Il primo ministro olandese si è scusato con i soldati che non difesero i civili a Srebrenica

Per non aver fornito loro abbastanza sostegno mentre erano impegnati nella missione di pace delle Nazioni Unite in Bosnia

Il comandante dell'esercito serbo-bosniaco Ratko Mladić, a sinistra, con il comandante dei soldati olandesi dell'ONU, Thom Karremans (AP Photo, File)
Il comandante dell'esercito serbo-bosniaco Ratko Mladić, a sinistra, con il comandante dei soldati olandesi dell'ONU, Thom Karremans (AP Photo, File)

Il primo ministro dei Paesi Bassi, Mark Rutte, si è formalmente scusato con i soldati olandesi che nel 1995 fecero parte della missione di pace delle Nazioni Unite in Jugoslavia e non riuscirono a difendere i civili bosniaci musulmani uccisi nel massacro di Srebrenica da soldati e paramilitari dell’esercito serbo di Bosnia.

In visita all’Aia, Rutte ha detto:

«Alcune parole non sono ancora state dette. Mi scuso a nome del governo olandese con tutte le donne e gli uomini dei battaglioni e con le persone che non possono essere qui oggi. Con il massimo apprezzamento e rispetto possibile per il modo in cui, in circostanze difficili, continuarono a cercare di fare del bene, anche quando non era più possibile».

Nell’estate del 1995 l’esercito serbo-bosniaco comandato dal generale Ratko Mladić avviò una campagna di rastrellamenti ai danni della popolazione bosniaca musulmana nella zona del paese più vicina ai confini serbi sud-orientali, con l’intento di condurre un’operazione di pulizia etnica. Quella fase delle guerre jugoslave stava per finire, e nell’area intorno a Srebrenica si combatteva da tre anni. A inizio luglio i serbi erano entrati in città e, rassicurando in pubblico la popolazione locale, avevano però iniziato a dividere gli uomini in età militare da donne, bambini e anziani, apparentemente per interrogarli.

I massacri iniziarono già allora, e nel frattempo migliaia di civili si rifugiarono in una vicina base assegnata ai militari olandesi delle Nazioni Unite, che però erano in minoranza e scarsamente equipaggiati, e non poterono fare molto per impedire ai serbi di continuare con i loro piani. Dal 12 luglio in poi più di ottomila bosniaci musulmani vennero uccisi nel peggior massacro avvenuto in Europa dalla fine della Seconda guerra mondiale.

Successivamente i Paesi Bassi vennero coinvolti nei processi internazionali per il massacro di Srebrenica e ritenuti in parte responsabili. Nel 2014 la Corte dell’Aia stabilì che lo stato olandese fu civilmente responsabile per l’uccisione di trecento musulmani bosniaci e impose dei risarcimenti per le famiglie delle vittime. Il comportamento dei battaglioni olandesi a Srebrenica resta ancora oggi uno degli aspetti più discussi nella ricostruzione della strage.

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