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  • Martedì 21 giugno 2022

Intanto, nel calcio russo

L'invasione in Ucraina ha stravolto carriere e piani societari, ma per certi versi le cose sono proseguite come se niente fosse, racconta l'Ultimo Uomo

Tifosi dello Zenit San Pietroburgo durante una partita di Champions League contro il Chelsea, lo scorso dicembre. (AP Photo/Dmitry Lovetsky)
Tifosi dello Zenit San Pietroburgo durante una partita di Champions League contro il Chelsea, lo scorso dicembre. (AP Photo/Dmitry Lovetsky)
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Sul sito di sport l’Ultimo uomo Alberto Farinone ha raccontato cos’è successo al calcio russo negli ultimi quattro mesi, dopo cioè l’invasione in Ucraina decisa dal presidente Vladimir Putin. Per certi versi le cose sono andate avanti come se niente fosse, spiega Farinone, con lo Zenit San Pietroburgo che ha vinto il suo ottavo campionato nell’indifferenza del resto del mondo. Ma le sanzioni e l’ostracismo internazionali hanno avuto grosse conseguenze per le società e per i calciatori, anche se non è avvenuta quella migrazione di giocatori russi negli altri campionati europei che qualcuno aveva previsto.

Mentre in Ucraina il calcio, per ovvie ragioni, è stato costretto a fermarsi subito dopo il 24 febbraio, in Russia si è continuato a giocare, (quasi) come se nulla fosse. Lo Zenit, dall’impronta sempre più brasiliana, ha vinto il suo quarto titolo consecutivo nel disinteresse generale: nessuno tra i più importanti siti sportivi italiani ha riportato la notizia. Boicottato persino da portali come Livescore, il campionato russo – che già prima della guerra non era un torneo particolarmente mediatico – rischia ora di rimanere sempre più isolato dal resto del mondo calcistico.

Benché sia stato inevitabilmente falsato dalle sanzioni dei principali organi sportivi, tra squadre che hanno perso quasi tutti i giocatori stranieri che avevano in rosa e altre che si sono ritrovate senza obiettivi una volta che l’UEFA ha deciso di escludere tutti i club russi dalle coppe europee anche per la prossima stagione, la Russian Premier Liga ha regalato comunque un finale al cardiopalma, con la clamorosa retrocessione del Rubin Kazan. Così come avrebbero meritato maggiore visibilità il sorprendente secondo posto conquistato dal Sochi, la squadra che ha espresso il miglior calcio del torneo, e la rinascita della Dinamo Mosca, trascinata dai giovani talenti Zakharyan e Tyukavin. O la classifica cannonieri vinta da Gamid Agalarov, centravanti classe 2000 nato in Daghestan, i cui 19 gol non sono comunque bastati a evitare la retrocessione all’Ufa nel playoff contro l’Orenburg.

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