoni. Una per ogni sera, pubblicata qui sul Post l’indomani, ci si iscrive qui.
Carlos Santana, che ha 74 anni, è stato male ieri sera durante un concerto vicino a Detroit. Dal suo management dicono che ha avuto una crisi da caldo e disadratazione. Sua moglie Cindy Blackman dice che ora sta bene.
Morrissey ha fatto una canzone nuova sulla strage al concerto di Ariana Grande a Manchester del 2017, in cui a un certo punto sfotte “i coglioni che cantano Don’t look back in anger ” degli Oasis per ricordarla, dicendo che lui al contrario “ricorda con rabbia”. Don’t look back in anger è stata una specie di inno in memoria dei morti di Manchester. Per fortuna, nella sua residency a Las Vegas, Morrissey fa anche le cose che gli vengono meglio .
Ha fatto una più agguerrita canzone nuova Loyle Carner, hip-hopper londinese di cui parlammo per questa canzone qui .
Il New York Times sostiene che Kool & the gang meriterebbero maggiori celebrations. Uh-uuuh!

Glittering Prize
Simple Minds

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Stasera aneddoto autobiografico insignificante, ma se non lo racconto qui non si capisce dove altro possa raccontarlo. Quinta liceo, ci hanno messo a fare educazione fisica con una sezione nuova: non una di quelle “sperimentali” del mio liceo , occupate da generi di adolescenti provenienti un po’ da comuni famiglie di provincia o di campagna, un po’ da famiglie più intellettuali o post fricchettone tentate dall’avanguardistica sperimentazione con programmi più originali . Le sezioni che invece chiamano “normali” sono più normali, in effetti: i ragazzi seguono le mode, ci sono i paninari, guardano il programma che si chiama Drive in , vanno in discoteca e frequentano lo struscio sul corso cittadino (metà della mia classe sta fuori città, invece, e si raduna meno).
E insomma, entriamo in contatto con questi generi umani nuovi negli spogliatoi della palestra, e un giorno uno di loro nei suddetti spogliatoi estrae dallo zaino questo 45 giri e lo presta a un suo compagno. Io in quel momento sono sui Genesis, Neil Young, David Bowie, ci siamo capiti. Mentre usciva Rio dei Duran Duran, per dire, ero al concerto dei Rolling Stones e probabilmente sapevo a malapena chi fossero i Duran Duran ( Mister Fantasy aveva da poco iniziato a svoltare le mie attenzioni). E insomma, è l’autunno del 1982, ho diciassette anni e sono convinto di seguire la musica condividendo con un limitato numero di miei coetanei la conoscenza di tutto il testo dei 23 minuti di Supper’s ready dei Genesis e arrivano degli alieni sconosciuti che si scambiano compiaciuti un 45 giri che io non ho mai visto in vita mia. Come se esistesse altro.

Dopo di allora, metà del lavoro sulla mia nuova educazione lo fece Massarini e metà del lavoro lo fecero i maschi della quinta A, responsabili dei meravigliosi debosciamenti degli anni successivi, struscio cittadino quotidiano compreso, ed entrai con qualche ritardo negli anni Ottanta recuperando assai (il mio coetaneo dello spogliatoio ebbe poi ulteriori meriti ). Il 45 giri era Glittering prize , che – diciamocelo – se eri stato fino ad allora sui Pink Floyd, Lou Reed e Patti Smith era una cosa che in effetti non si era mai sentita, di costruzione e suoni spiazzanti, e così tutto quel disco: si chiamò pure new wave per qualche ragione, e il pezzo è tuttora un pezzone.


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