Sarà un’estate di molti arrivi di migranti

Lo dicono i numeri degli sbarchi, alti come non si vedevano dall'estate 2017, oltre che il contesto attorno, condizionato dalla pandemia e dall'invasione russa in Ucraina

di Luca Misculin

(AP Photo/Pau de la Calle)
(AP Photo/Pau de la Calle)
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Nelle ultime settimane è cresciuta la convinzione che durante l’estate appena iniziata ci sarà un aumento considerevole di migranti che raggiungeranno l’Italia via mare: lo dicono i numeri degli sbarchi, alti come non si vedevano dall’estate del 2017, ma lo sostengono anche diversi esperti sulla base di quello che sta succedendo nel mondo, soprattutto per via dell’instabilità generata dall’invasione russa dell’Ucraina.

Secondo i dati del ministero dell’Interno, dal 1º gennaio al 20 giugno 2022 sono arrivati sulle coste italiane 24.507 migranti. Nello stesso periodo erano stati 19.118 nel 2021 e 5.973 nel 2020, un anno in cui la pandemia da coronavirus aveva ridotto moltissimo gli arrivi via mare.

Per trovare numeri più alti bisogna tornare indietro fino al 2016 e al 2017, anni considerati di flusso eccezionale. I dati dell’agenzia ONU per i rifugiati indicano che nei primi sei mesi del 2016 arrivarono in Italia via mare 70.222 persone, mentre nel 2017 furono 83.752.

I numeri odierni sono lontani da quel flusso, ma rimangono piuttosto alti per la media degli ultimi anni. I mesi estivi, poi, sono tradizionalmente quelli in cui si registrano più arrivi per via delle migliori condizioni del meteo e del mare: e ci sono diverse indicazioni che fanno pensare che siamo solo all’inizio di un ingente flusso estivo. L’hotspot di Lampedusa, cioè la struttura destinata alla prima accoglienza dei migranti arrivati via mare, è da settimane in difficoltà, mentre la Sea-Watch, una delle poche ong rimaste a soccorrere migranti nel Mediterraneo, in pochi giorni di missione nel tratto di mare fra la Sicilia e la Libia ha soccorso 313 persone con la sua nave Sea-Watch 4.

A inizio giugno il ministro dell’Interno di Cipro, Nicos Nouris, aveva detto a Reuters che una stima fatta dai governi del Sud Europa parlava di almeno 150mila arrivi via mare entro la fine dell’anno. Nel 2021 erano stati 123mila, nel 2020 95mila.

Diversi esperti di immigrazione ritengono che l’aumento degli arrivi vada in gran parte attribuito al peggioramento delle condizioni in vari paesi di partenza delle persone che cercano di raggiungere via mare in Italia. Questo peggioramento è dovuto anche all’invasione russa dell’Ucraina.

Russia e Ucraina sono fra i maggiori esportatori di grano al mondo, e molti paesi africani, del Medio Oriente e del Sudest asiatico dipendono dalle forniture di grano russo e ucraino. Due studiose del Delft Institute for Water Education, Alyssa Offutt e Susanne Schmeier, hanno scritto su Euronews che circa «una pagnotta su tre prodotta nel Nord Africa e in Medio Oriente viene cucinata con grano cresciuto in Ucraina».

Il sito di news The New Arab ha fatto notare per esempio che prima della guerra circa l’80 per cento delle importazioni di grano in Egitto proveniva da Russia e Ucraina. Gli egiziani sono circa il 18 per cento dei migranti arrivati via mare in Italia nei primi cinque mesi del 2022.

La guerra, unita alla crisi della cosiddetta “supply chain” (i commerci globali) e alle turbolenze economiche causate dalla pandemia, rischia inoltre di generare carestie e difficoltà di reperire cibo in molti altri paesi: una condizione che storicamente spinge molte persone ad emigrare. Fra gli stati che l’Organizzazione dell’ONU per l’alimentazione e l’agricoltura (FAO) ha segnalato come più a rischio di carestia in un recentissimo rapporto ci sono Nigeria, Afghanistan, Siria e Sudan. Tutti e quattro sono compresi nella classifica dei primi dieci paesi di provenienza dei migranti che arrivano via mare in Italia.

Il paese da cui nei primi cinque mesi del 2022 sono arrivati più migranti in assoluto è il Bangladesh: sono stati 3.629, cioè il 18,6 per cento del totale. Anche nello stesso periodo del 2021 la percentuale era stata simile. Il Bangladesh rischia di soffrire pesanti conseguenze dalla guerra fra Russia e Ucraina: sia per le importazioni di grano sia per quelle di fertilizzante, da cui dipende quasi totalmente dalla Russia. Dato che il Bangladesh è un paese a vocazione perlopiù agricola, questa crisi in particolare potrebbe spingere molte persone a decidere di lasciare il proprio paese. E molti potrebbero scegliere di raggiungere l’Italia, dato che la rotta migratoria si è ormai stabilizzata nel tempo.

Un altro paese da cui storicamente provengono diverse persone che arrivano in Italia via mare è l’Iraq. Negli ultimi tempi il flusso era un po’ rallentato, ma da qualche settimana in Iraq è in corso una gravissima siccità che sta esacerbando una situazione già molto complicata. A maggio il ministero dell’Agricoltura iracheno ha stimato che circa il 90 per cento dei terreni agricoli del paese si è desertificato o è a rischio di desertificazione per via del cambiamento climatico. Molti iracheni potrebbero quindi decidere di migrare, nei paesi limitrofi oppure verso l’Europa.

Il sistema di accoglienza italiano avrebbe le risorse per gestire i numeri di cui si parla, anche se si rivelassero un filo più alti delle previsioni, ma sarebbe sotto pressione. Soltanto negli ultimi due anni ha dovuto gestire, oltre agli arrivi “ordinari”, anche migliaia di persone in fuga dall’Afghanistan e dall’Ucraina, a cui è stata garantita una sorta di precedenza rispetto a tutti gli altri richiedenti asilo.

Come ha ricordato di recente anche Mauro Palma, Garante nazionale dei diritti delle persone private della libertà personale, la pressione sul sistema dell’accoglienza potrebbe essere allentata con «soluzioni di sistema che contemplino la possibilità di accesso regolare nel nostro paese, forme di accoglienza volte a facilitare un inserimento graduale, diffuso e sicuro nei diversi territori». Ma almeno per il momento il governo non sembra intenzionato a una riforma complessiva che preveda vie legali più strutturate per entrare in Italia.